Giovani morti a Terni, la disperazione della preside: «Fatto di tutto per stare vicini ai ragazzi anche a distanza»

Mercoledì 8 Luglio 2020 di Aurora Provantini
Giovani morti a Terni, la disperazione della preside: «Fatto di tutto per stare vicini ai ragazzi anche a distanza»

«Ci sentiamo sgomenti e addolorati». Luciana Leonelli è spiazzata dalla morte improvvisa dello studente del Liceo Donatelli. «Sono triste». Dopo una pausa di qualche minuto Luciana Leonelli prova a spiegare il suo dolore e quello di tutta la scuola. «Da marzo non abbiamo rivisto i nostri studenti fisicamente. I docenti e io stessa abbiamo fatto di tutto per accompagnarli, per cercare di capire cosa stessero facendo e per tenerli agganciati alla quotidianità di un impegno, che desse senso al tempo». «Purtroppo le relazioni umane che sono fatte di spazio fisico e di presenza corporea, sono state viziate dalla lontananza indotta dal Covid-19». Quando sei in classe un moto di tristezza lo riesci ad osservare. Una reazione contraria o positiva la puoi cogliere e ti puoi chiedere come intervenire. «Un alunno che ti risponde male lo prendi sotto braccio e ci ragioni, gli chiedi cosa lo porta a comportarsi così e lo aiuti. Tutto questo non è più avvenuto perché ogni cosa si è trasformata improvvisamente in una modalità di interazione virtuale, e non è stato più possibile catturare il fremito emotivo del ragazzo. In un certo senso la distanza ha ostacolato il soccorso».

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La perdita di due adolescenti apre diversi spazi di riflessione, sempre che quelle morti non siano accidentali. La scuola è un presidio continuo di tanti comportamenti a rischio.

«Organizzare in questo istituto l'intervento di unità cinofile antidroga più volte l'anno - spiega Leonelli - anche se a qualcuno è sembrato eccessivo, è comunque un'azione di prevenzione e monitoraggio a comportamenti a rischio. Cosi come tutte le iniziative di educazione alla salute, al disturbo dell'alimentazione, al corretto uso dei social, o relative alle conseguenze dovute all'abuso di alcolici».
Tutto quello che ha a che fare con profili di disagio e sofferenza dei giovani è stato gestito a distanza. «Invece la compagnia e l'affettività a questa età deve essere educata». «La condivisione del tempo ci è mancata.

Ci è stata strappata la possibilità di passare una mano sulla testa di un adolescente triste, che in quel momento aveva bisogno magari solo di un gesto di affetto fisico». «Ho sentito il papà - conclude la preside - di fronte a quel dolore non posso che restare in silenzio e condividerlo intimamente».

Ultimo aggiornamento: 14:12 © RIPRODUZIONE RISERVATA