Disturbi alimentari, incubo per 15mila umbri. Lockdown e social nel mirino per i nuovi casi. La storia di Giorgia:«Io nata due volte. Così si può vincere»

Martedì 14 Marzo 2023 di Fabio Nucci
L'inconttro dell'Afas alla Sala dei Notari

PERUGIA A volte basta una parola mal veicolata anche in un post social, un disagio mai elaborato o un rapporto difficile con la famiglia o i coetanei. L’origine dei disturbi del comportamento alimentare affonda le radici nelle situazioni più disparate e solo in Umbria, secondo una stima della Usl Umbria 1, ne soffrono circa 15mila persone. Parafrasando il titolo dell’incontro promosso da Afas Perugia in occasione della XII Giornata nazionale contro i disturbi del comportamento alimentare, che ricorre il 15 marzo, si può affermare che “insieme si può”. Un modo per ribadire l’importanza della prevenzione ma anche per ricordare che «guarire è possibile, ma non da soli», come ricordato dalla psichiatra Laura Dalla Ragione, direttore della rete Dca della Usl Umbria 1.
Un messaggio veicolato di fronte a circa 200 studenti di scuole secondarie di secondo grado di Perugia (licei “Mariotti” e “Galilei”, istituti tecnici “Volta” e “Bruno”) e Todi (istituto “Ciuffelli”) in una Sala dei Notari colorata dal fiocco lilla, simbolo della giornata fondata 11 anni fa.

Un evento che nel tempo è diventato simbolo dell’impegno e della consapevolezza nei confronti delle problematiche legate ai disturbi del comportamento alimentare, un fenomeno spesso sottovalutato sia da chi ne soffre sia dalla famiglia. Un messaggio di cui l’azienda speciale delle farmacie si è fatta portavoce organizzando un confronto tra esperti. «Afas ha nel suo dna il compito e la volontà di portare messaggi di prevenzione nelle farmacie e sul territorio», ha detto il direttore generale Raimondo Cerquiglini. «Questo incontro per noi è stato fondamentale perché a causa dell’emergenza Covid non abbiamo potuto comunicare nella maniera opportuna mentre con questo appuntamento abbiamo la possibilità di diffondere messaggi simili, rivolgendosi ai più giovani che nei due anni di lockdown hanno sofferto tantissimo e che vanno aiutati a non sentirsi soli». Quello dei disturbi alimentai, un problema serio, spesso causa di morte, ma curabile e guaribile. Una “battaglia” che vede l’Umbria in prima linea dal 2003, grazie a una rete di eccellenza diffusa che si compone di 4 strutture, due a Todi (Palazzo Francisci e Nido della Rondine) dedicate al trattamento di anoressia e bulimia in età evolutiva ed adulta; il Centro DAI di Città della Pieve, dedicato al trattamento dell’obesità e del disturbo da alimentazione incontrollata; il Centro Dca ambulatoriale di Umbertide, che accoglie soprattutto bambini e preadolescenti con disturbi selettivi dell’alimentazione. «Questa è una giornata che ci permette di uscire dai nostri centri e fare prevenzione andando ad incontrare i giovani», ha aggiunto Dalla Ragione che ha parlato di circa 3 milioni di persone affette da disturbi alimentari in Italia. «In Umbria sono circa 15mila e queste iniziative ci permettono di ricordare ai ragazzi, con un linguaggio proprio di questa età, che da soli non si può guarire ma che chiedendo aiuto se ne può uscire». Tra le figure intervenute, lo psicologo Lorenzo Montecchiani, psicologo Centro Nido delle Rondini Todi Usl 1 dell’Umbria esperto nel trattamento di disturbi alimentari e analisi transazionale, e Giorgia Bellini, life coach fondatrice del progetto “Corabea” che, grazie alle cure ricevute otto anni a Todi, si può dire “sia nata due volte”. «Questa giornata mi vede emozionata perché io stessa ho sofferto di disturbi alimentari: sono stata ricoverata a Palazzo Francisci e trovarmi oggi dall’altra parte, a parlare ai giovani spiegando che si può guarire, è esempio concreto che molto si può fare. Raccontare cosa avviene serve infatti a sensibilizzare i giovani ma dovrebbe essere di supporto anche alle famiglie per interpretare i sintomi e capire quando è necessario chiedere aiuto». Anche quando di mezzo ci sono frasi offensive o modelli di vita distorti veicolati tramite i social, negli ultimi anni diventati potente veicolo di diffusione del disturbo tra i giovani. «Un confronto sul loro impatto sulla psiche dei più giovani è necessario – è stato ricordato – perché diventare consapevoli che siamo quotidianamente esposti a modelli di bellezza irrealistici può essere un primo, concreto, passo verso la cura di sé».

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