Amelia, Maria Chiara uccisa a 18 anni da un'overdose: il fidanzato a processo per omicidio preterintenzionale

Giovedì 1 Settembre 2022 di Nicoletta Gigli
Amelia, Maria Chiara uccisa a 18 anni da un'overdose: il fidanzato a processo per omicidio preterintenzionale

TERNI - Maria Chiara se n’è andata il 10 ottobre di due anni fa. Stroncata nel sonno dall’assunzione di droga nel giorno del suo diciottesimo compleanno.

Sulla tragedia, che si consumò in un appartamento di via delle Rimembranze, ad Amelia, si apre la fase processuale al tribunale di Roma, competente per territorio in quanto la coppia ha acquistato e assunto nella capitale la dose di eroina per festeggiare la maggiore età della vittima.

Il 13 dicembre, di fronte al gup, Maria Gaspari, ci sarà l’udienza preliminare per l’unico indagato, il fidanzato di Maria Chiara, Francesco Gnucci, 23 anni, di Amelia.

Per lui viene chiesto il processo per omicidio preterintenzionale “perché, dopo aver accompagnato Maria Chiara Previtali, a lui legata sentimentalmente e maggiorenne da poche ore, a Tor Bella Monaca, ove la coppia giungeva nel pomeriggio del 9 ottobre per acquistare sostanza stupefacente da assumere congiuntamente, iniettando una dose di quantità imprecisata nel braccio della ragazza, mediante agopuntura, modalità mai sperimentata da Maria Chiara, e quindi con atto diretto a lederne l’integrità fisica e comunque favorendo la medesima nell’assunzione della sostanza, ne cagionava la morte sopravvenuta per effetto dell’assunzione della sostanza iniettata e dell’assunzione, nelle ore successive, di ulteriore sostanza stupefacente del tipo cocaina in quantità non precisata ma non elevata, di alcol (in parte in sua presenza) plurimi fattori che, interagendo, cagionavano la morte nel sonno della ragazza per arresto cardiocircolatorio”.

E’ probabile che per Gnucci, che il 10 ottobre 2020 rese una confessione piena e lasciò la  caserma dei carabinieri di Amelia dopo aver contribuito a ricostruire nei dettagli le ultime ore passate con la fidanzata, si scelgano riti alternativi che consentano la definizione del processo in sede di udienza preliminare.

Le indagini dei carabinieri sulla tragedia che scosse una provincia profondamente segnata per il doppio decesso, quattro mesi prima, di Flavio e Gianluca, i due quindicenni ternani scivolati dal sonno alla morte ognuno nel proprio letto dopo aver assunto metadone, portarono ad aprire un altro fascicolo contro ignoti. Con l’ipotesi di reato di “morte come conseguenza di altro delitto”. I militari, coordinati dal pm, Camilla Coraggio, andarono a caccia per mesi di chi, a Tor Bella Monaca, cedette la dose di eroina alla coppia amerina. La spietata caccia al pusher però non ha consentito di dargli un nome.

E’ per questo che a processo andrà solo Francesco, che dopo la tragedia raccontò agli investigatori dell’arma dell’eroina comprata la mattina precedente a Roma, dell’apericena per i 18 anni di Maria Chiara saltata perché il locale è pieno di gente, del brindisi a casa di Francesco, conosciuto alle forze dell’ordine.

E poi il buco insieme. Il primo e, per un tragico destino, l’ultimo per la giovanissima amerina, una vita passata tra la passione per il kung fu ed i libri di scuola.

A marzo l’esito dell’autopsia. Secondo cui Maria Chiara se n’è andata per un’insufficienza cardiocircolatoria acuta dopo aver assunto un mix di sostanze: “Si ritiene molto probabile che l’insufficienza cardiocircolatoria acuta - scrive il medico legale, Massimo Lancia - sia stata determinata dall’assunzione di numerose sostanze ad azione tossica quali eroina, cocaina, alcol e thc. L’eroina era in fase di eliminazione, quindi l’assunzione era datata molte ore prima della morte. La successiva assunzione di alcol etilico e cocaina in quantità non elevate, insieme al sonno e alla pregressa assunzione di eroina, ha interagito e portato a questa morte molto rapida, realizzatasi nel sonno nel giro di pochi minuti, per insufficienza cardiocircolatoria acuta”.

A luglio 2021, conclusi gli accertamenti tecnici, fu notificato il  dissequestro dell’appartamento dove si consumò la tragedia.

Due anni dopo si terrà l’udienza in cui si chiederà il rinvio a giudizio di Francesco, assistito dall’avvocato, Francesca Carcascio, per omicidio preterintenzionale.

I genitori della vittima, il cui decesso resterà per sempre una ferita aperta per la piccola comunità dove tutti si conoscono, si sono affidati all’avvocato Manlio Morcella.

© RIPRODUZIONE RISERVATA