Monoclonali, all'ospedale di Perugia pronte le prime infusioni. L'infettivologa Francisci:«Nelle prossime ore partiamo»

Giovedì 25 Marzo 2021 di Fabio Nucci
La professoressa Francisci

PERUGIA - Da una parte le vaccinazioni, dall’altra le terapie a base di anticorpi monoclonali. Anche il sistema sanitario regionale è pronto a esporre il virus a una sorta di fuoco incrociato e aspettando l’accelerazione della profilassi, al Santa Maria della Misericordia di Perugia sono intanto arrivate e sono pronte all’uso le prime dosi di anticorpi monoclonali. Lo conferma la professoressa Daniela Francisci, infettivologa e direttrice di Malattie infettive all’ospedale di Perugia. Si tratta dell’ultima frontiera anti-Covid per evitare l’acutizzarsi dell’infezione in soggetti a rischio per un eventuale aggravamento della malattia, indicati dai medici di medicina generale. Tale terapia, molto efficace se la somministrazione avviene in tempi stretti rispetto alla comparsa dei singomi, è anche un modo per proteggere gli ospedali da improvvise impennate di ricoveri.
Professoressa Francisci, innanzitutto che cosa si intende col termine “monoclonali”?
«Gli anticorpi monoclonali sono un particolare tipo di anticorpi ottenuti in laboratorio con tecniche di ingegneria genetica a partire da un unico tipo di cellula immunitaria (singolo clone di linfocita B ingegnerizzato). Sono tutti diretti verso uno specifico bersaglio antigenico al quale sono capaci di legarsi in maniera altamente selettiva ed efficace. Nel caso di SARS-CoV-2 gli anticorpi monoclonali autorizzati sono diretti verso la proteina S (spike) del virus, ovvero la proteina che il virus utilizza per legarsi al recettore della cellula ospite per entrare nelle cellule. L'utilizzo precoce dei monoclonali diretti contro la proteina “S” di SARS-CoV-2 può quindi contribuire a impedire al virus di infettare le cellule dell'ospite».
Come vengono dispensati gli anticorpi monoclonali?
«Vengono somministrati per via endovenosa, in un’unica somministrazione. La durata dell’infusione è di circa un’ora e una volta ultimata, il paziente deve poi restare in osservazione un’altra ora».
In quali casi vengono prescritti?
«I candidati sono pazienti, non ricoverati, in fase precoce di infezione (possibilmente entro i primi 3 giorni e comunque non oltre i primi 10 dall’esordio dei sintomi) con forme lievi-moderate di Covid-19. Pazienti che non necessitano dell'ossigeno, ma che hanno condizioni di rischio per la progressione di malattia».
Che tipo di risposta fornisce una cura simile?
«Una protezione passiva immediata che può bloccare il virus impedendo l'infezione delle cellule dell'ospite, riducendo la possibilità di un decorso severo della malattia e il rischio di ospedalizzazione. La somministrazione nei primissimi giorni (entro i primi tre in particolare), inoltre, migliora l'efficacia di questa terapia».
Quando si comincerà con le infusioni all’ospedale di Perugia?
«L’ospedale è già rifornito dei monoclonali e siamo pronti a partire non appena alcuni problematiche di ordine logistico saranno risolte nelle prossime ore»

Ultimo aggiornamento: 11:08 © RIPRODUZIONE RISERVATA