Corruzione e scandalo Csm, a Perugia il primo faccia a faccia Cantone-Palamara

Giovedì 16 Luglio 2020 di Egle Priolo
Corruzione e scandalo Csm, a Perugia il primo faccia a faccia Cantone-Palamara
PERUGIA - Al magistrato sgradito, quello «da evitare» a capo di Perugia, e il magistrato accusato di pilotare le nomine nelle procure. Che potrebbero trovarsi oggi nella stessa aula per il primo faccia a faccia giudiziario, ma non allo stesso tavolo. Perché il primo, Raffaele Cantone, è il nuovo capo della procura che ha inquisito Luca Palamara, il pm ex presidente dell'Anm e ex consigliere del Csm, accusato di corruzione dai sostituti procuratori Gemma Miliani e Mario Formisano. Le indagini nei suoi confronti si sono chiuse ad aprile e stamattina davanti al giudice Lidia Brutti inizia l'udienza stralcio per decidere quali intercettazioni – effettuate dal Gico della guardia di finanza – entrano nel processo e sono da sottoporre a perizia. Tra oltre un centinaio di conversazioni, ascoltate al telefono o attraverso il trojan che lo ha reso un microfono.

Inizia così la prima battaglia in aula per un'inchiesta nota per aver terremotato il Consiglio superiore della magistratura, tra dimissioni, accuse e veleni. E se la questione delle nomine in odore di essere pilotate finirà la prossima settimana, il 21, davanti alla sezione disciplinare del Csm, intanto Palamara deve iniziare a difendersi dalle accuse che gli muove la procura: concorso in corruzione, appunto, insieme all'amica Adele Attisani (considerata l'«istigatrice delle condotte delittuose e beneficiaria in parte delle utilità») per quei viaggi, regali e pure ristrutturazioni che avrebbero ricevuto dall'imprenditore Federico Centofanti: in cambio, secondo gli inquirenti, avrebbe messo al servizio dell’imprenditore la sua funzione di magistrato. A rischiare il processo anche l'ex consigliere del Csm Luigi Spina, che si è dimesso a causa dello scandalo, accusato di rivelazione di segreto d’ufficio e favoreggiamento. Nei guai anche il titolare di un'agenzia di viaggi, Giancarlo Manfredonia, che secondo il capo d'imputazione avrebbe fornito «false informazioni e documentazione artefatta» alla guardia di finanza per aiutare Palamara e Centofanti a «eludere» le indagini.
Accuse tutte da provare, ma intanto oggi si parte dalle intercettazioni.
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