PERUGIA - Caccia a un eventuale complice.
Coadiuvato nelle indagini difensive dal suo legale, l’avvocato Massimiliano Scaringella, Norbert sta dunque cercando di ricostruire il comportamento della madre nei giorni antecedenti il provvedimento del tribunale ungherese. Perché, viste le sue precarie condizioni economiche e di salute, probabilmente Katalin si aspettava che la sua richiesta di affidamento del figlio potesse essere bocciata. Cosa in effetti avvenuta. Con la donna che ha immediatamente messo in atto il piano di fuga. Proprio quello che, sulla base di quanto ricostruito, sospettano il sostituto procuratore Manuela Comodi e i carabinieri: un piano preordinato per non riconsegnare Alex al papà.
Un piano che Norbert e il suo legale vogliono investigare nei dettagli per capire se ci possa essere il concorso di qualcuno nel reato di sottrazione di minore. Norbert sarebbe riuscito a recuperare molto materiale definito «interessante» da questo punto di vista. Potrebbe essere non un caso il cambio di look della donna avvenuto proprio il 20 settembre, come documentato dalla foto profilo su Facebook, con il passaggio dai capelli biondi lunghi a un taglio più corto e di colore rosso. Ma emergerebbe anche che la donna, tra le altre cose, si fosse informata sugli stati europei in cui non è vigente la Convenzione dell’Aja in relazione proprio alla sottrazione di minori. E pare che in un primo momento la sua scelta sarebbe caduta sul Portogallo, salvo poi essere informata che anche in quel Paese la Convenzione viene applicata. Da lì evidentemente la decisione di scappare in Italia, dove aveva lavorato a lungo e aveva avuto un figlio da un cittadino italiano, poi deceduto. Katalin, secondo quanto appreso, si sarebbe messa in contatto diverso tempo fa anche con alcuni vecchi amici, nel frattempo trasferiti in Africa del Nord, chiedendo aiuto e alloggio.
Elementi che verranno ovviamente forniti alla procura di Perugia per tutte le valutazioni del caso.