PERUGIA - Giornata convulsa nei Comuni dell’ Umbria Rosso-Covid dopo la sentenza del Tar che ha ordinato la riapertura di Nidi e scuole d’Infanzia.
LO SCENARIO
La battaglia legale, le ragioni sanitarie, gli scrupoli del buon senso, i diritti dei lavoratori, le esigenze dei genitori. Il Covid-19. C’è di tutto intorno ai bebè dei Nidi e ai 12mila bambini dell’Infanzia dei 59 comuni della provincia di Perugia e dei due (Amelia e San Venanzo) del Ternano con i piccoli sballottati (non solo virtualmente) tra genitori, nonni, baby sitter e maestre d’asilo in attesa che i gradi decidano dove collocarli. Dopo la “deflagrazione” della sospensiva del Tar di sabato, la giornata di festa si è aperta ancora all’insegna dei “vincitori”. In una nota firmata da Francesca Leone e Martina Leonardi il Comitato “A scuola” ha informato che «qualora i Comuni non si adattassero al decreto del Tar i genitori interessati sarebbero pronti a impugnare eventuali Ordinanze Sindacali”.
ANCI IN AZIONE
Come programmato, a partire dalla tarda mattinata, si è svolta la conferenza dei sindaci convocata dall’Anci. Dopo una lunga valutazione, assistiti dall’avvocato Giuseppe Caforio, è stata prodotta una bozza tipo, in punta di diritto, di “ordinanza contingibile ed urgente per la chiusura temporanea e sospensione a scopo precauzionale delle attività didattiche e dei Servizi educativi per l’infanzia” da adattare alle singole realtà comunali e comunque uniforme nei tempi con chiusura dal 15 a 21 febbraio. E a questa bozza si sono attenuti decine di sindaci a cominciare da quello di Perugia, Andrea Romizi, che ha anticipato l’ordinanza con un comunicato nel quale spiega «che allo stato attuale non ci sono le condizioni sanitarie e di sicurezza tali da consentire la riapertura delle strutture». Come gli altri Romizi ha citato i dati odierni diramati dalla Regione che vedono un totale di 2.065 positivi al Covid, 535 ricoverati di cui 84 in terapia intensiva e 904 deceduti mentre nella fascia di età compresa tra 0 e 5 anni è stata riscontrata un’incidenza di 356,20 casi per 100 mila abitanti con un incremento di contagi in repentina crescita nella fascia 6-10 anni (509,19). «L’amministrazione comunale – ha aggiunto il sindaco del capoluogo - pur consapevole dei disagi per le famiglie recati dalla chiusura dei servizi educativi fino al 21 febbraio, ritiene necessaria l’adozione del provvedimento, vista anche la recrudescenza del virus e ritiene opportuno, anzitutto, tutelare la salute pubblica della cittadinanza». E come Romizi hanno ragionato i sindaci del comprensorio folignate: Foligno, Cannara, Spello, Trevi, Gualdo Cattaneo, Montefalco, Bevagna, Valtopina e quelli della Zona Sociale 3, Assisi, Bastia Umbra, Bettona, Cannara e Valfabbrica. Compatti anche i sindaci del Lago a cominciare da quelli di Castiglione Del Lago, Città Della Pieve, Magione, Passignano, Corciano ma anche gli altri hanno seguito la stessa procedura come, in altri comprensori, i comuni di Marsciano, Umbertide e Torgiano.
CHI RIAPRE
Hanno invece deciso di adeguarsi alle decisioni del Tar, in qualche caso anche in base a tassi più bassi di contagio, i comuni di Gubbio, Gualdo Tadino e Pietralunga che riaprono direttamente oggi; Amelia, Todi che sanificano oggi e dovrebbero riaprire domani; Città Di Castello, Campello, Spoleto, San Venanzo, Massa Martana, Norcia che annunciano riaperture da mercoledì 17 febbraio dopo sanificazione.
LE INSEGNANTI
Cisl scuola con Erica Casetta e Uil scuola con Lucia Marinelli hanno ribadito ieri la esigenza di tutelare il personale con provvedimenti urgenti ed efficaci e allo stesso tempo si sono dichiarate contrarie alla riapertura di Nido e Infanzia nelle condizioni attuali. L’intervento più circostanziato è arrivato dalle insegnanti dell’Infanzia che si sentono abbandonate ed esposte ad alto rischio dovendo gestire “bolle in sicurezza”. Per farlo, dicono: «Ci siamo noi docenti, unica categoria di lavoratori chiamati a operare in sezioni con 20-25 e a volte anche più bambini senza mascherina». E aggiungono che «non sono “baby sitter a basso costo ma docenti, professionisti che con amore e passione e non poca fatica hanno già attivato la didattica a distanza sebbene non fosse prevista dall’ordinanza regionale. Docenti che comunque «sono in classe a versare l’acqua, a pulire nasini che colano, a tagliare la frittata in piccoli pezzi, a cambiare il foglio su cui si è starnutito; a consolare e asciugare le lacrime. Tutto ciò igienizzandosi ogni volta le mani.