Neonato in crisi d'astinenza da droga, la madre sniffava cocaina in gravidanza

Martedì 29 Marzo 2022 di Egle Priolo
Neonato in crisi d'astinenza da droga, la madre sniffava cocaina in gravidanza

PERUGIA - Tremori, pianto inconsolabile, irritabilità e nessuna voglia di mangiare.

Un insieme di dolori, fastidi e sintomi che fanno male a un adulto, figuriamoci a un bimbo con poche ore di vita. Perché è venuto al mondo piangendo come tutti, ma non smettendo a lungo e continuando a tremare.

Un saluto alla vita per cui non è stato dimesso con la madre ma ricoverato per la più assurda delle ragioni: una crisi d'astinenza da cocaina. Droga che, chiaramente, non aveva ingerito ma che aveva assunto direttamente dalla madre attraverso il cordone ombelicale, in quei nove mesi di gravidanza in cui la donna non ha smesso di sniffare nonostante una nuova vita crescesse dentro di sé. Una vita che ha subito assaggiato purtroppo la pericolosa Sindrome di astinenza neonatale, che coinvolge molti organi e in particolare il sistema nervoso centrale e l'apparato digerente, che si manifesta con violenza solitamente nelle prime 24/48 ore di vita e che – se in caso di eroina e oppiacei usati in gravidanza perdura anche sei mesi - nel caso di assunzione di cocaina può portare alla morte in culla.
Una storia terribile che arriva da un ospedale del Perugino in cui il piccolo è rimasto ricoverato per cercare di placare gli effetti devastanti di un'assunzione proseguita nel completo disinteresse verso un feto che voleva solo farsi bambino. Protagonista colpevole, è durissimo dirlo, una madre che solo dopo la nascita del figlio ha deciso di smettere e di intraprendere un percorso di disintossicazione da una dipendenza, prima, più forte dell'amore per il proprio bambino. Una storia dolorosa arrivata sul tavolo del tribunale per i minorenni che subito dopo la denuncia dei medici ha disposto l'intervento dei servizi sociali e il collocamento del bambino dai nonni, insieme all'altro fratellino più grande. Nel frattempo - è passato qualche mese - la madre ha scelto la via di una comunità per provare a ripulirsi e tornare a essere quello che avrebbe dovuto ricordare ben più di un anno fa: una mamma. Il papà, invece, un commerciante, è stato recentemente arrestato sempre per questioni di droga, pur difendendosi giurando non fosse sua la “roba” di cui è stato trovato in possesso.
E la storia di questa famiglia, purtroppo, non pare essere un caso isolato, ma solo uno dei diversi procedimenti aperti dal tribunale dei minorenni per questioni legate all'abuso di droga in gravidanza o comunque in casa dopo la nascita dei figli. A memoria, ritorna alla mente il caso dei due genitori di Corciano accusati di lesioni colpose perché il figlio piccolo era stato ricoverato per aver ingerito della marijuana lasciata sul tavolo. Il bambino, secondo le accuse del pm Manuela Comodi, era stato «in pericolo di vita» e scampato solo grazie all'intervento dei medici e di una lavanda gastrica. Che però non hanno potuto evitare le «lesioni personali consistite in un lieve rallentamento ideomotorio». Recentemente il gip Piercarlo Frabotta ha rinviato a giudizio entrambi che, difesi dall'avvocato Massimo Brazzi, hanno sempre parlato di una distrazione e di un movimento fulmineo del bambino: per loro – il piccolo non è mai stato allontanato da casa, in questo caso - il processo inizierà a luglio.

Ultimo aggiornamento: 30 Marzo, 07:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA