Diego ucciso a 200 metri da casa. Gli amici: «Troveremo chi ti ha fatto questo»

Mercoledì 2 Marzo 2022 di Michele Milletti
Diego Damis

PERUGIA «Sono felice a Chicago. Sto bene, ho trovato la mia dimensione». Un ritornello, lui musicista che di ritornelli se ne intendeva, che non perdeva occasione di ripetere a tutti. Familiari, parenti, amici. Ripetuto non più tardi di qualche tempo fa a un amico perugino. Felice e soddisfatto: così probabilmente sta tornando verso casa Diego Damis, barista perugino di 41 anni che dal 2015 vive a Chicago. Come può pensare che all’alba di venerdì 25 febbraio si materializzi dal nulla un criminale che lo riempie di coltellate per rubargli 200 euro e lo lascia in strada agonizzante? Lì, nel quartiere di Kenwood dove hanno una casa pure gli Obama, lungo una strada che percorre tutti i giorni da sei anni.
Ucciso per 200 dollari. In quella Chicago che aveva abbracciato nel 2015, dopo essere partito da Perugia «per la necessità di cambiare vita» e lasciando sconvolti familiari e amici di qua e di là dall’Atlantico.
LA RICOSTRUZIONE
Due isolati. Duecento metri. Una manciata di minuti di marciapiede ancora da percorrere prima di aprire la porta di casa e lasciarsi cadere nel letto. È in quel momento, intorno alle sei del mattino, che viene aggredito e preso a coltellate. Nonostante la rapidità con cui arriva l’ambulanza e viene preso in cura, Diego morirà poco dopo al Medical center dell’università di Chicago. La polizia avvia le indagini, ma al momento l’aggressore non risulta ancora individuato. Quello che i familiari e gli amici raccontano con certezza è che il portafogli di Diego non è stato trovato. Sempre secondo quanto filtra dalle indagini, Damis avrebbe tentato di difendersi dall’aggressione nonostante fosse sotto la minaccia di un coltello.
I FRATELLI
«È stato un atto insensato. Mi fa arrabbiare quella persona che ha guardato mio fratello e non ha visto nulla, ma per tutti gli altri a Hyde Park hanno visto un essere umano gentile che non meritava di morire in quel modo». A parlare è Claudia D’Amico, una delle sorelle di Diego che vive negli Stati Uniti assieme alla madre. Figlio di un diplomatico italiano, il barista perugino dopo la separazione dei genitori (che hanno avuto altri figli dai nuovi compagni) nel 2015 ha deciso di raggiungere la madre dopo essere nato e cresciuto nella zona di Bagnaia e Castel del Piano. Dove vivono ancora due fratelli di Diego che nella notte tra martedì e mercoledì sono partiti per Chicago. Contrariamente infatti a quanto previsto all’inizio, la salma di Diego verrà sepolto in America. «So che tantissime persone avrebbero voluto partecipare - dice Laura - e io e mio fratello andremo anche in rappresentanza di tutti gli amici e i parenti che resteranno qui. Per questo a loro abbiamo chiesto di farci avere qualcosa di simbolico che lo ricordasse e che gli porteremo. Le circostanze che ce lo hanno portato via sono surreali, ma il grande amore che sentiamo per lui è bellissima e personalmente lo saluterò con la canzone di Ken il Guerriero, la canzone della nostra infanzia. Diego era dolce, educato, gentile. Un fratello e uno zio fantastico». L’altro fratello Andrea, poco prima di imbarcarsi, sottolinea come sia «incredibile pensare a un omicidio così feroce».
LE REAZIONI
A Chicago sono i colleghi e amici a chiedere giustizia.

Oltre ad essere stato lanciato l’hashtag sui social “Jusitce for Diego” lo chiedono a gran voce i colleghi e «fratelli» del bar in cui ha lavorato fino all’alba di venerdì: «Chiunque sia stato deve essere trovato. Buon riposo, amico. Scopriremo chi ti ha fatto questo». Musicista, pittore, accanito giocatore di scacchi ed esperto di tiramisù: così lo ricordano tutti, anche tra Bagnaia e Castel del Piano. Il giornalista Mirco Loche ricorda come sia stato «la prima persona che ho conosciuto quando sono andato a vivere a Bagnaia. Un ragazzo bravissimo. Un giorno mi ha detto che se ne sarebbe andato in America per cambiare vita». Anche a Castel del Piano in tanti lo ricordano a partire dal gestore del circolo, Riccardo Marchesi: «Una persona splendida e sensibile». Il comune di Perugia ha espresso «cordoglio e sgomento» per questa morte ancora senza un responsabile.

© RIPRODUZIONE RISERVATA