Lavoro e consumi mortificati dal lockdown

Mercoledì 24 Giugno 2020 di Fabio Nucci
Lavoro e consumi mortificati dal lockdown
PERUGIA - «Una crisi senza precedenti e con conseguenze inedite». Le misure anti contagio hanno lasciato il segno sull’economia regionale, sorpresa in una fase di ripresa debole e stretta tra ricorrenti limiti strutturali. Il rapporto Bankitalia 2020 certifica le difficoltà di un sistema che rischia di collassare. Dal lavoro ai consumi, dal fatturato agli investimenti, le prospettive di famiglie e imprese sono dominate dall’incertezza. «Le cause di questa crisi sono nuove – spiega Miriam Sartini, direttrice della filiale di Perugia – con una contemporaneità tra crollo della domanda e vincoli all’offerta (sospensioni attività, ndr), con effetti differenziati tra i settori».
Pesano i limiti della regione, con imprese piccole e poco strutturate, con produzioni poco remunerative e produttività dei fattori scarsa. Così, a fronte alla timida ripresa 2019 (+0,50% del Pil), sull’economia regionale sono piombate conseguenze pesanti. «Nel primo semestre la riduzione del fatturato è stimata in circa il 20% - spiega Paolo Guaitini, Nucleo ricerca economica – più accentuata per i servizi (21,2%) rispetto all’industria (17,6%)». Un calo che ha coinvolto maggiormente il terziario, per l’interruzione delle attività di alloggio, ristorazione e commercio al dettaglio non alimentare. «Le prospettive peggiori riguardano il turismo – si legge nel rapporto - la cui ripartenza sarà molto graduale ma il recupero potrebbe essere meno lento rispetto ad altre aree del Paese, vista la bassa dipendenza dal turismo internazionale». Effetti negativi anche sull’edilizia che a marzo ha visto dimezzare le ore lavorate ma che potrebbe contenere le perdite grazie ad incentivi e accelerazione della ricostruzione. Sul fronte industriale, si delinea una caduta simile a quella 2008 con un calo di fatturato più accentuato per cementifici, automotive e aerospace, abbigliamento. «Solo settore alimentare e produttori di beni igienizzanti e sanitari hanno incrementato le vendite». Grigie anche le prospettive sulle quali gravano le incertezze legata all’evoluzione della pandemia.
Il lockdown ha congelato quasi il mercato del lavoro che pure nel 2019, dopo due anni di stabilità, era tornato a salire (+2,2%). Nel 2020, infatti, le assunzioni sono crollate stando ai dati ANPAL, tra il 23 febbraio e il 23 aprile, si sono ridotte del 52,5% (-50,9 in Italia). Le misure restrittive hanno minato la tenuta finanziaria delle imprese e tra quelle che hanno subito la sospensione, una su quattro è a rischio illiquidità. Più esposte, imprese micro, della provincia di Terni, del commercio-turismo e “rischiose”. «Dal mese di marzo la flessione dei prestiti si è attenuata – spiega Daniele Marangoni – anche per le misure governative di sostegno del credito. Tramite il Fondo centrale di garanzia, tra il 25 marzo e il 26 maggio sono state accolte circa 5.300 richieste con 210 milioni di finanziamenti erogati (il 90% per i prestiti sotto i 25mila euro), il quadruplo dello stesso periodo 2019».
Le incertezze hanno frenato i consumi e la domanda di finanziamento delle famiglie che, come risposta, hanno incrementato le disponibilità in conto corrente (+8,2%) e, nei primi tre mesi 2020, ridotto richieste di mutui e piccoli prestiti. Già nel 2019 la spesa per beni durevoli si era ridotta e nel primo quadrimestre si è accentuata, basti pensare che le immatricolazioni sono scese del 55,7%. Nonostante le famiglie vulnerabili siano solo lo 0,4% (dato più basso di quello nazionale), si sono accentuati gli elementi di fragilità: il reddito da lavoro dipendente è più basso, una famiglia su quattro si regge su un lavoro precario, una su cinque ha visto i componenti impegnati in settori sospesi dal covid. Difficoltà che si sono tradotte in 24 mila lavoratori in cassa integrazione in deroga, un’impennata del 44% dell’indennità di disoccupazione mentre il 13% dei lavoratori sono irregolari e quindi senza sussidi.
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