Coronavirus, al lavoro per recuperare i soldi europei
ecco come ottenere centinaia di milioni

Lunedì 8 Giugno 2020 di Federico Fabrizi
Servono investimenti per uscire dalla crisi
PERUGIA Smontare e rimontare. In pratica, riprogettare un pezzo dei finanziamenti europei per far fronte alle conseguenze dell’emergenza Covid, farlo dentro i paletti fissati da Bruxelles e nel perimetro della bozza di accordo Governo-Regioni, però farlo subito. La giunta regionale ha la rotta tracciata, l’assessore al bilancio Paola Agabiti ha lavorato a testa bassa nelle ultime settimane e messo in fila i numeri. 
La manovrona di Palazzo Donini sui finanziamenti targati Ue vale complessivamente 108 milioni di euro e domani arriva nell’aula del consiglio regionale. La riprogrammazione ha toccato i fondi Fse e Fesr: «Per dare un aiuto diretto alle imprese e ai cittadini», è il messaggio di Agabiti. Precisamente: 53 milioni provengono dal Fondo sociale europeo e oltre 55 dal Fondo europeo di sviluppo regionale. 
Sono risorse tecnicamente definite «libere» che la Regione rischiava di non utilizzare per una questione di tempi. A Bruxelles, infatti, le spese si calcolano di sette anni in sette anni e il segmento di programmazione 2014-2020 è ormai quasi al termine. La giunta Tesei - e la maggioranza di centrodestra - mettono sul tavolo il fatto che l’Umbria negli anni scorsi non sia riuscita a spendere una buona parte delle risorse disponibili: il livello di attuazione dei fondi risulta più basso soprattutto rispetto alle Regioni del centronord. Anche su questo si misurerà il confronto politico in Aula domani.
Gli uffici della Regione hanno svolto una ricognizione agli inizi di maggio: per il Fondo sociale europeo dalla dotazione di 237 milioni di euro sono stati allocati 184 milioni; invece per il Fesr risultano allocati 319 milioni su 421, su questo fronte la giunta Tesei si era già mossa in febbraio con una prima manovra di riprogrammazione da 21 milioni. «In questa fase - spiega l’assessore Agabiti - interveniamo su alcune priorità chiare e definite: sanità, sostegno alle imprese e al reddito, sociale e istruzione».
IL CONFRONTO CON IL GOVERNO
La partita dei fondi europei, però, coinvolge anche il Governo. Palazzo Chigi, infatti, ha proposto un’intesa con le Regioni per fissare insieme le traiettorie della riprogrammazione a partire da alcuni punti fermi. La trattativa va avanti da settimane, Palazzo Chigi insiste per interventi quasi uguali per tutti, eventualmente da compensare territorio per territorio, l’accordo però non c’è ancora. I governatori, in particolare quelli di centrodestra, non sono convinti di ottenere vantaggi reali da un’intesa del genere, per questo la decisione di Tesei e Agabiti è di non perdere altro tempo e muoversi comunque in anticipo, riprogrammando il prima possibile una parte delle risorse europee attraverso una proposta da presentare, se necessario, direttamente agli uffici della Commissione europea. La filosofia è simile a quella adottata per il tira e molla sulle riaperture: spingere sì, ma nel perimetro delle regole. La manovra umbra, infatti, è costruita all’interno delle misure “anti-Covid” dell’Unione Europea e rispettando le priorità indicate nella bozza di accordo tra Governo e Conferenza delle Regioni. Intanto, però, si parte.
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