Il giudice per l'udienza preliminare di Perugia, Piercarlo Frabotta, ha rinviato a giudizio un uomo di 26 anni, originario del Gambia, accusato di violenza sessuale nei confronti di una minorenne «all’interno della sua stanza nella Caritas di Todi».
Nel corso dell'udienza di ieri è stato condannato, con rito abbreviato, alla pena di un anno e quattro mesi di reclusione, oltre che al pagamento di una multa di seimila euro, il coimputato romano di 47 anni: quest’ultimo è stato ritenuto colpevole del reato di pornografia minorile. L’uomo, difeso dall’avvocato Emma Contarini, nel corso del processo è stato assolto dalle accuse di prostituzione minorile ma anche di detenzione o accesso a materiale pornografico. Sul conto del romano la vittima ha raccontato di averlo conosciuto su Snapchat: «Quando facevamo sesso giravamo dei video con la telecamera del suo cellulare, li abbiamo filmati almeno 8 volte su 10». È finita con lei che quando interrompe la relazione si sente rispondere dall’uomo - viene narrato in denuncia - che avrebbe mostrato quei video hot alla madre. Stando a quanto si legge il romano ha anche inviato «una foto di me nuda» al gambiano (difeso dall’avvocato Andrea Borghini del Foro di Firenze), il quale nel corso del processo dovrà difendersi anche dalla contestazione di pornografia minorile. Negli atti dell’inchiesta, ricostruisce il pubblico ministero titolare del fascicolo: «Producevano materiale pedopornografico. In maniera autonoma e in momenti diversi i due avevano rapporti sessuali completi con la diciassettenne, che avevano filmato con i propri telefoni cellulari e che si erano successivamente scambiati mediante Whatsapp».