La psicologa e il ritorno in classe: «Fate giocare i bambini»

Lunedì 7 Settembre 2020 di Cristiana Mapelli
La psicologa e il ritorno in classe: «Fate giocare i bambini»

PERUGIA - Il ritorno a scuola quest’anno, per diversi motivi è crocevia di polemiche, paure, ansie, sia per giovani studenti che per docenti e famiglie. Qualche consiglio dalla psicologa Claudia Crispolti per vivere più serenamente questo rientro sui banchi.
Dottoressa Crispolti, che impatto psicologico avrà il ritorno a scuola sui ragazzi?
«Se è fondamentale contenere la diffusione del virus, è altrettanto importante ricordare che abbiamo a che fare con delle persone e una persona non è solo il suo corpo fisico e biologico, ma molto di più. Per questo il 6 agosto il Consiglio nazionale psicologi ha stipulato un accordo con il ministro dell’Istruzione Azzolina per garantire sostegno psicologico agli studenti».
La didattica a distanza ha messo in crisi gli studenti?
«L’intervento educativo deve recuperare l’aspetto di umanizzazione che con la didattica a distanza (dad) si è praticamente smarrito. Il rischio è appunto la disumanizzazione dell’insegnamento, che si fa mero atto robotico con bit di informazioni trasmesse dallo schermo al cervello. E’ anche mancato l’aspetto della regola della reciprocità e si è dato ampio spazio al solipsismo narcisistico di cui è già tristemente impregnata la nostra società».
Il lockdown ha tolto ai ragazzi una pezzo importante per la loro crescita?
«Lacan afferma “l’altro sei tu”, ovvero è nell’incontro con l’altro che conosciamo noi stessi, soprattutto nella fase di crescita. L’empatia si allena tra i banchi e necessita di guardarsi negli occhi e riconoscere le emozioni attraverso la mimica del volto: i neuroni specchio si attivano quando osserviamo e percepiamo le emozioni dell’altro, per questo è auspicabile ridurre l’uso della mascherina ai reali momenti di impossibilità di distanziamento».
Che ruolo giocano i genitori?
«Il patto tra scuola e famiglia deve essere come quello tra paziente e terapeuta, cioè una alleanza profonda con l’obiettivo comune che è la crescita a 360 gradi. Dopo i mesi di dad, con poche regole, ora dobbiamo prepararli ad un rientro morbido dove gradualmente possano ri-introiettare cioè fare proprie, le regole che la presenza dell’altro e in questo caso anche del virus ci impone».
Cosa accade nella psiche degli adolescenti?
«Fragili cuori di carta, i ragazzi si scoraggiano e non reggono l’urto con la realtà tendendo a sfuggirla con l’evitamento che con il lockdown è stato involontariamente spinto al massimo dando vita in casi estremi ad un vero e proprio Hikikomori. Una sindrome nasce nei paesi orientali occidentalizzati velocemente, come il Giappone: la società è cosi spaventosa che i ragazzi preferiscono chiudersi in casa e mollare la presa sul vivere. E’ importante insegnare a tolleranza alle frustrazioni: non sempre le cose vanno come vorremmo ma non per questo dobbiamo lasciar perdere».
Qualche consiglio utile a genitori, docenti e studenti per vivere questa fase serenamente?
«Rafforzare la collaborazione scuola/famiglia, supportare i ragazzi nelle loro fragilità e nei loro dubbi e nel caso segnalare per attivare il sostegno psicologico ed inserire momenti leggeri con esercizi fisici dal posto o canto». Come aiutare i più piccoli?
«Il gioco rimane la chiave di accesso per spiegare la situazione attuale e alleggerirla e bisogna favorire le attività di gruppo e condivisione pur nel rispetto delle norme vigenti».

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