Virus, medici di famiglia aggrediti dai pazienti: non hanno il vaccino antinfluenzale

Sabato 14 Novembre 2020 di Luca Benedetti
Virus, medici di famiglia aggrediti dai pazienti: non hanno il vaccino antinfluenzale

PERUGIA Da una parte il vaccino antinfluenzale, dall’altra i Covid hotel.

Due facce di una stessa medaglia che raccontano la tensione (e anche un po’ il disorientamento) dei cittadini di fronte a quello che è Coronavirus e dintorni, tra timori e diffidenza. Sul fronte del vaccino antinfluenzale la richiesta è alta. Se nei giorni scorsi Federfarma Umbria aveva sottolineato come non ci fosse disponibile neanche una dose, chi si trova a dover fare i conti con le tante richieste (non solo di informazioni) di vaccino antinfluenzale sono i medici di famiglia. Che vivono una situazione particolare di frontiera.

«Siamo arrivati- racconta Leandro Pesca, segretario della Fimmg (La Federazione italiana dei medici di famiglia) per la provincia di Perugia- al paradosso che alcuni colleghi sono stati aggrediti verbalmente in modo molto pesante dagli assisti perché non c’è la possibilità di fare il vaccino per gli under 65. Ho ricevuto segnalazioni, una anche molto preoccupata di un collega del Perugino. Si può arrivare quasi a un’aggressione per una situazione del genere? I nostri assistiti devono sapere che i vaccini per gli over 65 ci sono. Che non mancano per le categorie a rischio under 65 e che per glia altri arriveranno a inizio dicembre. Considerando che il picco dell’influenza stagionale è prevista non certo domani, è il caso che si mantenga la calma e che ci si attenga a quanto segnalato sia dalle autorità sanitaria, sia da quello che diciamo noi con i contati giornalieri con i nostri assistiti». Il polso di una tensione elevate che, anche numeri alla mano
della Regione, non ha ragione di esistere. 


I NUMERI
Circa il 67% della popolazione umbra con più di 65 anni è stato già sottoposto a vaccinazione antinfluenzale. Il dato è stato fornito ieri mattina dal direttore regionale alla Sanità Claudio Dario nel corso del punto stampa settimanale dedicato all’emergenza Covid. Che ha definito il dato «molto rassicurante». In base ai dati aggiornati al 12 novembre sono state quindi vaccinate 156 mila 200 persone. «Il ministero della Salute - ha detto Dario - fissa al 75% l’obiettivo finale da raggiungere e quindi ci siamo molto vicini». Secondo il direttore «l’andamento è buono grazie alla partecipazione dei cittadini, medici e pediatri».
Per la vaccinazione anche dei soggetti a rischio, quelli che hanno patologie e con età inferiore a 65 anni, le persone coinvolte sono 25.883, 4.160 lavoratori essenziali e 2.127 familiari di soggetti ad alto rischio.
Numeri che, secondo la Regione fanno stare tranquilli sul fronte della copertura vaccinale per l’antinfluenzale per le categorie a rischio ricalcando di fatto, quello che sostengono i medici di famiglia della Fimmg.
 

I TAMPONI
Intanto dalla prossima settimana, i medici di famiglia si apprestano a scendere in strada per effettuare i tamponi antigenici ai loro assistiti. In strada visto che la maggior parte dovrebbe affidarsi a strutture per gestire il prelievo in modalità drive in.
 

IL CASO COVID HOTEL
Non è un mistero che i Covid hotel siano un presidio cuscinetto che permettere, a detta degli esperti, di far respirare gli ospedali, sul fronte dei posti letto, una volta che un paziente Covid è in via di guarigione ha bisogno di una assistenza a basso impatto per arrivare alla guarigione. E che possano servire per chi non ha le condizioni di fare la quarantena in casa. C’è un nodo che nei giorni scorsi, operò, è stato affrontato dalle strutture della Regione. I pazienti preferiscono rimanere in ospedale che passare per il Covid hotel in attesa della definitiva guarigione. Un’indagine tra le aziende sanitarie e ospedaliere avrebbe confermato la difficoltà a fra passare il messaggio tra chi sta uscendo dal tunnel del Covid. L’operazione Covid hotel va avanti, ma magari in modo più leggero in attesa di capire l’evoluzione della situazione.

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