Coronavirus, sanità alla fase 2: in campo le cliniche private

Venerdì 17 Aprile 2020 di Luca Benedetti
La clinica di Porta Sole a Perugia
PERUGIA - Anche la sanità in fondo al tunnel della crisi feroce e della paura per il virus, vede la Fase 2. O, per lo meno la pianifica. Si muove l’Azienda ospedaliera di Perugia che guarda con prudenza a un ospedale non tanto post Covid-19, ma fuori dall’emergenza sì. Ci guarda anche con l’intesa di portare l’attività nelle cliniche private, passo che ieri ha messo nero su bianco la giunta Tesei con l’approvazione dello schema di accordo che andrà firmato nei prossimi giorni. Sono cinque le case di cura che, in Umbria, hanno le caratteristiche per aderite all’intesa.
«Per diverse settimane abbiamo lavorato in un clima di guerra», ha detto ieri mattina in videoconferenza Antonio Onnis, il commissario straordinario dell’Azienda ospedaliera di Perugia che il Primo maggio tocca l’anno di lavoro al Santa Maria della Misericordia. Un clima di guerra che ha portato, per esempio, i posti letto dell’ospedale di Perugia da 782 a 683 con chiusura e riassetto dei reparti, la destinazione di reparti Covi- 19 e la riapertura di una seconda Rianimazione. I numeri dicono che i posti in Terapia intensiva sono passati da 13 a 29 che le aree Covid-19 possono ospitare 65 pazienti e che le aree di determinazione di degenti Covid-19 (le cosiddette aree grige), hanno 31 posti letto. A oggi all’ospedale perugino sono passati 384 persone con il coronavirus o con diagnosi di sospetto contagio.
Onnis, pur nella prudenza, è stato chiaro: «Abbiamo avviato il confronto sulla ripresa in condizioni di normalità da mettere in campo in base all’evoluzione dell’emergenza. Dopo l’utilizzo dell’ospedale di Branca per gli interventi sui malati oncologici, c’è la necessità di riprendere l’attività in maniera più massiccia». Ecco perché l’Azienda ospedaliera ha già avviato l’interlocuzione con 4 case di cura private: Porta Sole, Liotti, Villa Fiorita e Lami.
«Attenzione- dice Onnis- questo non significa che si lascia spazio all’attività dei privati, ma che l’attività pubblica viene esportata in quelle sedi». Questo, ha spiegato Onnis, servirà all’ospedale perugino per tornare a farsi carico a tutto campo della chirurgia avanzata (cioè interventi definiti di classe A), dalla cardiochirurgia alla chirurgia vascolare passando per la neurochirurgia. Il tutto con la seconda Terapia intensiva che verrà destinata alla ripartenza.
Onnis ha anche sottolineato che l’ospedale partecipa a dieci sperimentazioni per la cura del Covi-19 anche «se è presto per avere indicazioni nette sulla loro efficacia»
CON I PRIVATI
In soccorso della sanità pubblica impegnata nella sfida al virus, arriva la delibera della giunta Tesei sull’intesa con le case di cura private. Le mosse le spiega l’assessore alla Sanità, Luca Coletto: «La Regione ha quindi stabilito un accordo, che sarà presto firmato, con le Case di Cura Aiop Umbria e Aris Umbria grazie al quale le strutture private metteranno a disposizione posti letto per pazienti non Covid attualmente degenti presso gli ospedali pubblici, oppure che sono accolti quotidianamente presso i servizi di triage dei Pronto soccorso e che necessitano di prestazioni di tipo urgente o non procrastinabili. Inoltre, garantiranno le prestazioni chirurgiche non procrastinabili con ricovero programmato».
Le Case di Cura, tra l’altro, potranno erogare le prestazioni eseguite dai professionisti che operano al loro interno per i pazienti già in lista di attesa e sempre secondo la progressiva e graduale riattivazione dell’attività sanitaria non procrastinabile, sono inoltre abilitate ad effettuare direttamente con proprio personale i prelievi per gli esami diagnostici a dipendenti e pazienti che si devono ricoverare.
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