Gucci sceglie la Scarzuola di Montegabbione per lo spot del profumo «Bloom». Florence Welch e Anjelica Huston le protagoniste

Martedì 4 Agosto 2020 di Monica Riccio
Gucci sceglie la Scarzuola di Montegabbione per lo spot del profumo «Bloom». Florence Welch e Anjelica Huston le protagoniste
Il gruppo Gucci ha scelto l'Umbria, in particolare il gioiello di architettura della Scarzuola di Montegiove, frazione di Montegabbione comune dell'Alto Orvietano, per il nuovo spot del profumo «Bloom» e Florence Welch e Anjelica Huston, ne sono le protagoniste. Accanto alla cantautrice britannica e all'attrice statunitense, la maison del gruppo Kering ha scelto la modella Jodie Turner-Smith e la stilista Susie Cave per la campagna della sua ultima fragranza. Creato dal maître parfumeur Alberto Morillas, il profumo è il primo sviluppato completamente sotto la direzione di Alessandro Michele, direttore creativo di Gucci dal gennaio 2015. Grazie al suo stile ricercato e unico, Michele è diventato in pochi anni uno degli stilisti italiani più influenti a livello mondiale ed è riuscito in pochissimo tempo a rilanciare l'immagine del brand. 

Lo spot, rilasciato il 3 agosto, diretto dalla fotografa-regista Floria Sigismondi, e realizzato in stop motion da Brothers Quay, è stato girato nella splendida Scarzuola capolavoro dell'architetto Tommaso Buzzi alla cui opera il sito Gucci dedica ampio spazio.

“Nel cuore dell’Italia - si legge nel sito della maison - riposa una città in miniatura surrealista, nata dal sogno utopico di un uomo”. “Se esiste un portale per Narnia che conduce a un universo parallelo distante dalla realtà - continuano da Gucci - probabilmente si nasconde proprio qui, tra le chiome a punta degli alberi di un giardino segreto racchiuso nel cuore dei colli umbri. Una strada sterrata tortuosa conduce a una campana con una corda che segnala l’arrivo degli ospiti intrepidi che sono riusciti a raggiungere questo luogo magico, e l’enorme cancello si spalanca su un luogo mistico, onirico e inquietante al tempo stesso: La Scarzuola… 
Immaginate una città di pietra deserta, che fa risuonare l’eco di una sorgente sacra che scorre nelle campagne. Un labirinto di simboli misteriosi e piante esotiche ti avvolgono. Percorrete questi luoghi antichi e rivivete il progetto di un uomo che ha dedicato tutta la sua vita alla creazione della sua utopia di ‘città-teatro’."

L'architetto milanese, Tomaso Buzzi arrivò su queste colline nel 1956, quando non c’erano altro che le rovine di un monastero medievale abbandonato. Incantato dall’atmosfera spettrale, acquistò la terra dove iniziò a disegnare in modo compulsivo la sua mini-città ideale, affrontando gli alti e i bassi della vita che prendevano forma nel paesaggio. Ciò che ha creato in questo luogo rimane qualcosa di assolutamente unico in tutta la storia dell’architettura, più surreale di qualsiasi set cinematografico di Fellini. Eppure, in qualche modo, La Scarzuola resta il segreto più suggestivo e inesplorato d’Italia.
Come narra la leggenda, San Francesco d’Assisi in persona trovò rifugio in questa remota collina secoli prima, quando piantò un albero di alloro e una rosa, da cui iniziò a sgorgare miracolosamente l’acqua che ancora oggi scorre sui terreni de La Scarzuola. Il nome stesso deriva da una pianta di palude locale chiamata “scarza”, che San Francesco presumibilmente utilizzò per costruirsi una piccola capanna. Come molti luoghi in Umbria, il sito è intessuto nella storia e nella tradizione francescana. Trasformandosi da umile chiesa in monastero del XVI secolo, fiorì diventando una comunità di fedeli, un luogo di preghiera e meditazione, per poi essere nuovamente dimenticato nel XIX secolo e cadere in rovina.

Tomaso Buzzi scoprì questo complesso isolato, abbandonato e fatiscente, quando era al culmine della sua carriera. Aveva restaurato alcuni dei più importanti palazzi italiani, conquistando la fama come architetto e designer amatissimo dalla borghesia. Ma c’era qualcosa nei luoghi de La Scarzuola che lo rapì e lo allontanò da tutto questo. Nelle sue note, lo descrisse come un luogo “di musica, di silenzio, di grandezza e di miseria, di vita sociale e di vita eremitica, di contemplazione in solitudine, regno della fantasia, delle favole, dei miti, degli echi e riflessi fuori del tempo e dello spazio.”

Tommaso Buzzi morì nel 1981, lasciando dietro di sé un’infinita ossessione per la sua Città Ideale, mai completata. I progetti surreali sono oggi nelle mani del nipote altrettanto eccentrico di Buzzi, Marco Solari, che vive nella tenuta labirintica, accogliendo i viaggiatori che si allontanano dai sentieri battuti.
Mantenendo viva la storia attraverso il restauro, la ricerca e la narrazione, Solari ha dedicato la sua vita alla conservazione di questo luogo. Anche il vecchio convento francescano ha riconquistato una nuova importanza sotto la sua tutela. 


 
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