Viaggio a Nisida, dove c'è il vero Mare Fuori

Da Carmine a “o’ Pirucchio”, i ragazzi della serie tv del momento esistono davvero. Alcuni di loro ora sono pizzaioli affermati o artigiani della qualità. Siamo entrati nel carcere minorile di Nisida per raccontare le storie che hanno ispirato la fiction

Domenica 19 Marzo 2023 di Valentina Panetta, nostra inviata
Nisida, dove c'è il vero Mare Fuori: viaggio nel carcere minorile con i ragazzi e le storie che hanno ispirato il successo Rai

NAPOLI - La prima scena dell’ormai celebre serie tv Mare Fuori si apre con un gruppo di ragazzi in barca a vela nel golfo di Napoli: sono detenuti del carcere minorile di Nisida che in questo modo conoscono un’opportunità diversa rispetto a quelle che gli ha fornito la criminalità.

Quei ragazzi nella realtà esistono davvero. E anche la barca. Fu confiscata a un gruppo di trafficanti di uomini in Croazia. Quando le forze dell’ordine la intercettarono trasportava 57 migranti provenienti da Siria e Afghanistan. Per viaggiare stipati l’uno sull’altro avevano pagato 5mila euro ciascuno. La magistratura la affidò alla comunità di recupero Jonathan che da circa dieci anni si occupa dei minori di Nisida. 


Edoardo, Mimmo, o’ Pirucchio che vedete nella foto in questa pagina sono Emanuele, Salvatore e Michele nella foto di destra. In questo switch diventano reali le storie raccontate nella finzione: ci sono persone realmente morte per mano di Edoardo, genitori che davvero hanno denunciato il figlio come Pirucchio o vittime di una rapina per mano del Pino di turno.

Mare Fuori, Micciarella e la Sanità


Gli alter ego dei protagonisti di Mare Fuori si trovano a Nisida, il vero carcere, mentre nella serie il penitenziario si trova al molo San Vincenzo a Napoli, nel quartier generale della Marina Militare. 
Ci accompagna Giuseppe Pirozzi, nella serie è Micciarella che in italiano significa piccola miccia, indica chi ha un carattere impetuoso, fumantino, facilmente infiammabile. Il suo personaggio prende spunto dai ragazzi di un quartiere particolare di Napoli, la Sanità. «Se Napoli è un mondo a parte rispetto al resto del pianeta, la Sanità è un mondo a parte rispetto alla stessa Napoli» scriveva Ermanno Rea riferendosi a quel “buco nero pieno di contraddizioni” che si trova nel bel mezzo del centro storico e dove tutti sono chiamati a crescere molto in fretta.

Giuseppe Pirozzi (Micciarella), fuori dal carcere di Nisida

La partenza

L’appuntamento è davanti all’istituto professionale “Alfonso Casanova”. Micciarella ha 15 anni e frequenta l’indirizzo tecnico per diventare regista. È figlio d’arte, il padre ha recitato in Gomorra (faceva la parte di Lelluccio, il figlio di Scianel). Mentre camminiamo, decine di ragazzini lo fermano per una foto o una videodedica. Gli chiedono di ripetere una delle sue battute diventate virali su TikTok: «E comm so’ frisc Doberman mi credi? M chiavass solo io», ossia sono talmente bello che farei l’amore con me stesso. Ci racconta il rapporto con un rione difficile dove spesso l’aggressività è sopravvivenza e spesso il vicino di casa è pregiudicato; in ogni caso si deve lottare contro uno stereotipo che tende a non salvare nessuno. Nella realtà è un ragazzino ponderato, timido, molto riflessivo. Misura ogni parola con attenzione, evita quelle in dialetto. La madre è un paio di passi dietro di noi. Cerca di ridimensionare ogni velleità, teme che il figlio possa restare scottato da una notorietà effimera. 
Il suo cammino verso il carcere si ferma alle soglie del cancello di Nisida. 

La lingua di terra che collega Posillipo a Nisida


Micciarella all’interno delle quattro mura ha gli occhi a mandorla, è un ragazzo Italo-thailandese, minuto come lui. Quando entriamo lo vediamo parlare con il comandante, che nella realtà è una donna, si chiama Eleonora Ascione. Lo sta rassicurando perché il giorno prima ha avuto un’accesa discussione con i compagni di stanza e teme un trasferimento di cella. Le risse qui sono reali, l’ultima si è verificata venerdì scorso e ha coinvolto anche alcuni agenti della Penitenziaria. Attualmente ci sono 55 detenuti, il massimo della capienza regolamentare, anche se in passato si è arrivati a 70. Il 60% sono italiani e hanno un’età compresa tra i 16 e i 22 anni. Sono dentro per lo più per rapina aggravata, reati contro la persona, omicidio e spaccio internazionale di droga.

Il mare fuori al carcere di Nisida

La comandante e il fenomeno Rosa Ricci

Non ci sono donne, l’area femminile è stata chiusa di recente. Sono dati che ci snocciola il direttore Gianluca Guida. Mentre ci porta a visitare i laboratori di pasticceria e artigianato presepiale gli viene naturale canticchiare la sigla di Mare Fuori «…nun t preoccupa’ guaglio’, ci sta ‘o mare for, ci sta o’ mar for». È un grande fan della serie: “Non è come Gomorra che racconta solo il male, c’è la speranza di cambiamento in questa serie tv e in qualche modo dà un senso al lavoro che facciamo qui dentro, cioè cercare di restituire alla società questi ragazzi migliorati».

Nisida, il direttore Gianluca Guida

Non la pensa come lui la comandante Ascione. È la prima donna comandante, ha due figli di 8 e 2 anni. «Sono stata costretta a vedere la serie il giorno che la più grande si è rivolta a me con una battuta ormai celebre della serie: «Uè io sono Rosa Ricci e tu chi cazz si’ per dirmi quello che devo fare?». Lì capii che dovevo vederla ma con mia figlia accanto per poterle evidenziare i valori che vale veramente la pena seguire». La preoccupazione principale è che ci sia una banalizzazione del male. E sorprendere che a dirlo non siano tanto gli educatori ma gli stessi detenuti.

La comandante di Nisida, Eleonora Ascione

Ce lo dice Agostino, ora ha 19 anni ma è entrato in carcere quando ne aveva 16. È l’alter ego di Pinuccio, che nella serie è interpretato dal bravo Artem Tkachuk. Agostino è stato arrestato dopo una rapina andata male. Voleva rubare un orologio prezioso, un benzinaio poco lontano ha dato l’allarme e lui per vendetta gli ha spaccato la testa. La prima regola che ha conosciuto è stata la sveglia al mattino. Era abituato ad alzarsi dal letto alle quattro del pomeriggio dopo una notte di bagordi con la sua paranza: alcol, droga e devastazione ovunque passava. A Nisida lo choc di svegliarsi alle 7,30, se arriva in mensa un minuto più tardi delle 8,30 non mangia. Accanto a lui ci sono Andrea e Salvatore. Quest’ultimo denunciato dalla mamma, proprio come Pirucchio nella serie. Passava le giornale a drogarsi, rubava i soldi ai genitori e quando la mamma se ne accorse la massacrò di botte. Andrea, invece, è un ragazzo della provincia di Napoli. Una lite con un suo amico all’esterno di una discoteca si è trasformata in rissa, non ci ha pensato troppo a dargli tre coltellate. 

Carcere minorile di Nisida, da baby boss a operai: le storie (a lieto fine) di chi ha cambiato vita

 

La call con "Don Salvatore"

Quando sono in comunità li mettiamo in videocollegamento con Raiz, voce storica degli Almamegretta e “don Salvatore” nella fiction, cattivo per definizione, uno che nella vita vera ha visto i migliori amici prendere una strada sbagliata: «Da piccolo volevano che facessi il palo di camorra - racconta ai ragazzi-. Mi sono salvato grazie alla musica. Ora io sono qui e il mio migliore amico è al 41 bis». Agostino gli replica impassibile: «Don Salvato’ (lo chiama con il nome d’arte) vi posso dire una cosa? Se nella realtà i boss fossero come voi non durerebbero un giorno, i cattivi nella tv sono troppo buoni. E poi io sono passato per il carcere, non esiste da nessuna parte che le celle stanno sempre aperte, che ogni settimana hanno un permesso, che vivono ragazzi e ragazze. Uà, se fosse così farei tutti i giorni reati». Parla un italiano stentato, lento e premeditato. A scuola non c’è quasi mai andato, anche se è riuscito ad arrivare alla terza media.

Mare Fuori, Don Salvatore e Rosa Ricci

«La maggior parte di questi ragazzi non sa scrivere in italiano, non conosce il corsivo, ha grosse difficoltà a leggere un testo e persino le lancette dell’orologio - racconta Enzo Morgera della comunità Jonathan -. Li accompagniamo alla licenza media che hanno 19-20 anni. Sono spavaldi con una pistola in mano ma quando escono dal loro rione si perdono. Più di una volta quando sono usciti in permesso premio ci hanno telefonato perché non sapevano come ritornare e siamo stati costretti ad andare a riprenderli».

Carmine (Massimiliano Caiazzo) in Mare Fuori

 

Nisida e la comunità

Di permessi premio ce ne sono pochissimi a Nisida, appena 6 su 55 detenuti. Chi passa dall’isola alla terraferma è perché ha scontato la pena o viene affidato a una comunità per un progetto di recupero. Di evasioni, come quelle di Chiattillo, Naditza o Carmine Di Salvo ce ne sono state quattro in tutta la storia del penitenziario. Due avvenute recentemente. Erano due ragazzi stranieri di 17 e 18 anni. Avevano trovato il modo di scappare e farsi venire a prendere con un barchino vicino l’isola di Nisida. «Sa come è andata a finire? - racconta il comandante Ascione -. Che dopo due giorni a girovagare sono tornati nelle loro case e si sono fatti arrestare di nuovo, non sapevano che fare e dove andare. Questi ragazzi più che il mare fuori hanno il vuoto dentro».

 

Ultimo aggiornamento: 25 Ottobre, 11:45 © RIPRODUZIONE RISERVATA