Alex ucciso, il papà cerca il complice di Katalin

Sabato 30 Ottobre 2021 di Egle Priolo
Norbert e Alex Juhasz

PERUGIA - Caccia a un eventuale complice.

A chi possa averla aiutata a pianificare e mettere in atto la sua fuga finita nel dramma. Mentre dal carcere di Capanne Katalin Bradacs continua a sostenere di non aver ucciso a coltellate suo figlio Alex di appena due anni, in quel maledetto venerdì primo ottobre a Po’ Bandino, in Ungheria il papà del bimbo, Norbert Juhasz, dopo aver riportato a casa la salma del piccolo continua a non darsi pace. Ha bisogno di sapere e capire. Di capire come sia stato possibile vedere sul suo cellulare la foto del figlio morto in Italia quando soltanto qualche giorno prima, a Budapest, il tribunale gli aveva riconosciuto l’affidamento. E dunque di sapere se possa esserci qualcuno che ha facilitato la fuga della donna con Alex prima del 22 settembre, quando il bimbo avrebbe dovuto andare a stare dal padre.

Coadiuvato nelle indagini difensive dal suo legale, l’avvocato Massimiliano Scaringella, Norbert sta dunque cercando di ricostruire il comportamento della madre nei giorni antecedenti il provvedimento del tribunale ungherese. Perché, viste le sue precarie condizioni economiche e di salute, probabilmente Katalin si aspettava che la sua richiesta di affidamento del figlio potesse essere bocciata. Cosa in effetti avvenuta. Con la donna che ha immediatamente messo in atto il piano di fuga. Proprio quello che, sulla base di quanto ricostruito, sospettano il sostituto procuratore Manuela Comodi e i carabinieri: un piano preordinato per non riconsegnare Alex al papà.
Un piano che Norbert e il suo legale vogliono investigare nei dettagli per capire se ci possa essere il concorso di qualcuno nel reato di sottrazione di minore. Norbert sarebbe riuscito a recuperare molto materiale definito «interessante» da questo punto di vista. Potrebbe essere non un caso il cambio di look della donna avvenuto proprio il 20 settembre, come documentato dalla foto profilo su Facebook, con il passaggio dai capelli biondi lunghi a un taglio più corto e di colore rosso. Ma emergerebbe anche che la donna, tra le altre cose, si fosse informata sugli stati europei in cui non è vigente la Convenzione dell’Aja in relazione proprio alla sottrazione di minori. E pare che in un primo momento la sua scelta sarebbe caduta sul Portogallo, salvo poi essere informata che anche in quel Paese la Convenzione viene applicata. Da lì evidentemente la decisione di scappare in Italia, dove aveva lavorato a lungo e aveva avuto un figlio da un cittadino italiano, poi deceduto. Katalin, secondo quanto appreso, si sarebbe messa in contatto diverso tempo fa anche con alcuni vecchi amici, nel frattempo trasferiti in Africa del Nord, chiedendo aiuto e alloggio.
Elementi che verranno ovviamente forniti alla procura di Perugia per tutte le valutazioni del caso.

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