Matteo, la sindrome di Asperger e il coronavirus: «Stringi forte i denti e ce la faremo»

Mercoledì 25 Marzo 2020 di Vanna Ugolini
Matteo, la sindrome di Asperger e il coronavirus: «Stringi forte i denti e ce la faremo»

Ci sono madri a cui non viene richiesto solo di crescere i figli ma anche di gettare ponti di ferro verso il futuro, per farli camminare in sicurezza quando loro, le mamme, non ci saranno più. Ci sono madri che insieme al figlio devono partorire anche le parole con cui farlo parlare ed essere visionarie e vivere la vita minuto per minuto allo stesso tempo. Maria Grazie Proietti è una di queste mamme oltre a essere un medico, una moglie e una persona che ha sempre dedicato la sua vita agli altri, facendo volontariato alla Comunità di Sant'Egidio di Terni. Ha due figli, Michele e Matteo, il figlio speciale, con la sindrome di Asperger.

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Il coronavirus per Matteo e la sua famiglia è stato un vero e proprio terremoto. Perchè Maria Grazia e Matteo hanno fatto tanta strada insieme ma quello che hanno costruito, le abitudini, il lavoro che Matteo riesce a fare con abilità, le passeggiate in città, tutto è stato stravolto. E, insieme, Maria Grazia e Matteo si stanno inventando un mondo nuovo in cui ritrovarsi. «Matteo si è inventato una frase nuova “ Stringi forti i denti e ce la faremo". L'ha detta al padre, mentre  stava aprendo la porta  alla fine di una giornata complicata, l’ennesima lunghissima giornata complicata per chi fa il medico in prima linea, gli ha sorriso e l’ha ripetuta forte “ stringiamo forte i denti e ce la faremo !”». 

Com'è cambiato il mondo di Matteo, senza più le abitudini che gli davano forza e lo orientavano: «Ora vorrebbe abbracciare il padre, proprio lui che non ha mai voluto essere abbracciato, che ha sempre detto "basta" di fronte anche ad un sorriso innocente di buon giorno. Oggi vorrebbe essere abbracciato, ma sa che non può e rispetta il ruolo del padre che è medico e quindi preferisce tutelarci e stare lontano».

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A Matteo piaceva camminare vicino alle sponde del fiume Nera. Aveva individuato un percorso e riusciva a fare lunghe passeggiate da solo, sotto il parco di casa e lungo il fiume. Gli piaceva controllare il livello del fiume.

«Adesso non può più farlo. Quando vede qualcuno che corre dice "perché c’è gente in giro che ancora lo fa?" E arriva subito la domanda terribile ma precisa, "Perché lui corre e io non posso? Sono diverso?".  Non posso dire che in una città comunque vuota non è prudente “ per lui “ uscire da solo e allora mi invento una scusa, alla quale non crede per niente ma finta di credere. E poi mi guarda e dice: “Ma poi tornerò a fare le passeggiate, ci tenevo tanto !”».

La convivenza, in casa, con le abitudini travolte, non è facile: «Pochi giorni fa si era arrabbiato come me perchè, mentre preparavo la pasta ho usato il mestolino con il quale cucinavo la verdura per girare la “ sua “ pasta  ed è rimasta una piccolissima traccia di verdura . Si è inquietato  tanto, si è offeso al punto tale che ha detto che sarebbe voluto andare a vivere da solo. Ci sono rimasta così male che non ho saputo dire nulla ed allora mi hai guardato e mi hai detto “Piangi? “ Ho scosso la testa, non piangevo, ma ero rimasta muta. Me ne sono andata in un'altra stanza».

Quando sembra di aver percorso un pezzo di strada faticoso ma lungo, ci sono momenti in cui crolla tutto e sembra che si sia tornati al punto di partenza. Sembra che i progressi fatti si cancellino in un istante. 

«Poi piano piano è tornato, mi ha detto che le “ bietoline “ forse le avrebbero mangiate gli erbivori, non noi. l'ho guardato, aveva cercato di costruirsi una risposta sua e ce la stava facendo».

Ma quello che  manca di più a Matteo è il suo lavoro. Matteo lavora in una biblioteca, a Terni, c'è andato finchè ha potuto, ha lustrato tutta la biblioteca con gli igienizzanti, si è screpolato le mani per pulire, ha anche fatto un cartellone per fermare il virus. Poi, però, la biblioteca ha chiuso e Matteo è dovuto stare a casa. 

«Ora fa i  “ lavoretti “ come li chiami lui: ha iniziato  a lavorare, colorando un libro bellissimo, “antistress” e sta già progettando una mostra dei suoi disegni colorati quando finirà questo periodo. Con questo gesto mi ha spiazzato. Mentre fino ad ora pensavo di rassicurarlo, oggi lo fai lui con me: sta pensando ad una cosa bellissima , disegni pieni di colore , fatti in un momento così buio, da mostrare alla tua città, quando il virus finirà di prenderci vita, cuore e cervello», spiega la mamma.

«E’ complicato vivere con Matteo perchè capisce troppo i nostri pensieri: davanti a lui  siamo come nudi, indifesi, ci legge dentro tutto:ansie, preoccupazioni, indecisioni.

Ma è anche straordinario vivere con lui, perché nonostante la bietolina rimasta sul mestolino, è pieno di speranza, non si lamenta di questa “quarantena” , colora, disegna, prega tutti i giorni e aspetta come tutti i giorni che papà dia finalmente la “buona notizia” : oggi non ci sono stati nuovi casi positivi per questo virus». 

Ultimo aggiornamento: 13:10 © RIPRODUZIONE RISERVATA