Rai a Milano, no di Zingaretti: «L'audiovisivo è radicato in questo territorio»

Martedì 1 Giugno 2021 di Barbara Jerkov
Rai a Milano, no di Zingaretti: «L'audiovisivo è radicato in questo territorio»

Roma è la capitale dell'audiovisivo in Italia. E tale deve restare. Lo dice molto chiaramente Nicola Zingaretti, presidente della Regione Lazio e fino non molto tempo fa leader del Partito democratico.
La querelle, innescata da una decisione adottata dal Consiglio d'amministrazione Rai in scadenza, di finanziare la realizzazione di un nuovo centro di produzione della tv pubblica a Milano, dando vita di fatto a una vera e propria Saxa Rubra del Nord, ha scosso politica e imprese. I candidati sindaco già in campo nella corsa per il Campidoglio - Virginia Raggi, Roberto Gualtieri e Carlo Calenda - hanno stretto un patto virtuale per stoppare il trasferimento di risorse e competenze via da Roma. E il deputato dem Roberto Morassut ha investito della questione il Parlamento, annunciando un'interpellanza alle Camere.
«Penso innanzitutto che un Cda in scadenza, come è quello della Rai, debba evitare scelte così strategiche a poche settimane dalla sua cessazione», avverte a sua volta il governatore del Lazio.

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FATTORE TEMPO
I tempi effettivamente in questo caso non sono un dettaglio secondario: entro metà giugno Mario Draghi nominerà il nuovo presidente e il nuovo amministratore delegato della Rai. E, con un colpo di coda a sorpresa, l'uscente Marcello Foa ha portato in Consiglio, alla fine della settimana scorsa, la delibera cara alla Lega che attendeva da anni il via libera di viale Mazzini.
Poi c'è il merito della questione. Ovvero un'industria, quella dell'audiovisivo italiano, che a Roma ha mosso i suoi primi passi, forte di una tradizione antica quanto Cinecittà prima e la Rai del servizio pubblico poi.
«Mi sono sempre battuto per il rafforzamento di tutte le città italiane, senza sterili campanilismi», premette dunque Zingaretti. «Ma è anche vero che ogni città ha le proprie vocazioni, che derivano dal tempo, dalla tradizione e da consolidate esperienze: e l'audiovisivo, la produzione televisiva, la tv pubblica sono proprie di Roma, della Capitale d'Italia e del Lazio». Ieri, dalle colonne del Corriere della Sera, sono intervenuti per blindare il trasloco sia il sindaco di Milano Giuseppe Sala, che il presidente della Lombardia Attilio Fontana. «Noi chiediamo quello che ci spetta», fa sapere brusco il primo cittadino milanese, «del progetto al Portello si parla da anni. Se all'ultimo momento qualcuno, per motivi elettorali, ha qualcosa da dire mi chiami pure». Inutile star qui a notare che semmai la mossa elettoralistica stavolta è partita dal fronte nordista e non certo da Roma. Stessi toni da Fontana: «È stata finalmente presa una decisione su un progetto che risponde a una logica di strategia industriale che guarda al futuro dell'azienda, di Milano e del territorio. Polemizzare contro questa decisione a soli fini elettorali è triste».
Zingaretti non ci sta e controreplica volentieri guardando a cifre e risultati: «Il nostro è il principale territorio dell'audiovisivo in Italia, quello con più produzioni e con più investimenti, anche grazie alla Regione Lazio: in quest'anno straordinario, ci siamo confermati la Regione italiana che investe di più nel comparto, la seconda in Europa.

Quasi 30 milioni di euro in un anno per contrastare la crisi del settore, per aiutarlo a ripartire, a crescere, a incontrare il mondo. La Regione Lazio dal 2013 ha investito circa 150 milioni di euro a sostegno del comparto del cinema e dell'audiovisivo. Penso quindi che mantenere e supportare questo profilo, senza inutili forzature, sia un bene per tutto il Paese».

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