La confessione di Izzo: «Incontrai Narducci alla chiesa di San Bevignate»

Venerdì 28 Ottobre 2022 di Michele Milletti
Angelo Izzo

Una «generale ed intrinseca credibilità per lo meno dubbia». Eppure in certi passaggi «attendibile». Dichiarazioni che hanno già portato a due archiviazioni, eppure «circostanze verosimili»: la figura e le parole di Angelo Izzo, uno dei mostri del Circeo che nel 2016 ha raccontato come il rapimento e la scomparsa della 17enne Rossella Corazzin (avvenuta nell’agosto del 1975 in Veneto) abbiano avuto drammatico finale nella villa del medico perugino Francesco Narducci al Trasimeno, sembrano viaggiare continuamente su un doppio binario per la Commissione bicamerale antimafia che si è occupata del caso.
Nella relazione finale, emerge un altro elemento che si tinge di giallo: il racconto fatto sempre da Izzo ai membri della Commissione, nel corso di un colloquio non molto tempo fa al carcere di Velletri in cui è detenuto, dell’incontro con Narducci e un’altra persona nella chiesa perugina di San Bevignate tra il 1974 e il 1975, dunque non molto prima della scomparsa della ragazza. Un incontro, «che appare verosimile» sottolinea la relazione nella chiesa templare «situata assai vicino al Cimitero comunale. Ora, i luoghi e l’interno della chiesa sono descritti dall’Izzo con sufficiente precisione, se si tiene conto del fatto che questi ha narrato di un ipotetico episodio accaduto quasi cinquant’anni prima. Vi è peraltro da rilevare che, per via della sua carriera criminale e le vicende tragiche e travagliate dalla sua esperienza di esecuzione penale, l’Izzo ben difficilmente avrebbe potuto visitare quella chiesa e i dintorni di Perugia durante il periodo in cui si rese latitante da evaso oppure in seguito a quando fu ammesso all’esecuzione penale esterna e commise, peraltro, un brutale ed efferato duplice delitto in ben altra area geografica della penisola».
«Dopo le rivelazioni di Izzo sul delitto Corazzin e sul presunto ruolo del Narducci in quel delitto, tutte queste vicende debbono essere attentamente riesaminate - continua la relazione -. L’Izzo, nel riferire anche le confidenze del medico sul delitto del Mugello del 1974, e descrivendo il terribile i terribili reati in danno della giovane, ha finito per trattare di due episodi criminosi che ruotano intorno alla figura di Francesco Narducci. Essi presentano la caratteristica comune di avere avuto, solo a distanza di anni, una spiegazione e delle indicazioni, tutte da verificare, certo, proprio da parte di Angelo Izzo. La collaborazione con la giustizia di questo personaggio non è sempre stata infruttuosa e frutto di millanteria, come ha riconosciuto il giudice Guido Salvini (vds. ”Sentenza - ordinanza Piazza Fontana”, 1995, p. 338). Anche il Giudice Salvini ha partecipato, va ricordato, come consulente, alle attività di questa Commissione, affiancando l’altro consulente, il Dr. Giuliano Mignini, nel lavoro di scrutinio di attendibilità intrinseca ed estrinseca dell’Izzo. Non si può non tentare di far luce su entrambi questi gravissimi delitti».
«Mai dire mai».

Lo afferma all’Adnkronos l’avvocato Rolando Iorio, legale di Angelo Izzo, Nonostante l’archiviazione, Iorio non esclude che in futuro la magistratura, anche alla luce della relazione dell’Antimafia, possa tornare ad occuparsi della vicenda: «Teoricamente qualche possibilità c’è».

© RIPRODUZIONE RISERVATA