Una vera tempesta di tweet ha travolto la prima puntata dei live di X-Factor. A far imbestialire gli spettatori è stata l'inconsueta presenza del pubblico all'interno della Sky Wifi Arena, nonostante le restrizioni anti-Covid dell'ultimo Dpcm del premier Conte prescrivano la chiusura dei cinema e dei teatri, considerati luoghi di contagio.
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Cinema e teatri chiusi ma lo studio di X Factor è con il pubblico, sono senza parole!#XF2020 #XFactor2020
— Paolo Mansolillo (@PaoloMansolillo) October 29, 2020
La casa di produzione del programma condotto da Alessandro Cattelan, la Freemantle, ha provato a ricreare una atmosfera simile a quella delle precedenti edizioni, ingaggiando un pubblico di figuranti, tutti distanziati tra loro e monitorati costantemente tra misurazione della temperatura e tamponi. La precisazione è arrivata immediatamente sui social, con risposte individuali ai singoli utenti che si chiedevano come mai fossero presenti così tante persone in sala, e poi con una dichiarazione ufficiale sul profilo Twitter del programma.
Il pubblico a #XFactor2020 sì e nei teatri no?! 🤔
— mirta broggi (@mirtabroggi) October 29, 2020
«Il pubblico presente a X-Factor segue tutti i protocolli previsti dalle norme: distanziamento, mascherine e tampone prima di accedere al teatro - si legge nel comunicato del programma -. Il numero dei presenti rientra nella capienza prevista dalle disposizioni attuali. Le persone presenti in sala, inoltre, sono persone assunte appositamente e come tali dispongono delle autorizzazioni necessarie». Inoltre, la produzione ha provveduto a far indossare sempre e a tutto il pubblico delle mascherine trasparenti, che hanno tratto in inganno molti spettatori.
Il pubblico presente a #XF2020 segue tutti i protocolli previsti dalle norme: distanziamento, mascherine e tampone prima di accedere al teatro. Il numero dei presenti rientra nella capienza prevista dalle disposizioni attuali.
— X FACTOR (@XFactor_Italia) October 29, 2020
In ogni caso questa decisione non è stata presa benissimo. Alcuni sostengono,infatti, si sia trattata comunque di una trovata di cattivo gusto vista la situazione di difficoltà in cui versano i lavoratori del mondo dello spettacolo.