Lo sguardo del figlio al padre davanti al cancello della casa di riposo:
«Sto bene, stai tranquillo»

Giovedì 9 Aprile 2020 di Sergio Capotosti
Lo sguardo del figlio al padre davanti al cancello della casa di riposo: «Sto bene, stai tranquillo»

TERNI Mancano, le carezze, gli abbracci, ma il calore che un figlio vuole trasmettere al padre in un momento difficile come quello che stiamo vivendo può arrivare anche attraverso uno sguardo. Anche se di mezzo c'è un cancello di ferro spesso un metro e la distanza sembra infinita, gli occhi si specchiano tra loro, scambiandosi emozioni che le parole dette al telefono possono solo accompagnare. È la forza di Paolo e la tenacia di Ruggero. Nei loro sguardi la voglia di superare questo difficile momento, accompagnati dal calore che Annalisa Marrone trasmette ogni volta che Ruggero esce per fare la sua consueta passeggiata nel piazzale della residenza per anziani di Collerolletta a Terni.
«Esce per tre volte al giorno. E si fa le sue belle camminate», racconta Marrone, assistente sociale a Collerolletta. Ed è durante una di queste passeggiate che il figlio Paolo si è avvicinato al cancello. Troppo forte la voglia di vedere da vicino il suo amato padre. Le telefonate non bastano più. Il cellulare rimane attaccato all'orecchio del figlio anche se il padre è lì a pochi metri di distanza, ma serve solo per capirsi meglio. Quello che conta è rivedersi. Ma guai a superare quella soglia. «Eravamo a una distanza ben oltre quella di sicurezza», dice Marrone per evitare che si generino incomprensioni. Da quando è esplosa l'emergenza coronavirus Collerolletta ha chiuso ogni rapporto con l'esterno, a tutela degli anziani e del personale. I contatti rimangono. Telefonate, videochiamate. Si fa del tutto per garantire il rapporto con le famiglie. Ma è la forza dello sguardo che fa la differenza. «Alcuni familiari ci chiedono di poter far affacciare alla finestra i loro cari che hanno difficoltà a muoversi e nei limiti del possibile lo facciamo» racconta Marrone.
Ma per Ruggero è diverso. «E chi lo ferma», fa una battuta Marrone. Classe 1925, ha evitato l'influenza Spagnola, ma ha vissuto la seconda guerra mondiale a bordo di una corazzata. «Nel 1941 sono partito militare a sedici anni come volontario. La guerra la volevo vincere». Originario di Norcia, ha lavorato per diciotto anni nella sua tabaccheria di Foligno, e oggi si trova a combattere una nuova guerra, quella sanitaria contro il Covid-19. Per uno che ha visto morire davanti ai sui occhi 82 compagni - «la nostra nave venne centrata da un missile» - l'emergenza di questi giorni potrebbe essere una passeggiata, ma da buon marinaio Ruggero non perde di vista la rotta. «È molto semplice. Basta stare distanti e tutto passerà», dice con tono rassicurante. «A mio figlio ho detto che sto bene, qui sono in buona compagnia», dice con tono divertito riferendosi al calore delle assistenti sociali. «Mi piace parlare con loro e sanno bene che quando discuto ho sempre ragione», aggiunge Ruggero per far capire che a Collerolletta tutti lo conoscono. «È davvero una persona speciale», conclude Marrone.

Ultimo aggiornamento: 14:33 © RIPRODUZIONE RISERVATA