Omicidio del piccolo Alex. Il sangue sul coltello, i vestiti cambiati e i cellulari distrutti: in aula le prove contro la madre killer

Giovedì 2 Febbraio 2023 di Egle Priolo
Omicidio del piccolo Alex. Il sangue sul coltello, i vestiti cambiati e i cellulari distrutti: in aula le prove contro la madre killer

PERUGIA - Sul coltello nascosto sotto la cassa numero 11 del supermercato di Città della Pieve c'era il sangue di Alex Juhasz, il bimbo di due anni ucciso a coltellate dalla madre Katalin Erzsebet Bradacs il primo ottobre del 2021 a Po' Bandino.

Un particolare emerso ieri durante l'udienza davanti alla Corte d'assise che dovrà decidere se la donna, 45enne di origini ungheresi, è colpevole di omicidio volontario aggravato e premeditato, come contestato dal sostituto procuratore Manuela Comodi.

Un particolare anticipato dai carabinieri che il pubblico ministero ha chiamato a testimoniare e che sarà confermato nella prossima udienza, fissata per il 13 febbraio, dagli esperti del Ris che hanno svolto gli accertamenti biologici sulle tracce riscontrate sulla lama, a cui manca solo un pezzo della punta mai ritrovato. Secondo quanto emerso in aula, le tracce di sangue non erano visibili, ma i successivi esami svolti dai Ris avrebbero rintracciato il dna del piccolo Alex.
Suo anche il sangue trovato sul maglione marrone lasciato nell'ex centrale Enel in cui, secondo la ricostruzione, è avvenuto l'omicidio: Bradacs lo avrebbe indossato mentre colpiva il figlio con sette coltellate, all'addome, al torace e al collo. Ma come testimoniato dai carabinieri – della Compagnia di Città della Pieve e della sezione scientifica di Perugia – quando la donna è uscita dal casolare abbandonato per cercare aiuto nel supermercato a pochi metri, adagiando il cadavere del figlio su una cassa, si è cambiata. Addosso, infatti, aveva solo una maglietta, su cui poi sono state riscontrate altre tracce ematiche da schizzo, che sembrano compatibili con il momento il cui ha impugnato e usato il coltello sul corpicino del bambino, di cui aveva perso l'affidamento in Ungheria e per cui era scappata in Italia, dove aveva lavorato per anni prima di restare incinta.
E proprio sul coltello si sono basate diverse domande del pubblico ministero Comodi, per ricostruire la sua provenienza. Secondo i militari, infatti, quello ritenuto l'arma del delitto è simile ai coltelli sequestrati nell'abitazione dell'ex datore di lavoro a cui Bradacs aveva chiesto ospitalità durante la sua fuga per allontanare Alex dal papà Norbert, dopo la decisione del tribunale ungherese. La donna, quindi, secondo le accuse lo avrebbe preso dalla cucina dell'amico: aveva pensato le potesse servire per sbucciare magari la frutta al bambino una volta fuori casa o lo ha preso premeditando la sua vendetta, come sostiene la procura?
Sarà la Corte d'assise a stabilirlo, così come la sua capacità di stare a giudizio: la donna, infatti, come noto ha di fatto confessato e la sua difesa si gioca essenzialmente sulla sua capacità di intendere e di volere al momento del fatto – con l'avvocato Enrico Renzoni pronto a chiedere una terza perizia, dopo le due (contrastanti) effettuate in fase di incidente probatorio -, per cui il nodo della sua imputabilità è ancora da dipanare.
E ieri sono stati ascoltati anche i carabinieri che hanno svolto accertamenti tecnici sui tre telefoni cellulari sequestrati alla donna: due – come sottolineato da Massimiliano Scaringella, legale di Norbert Juhasz – erano inutilizzabili, del terzo è stata fatta una copia forense, ma i dati sono risultati crittografati. E le accuse battono proprio sui cellulari distrutti: uno integro all'esterno ma con cavi e chip spaccati all'interno, come se ci si fosse accaniti con un punteruolo, e l'altro immerso nell'acqua, forse di un bagno o magari di una pozzanghera.
Ricostruzioni che Bradacs ieri ha ascoltato in silenzio, più preoccupata per la restituzione degli oggetti inventariati e non sequestrati (indumenti, una catenina, addirittura una lametta) che non per le accuse che le venivano rivolte e che sostanziano il quadro accusatorio prospettato dal pm Comodi. Ulteriori verità arriveranno nella prossima udienza, in cui è possibile vengano ascoltati anche i testimoni presenti all'interno del supermercato. Che hanno davanti agli occhi quel corpicino martoriato da oltre due anni.

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