Stabilire con precisione la distanza e la traiettoria del colpo di fucile che ha ucciso Davide Piampiano durante l’ultima, drammatica, battuta di caccia al cinghiale.
«La ricostruzione del delitto deve avvenire con dati certi, non con le storie che racconta l’indagato - dice Matarangolo -. Per giorni Fabbri è andato avanti nel raccontare la solita storiella. Aveva iniziato a raccontarla anche al giudice durante l’interrogatorio di garanzia ma ha dovuto cambiare atteggiamento e contenuti quando il magistrato gli ha mostrato il video dell’assassinio registrato in diretta dalla GoPro del povero Davide». Matarangolo non ritiene «né serio né credibile» il muratore di Assisi e afferma che «la ricostruzione del delitto deve avvenire con dati certi, alla presenza di esperti balistici, non con le storie che racconta l’indagato». Dal punto di vista tecnico la richiesta per la perizia balistica viene avanzata attraverso l’ufficio del pm fiorentino (l’indagine si è trasferita in Toscana perché la mamma di Davide, Catia Roscini, è un giudice onorario del tribunale civile di Spoleto).
Per quanto riguarda la questione legata al dolo eventuale Matarangolo è convinto che l’indagato abbia «accettato il rischio esplodendo il colpo di fucile alla sagoma in movimento. Davide era alto 1,84 metri, Fabbri sostiene di averlo scambiato per un cinghiale… Ma come? Nel bosco c’è un amico, al quale stai andando incontro per aiutarlo, e spari un colpo di fucile calibro 12?». E conclude: «È riprovevole dal punto di vista morale il comportamento di Fabbri che non ha chiamato i soccorsi e, anzi, ha alterato la scena del crimine per allontanare da sé ogni sospetto».