Vega, missione compiuta, il razzo italiano dei record porta in orbita
53 satelliti Rivedi il lancio

Giovedì 3 Settembre 2020 di Paolo Ricci Bitti
Vega decollato oggi, il razzo italiano dei record porta in orbita 53 satelliti Segui la diretta Rivedi il lancio

Missione compiuta per Vega, il missile italiano con il primato mondiale dei primi 14 lanci portati a termine. La sua rinascita nella notte che ha legato di nuovo la giungla amazzonica di Kourou e Colleferro: dopo il fallimento dell'anno scorso, il razzo riapre la via italiana allo spazio sia al business sia alla ricerca scientifica, per di più con la novità del debutto del dispenser con ben 53 satelliti portati in orbite diverse. E' un altro record del nostro comparto aerospaziale che, grazie a 7mila tecnici altamente specializzati in 600 imprese con un fatturato di quasi 3 miliardi di euro, è in prima linea nella space economy mondiale in tumultuosa espansione, affamato di lanciatori proprio di satelliti medio-piccoli come è Vega. Che festa, che brindisi, che orgoglio allora nella notte a Kourou e a Colleferro dopo questi mesi ad altissima tensione.

Vega, il missile lanciatore italiano

Puntualissimo nello spazioporto di Kourou nella Guyana Francese, il lift off  della sedicesima missione è avvenuto alle 3.51 italiane odierne, 3 settembre. Vega si è arrampicato nel buio sopra la foresta tropicale con la consueta e spettacolare agilità: fra i razzi attualmente in servizio è tra i più rapidi a sfrecciare in quota grazie alla potenza dei motori a combustibile solido e alla leggerezza degli stadi in filo di carbonio. Uno dopo l'altro i primi tre stadi si sono separati "nominalmente", ovvero secondo le tabelle messe a punto dagli ingegneri di Avio a Colleferro. Dopo un'ora il rilascio dei primi 7 satelliti, i più corposi, per le comunicazioni, le trasmissioni, l'osservazione della Terra, il rilancio di Internet. Poi tutti altri, compresi i cubesat, cubetti di 10 centimetri di lato pesanti un chilogrammo, alcuni messi a punti da studenti universitari italiani. A quell'età sono soddisfazioni ancora più forti.
 

Il decollo di Vega

Un decollo, quello di stanotte, assai atteso e già posticipato per la pandemia del Covid-19 - uno stop che ha poi costretto ai salti mortali lo staff di Avio - in primavera e da giugno fino a ieri per ben sei volte di fila per le pessime condizioni meteo. Anche il 2 settembre il maltempo aveva bloccato le operazioni. In realtà questa volta non per le forti raffiche di vento in quota sulla costa sudamericana, che potrebbero portare sulla terraferma eventuali detriti del razzo, ma per la situazione in Corea del Sud, dove l'isola Jeju era ed è tutt'ora interessata dal tifone Maysak: su quell'isola c'è una stazione per i rilievi telemetrici della traiettoria del razzo. 

Del resta la via alla spazio è infinita anche in fatto di pazienza. L'astronauta veterano Paolo Nespoli ricorda: «Una volta il lancio del nostro Shuttle dalla Florida venne rinviato a ripetizione, più di 10 volte,  perché su Saragozza c’era maltempo. Che c'entra il maltempo in Spagna con Cape Canaveral? Lì a Saragozza c’è una pista di emergenza se lo Shuttle deve rientrare e allora niente lancio fino a condizioni meteo perfette anche dall'altra parte dell'Atlantico».

 
L'attesa per Vega numero 16 era quindi altissima e così la tensione: questa missione è la prima dopo il ko (a suo volta il primo) nella formidabile carriera del razzo costruito da Avio a Colleferro per l'Agenzia spaziale europea con il coordinamento dell'Agenzia spaziale italiana. Lo spazio, come ripetono sempre gli astronauti, è di chi ha pazienza più che coraggio. Nell'ogiva alla sommità del razzo alto 30 metri sono raggruppati nell'innovativo dispenser Ssms (Small Spacecraft Mission Service) come in un geniale Tetris, i 53 satelliti di 13 paesi che devono essere accompagnati in orbite diverse: un "car sharing" da record che attende di essere scritto in verdebiancorosso nella storia del missilistica mondiale. Il dispenser è opera della Sab aerospace di Benevento. Il payload, il carico pagante, è stato scodellato nel giro di un ora e 49 minuti sul filo dei 28.800 chilometri orari nelle varie orbite previste dopo che Vega ha compiuto due volte il sorvolo completo della Terra a 500 chilometri di altezza. 

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Ssms



In centinaia hanno allora trattenuto il respiro nel caldo soffocante della notte nella giungla che circonda lo spazioporto di Kourou. E allo stesso modo sono restati sulle spine in migliaia a Colleferro, 80 chilometri a sud Roma, dove nello stabilimento fantascientifico dell'Avio è stato costruito il razzo che rappresenta la via autonoma, e per di più a prezzi assai concorrenziali, dell'Italia allo spazio.

I satelliti portati in orbita
Il lancio, finanziato in parte dall'Ue col programma Horizon 2020, non segna solo il ritorno al volo di Vega, ma anche l'esordio del sistema di distribuzione di satelliti dell'Agenzia Spaziale Europea (Esa), Small Spacecraft Mission Service (Ssms), servizio di lancio per piccoli satelliti che consentirà di mettere in orbita 53 tra nano, micro e minisatelliti, da 1 a 500 chilogrammi, a beneficio di 21 clienti di 13 Paesi.


La realizzazione di Ssms è il risultato di una collaborazione tra società italiane e della Repubblica Ceca, con l'Italia capofila. «Grazie a Ssms - dice spiegato Giorgio Saccoccia, presidente dell'Agenzia spaziale italiana - Vega sarà ancora più competitivo e versatile. Avrà, infatti, la capacità di portare in orbita una grandissima quantità e varietà di piccoli satelliti, per fare fronte alla crescente richiesta da parte dell'utenza istituzionale e commerciale», precisa il presidente dell'Asi. Vega ha rilasciato in sequenza i 53 satelliti in un'orbita a circa 500 chilometri di quota: serviranno per esperimenti scientifici, l'osservazione della Terra, le telecomunicazioni e progetti educativi.


«Il nuovo servizio Ssms - ricorda l'Esa - intende fare crescere le tecnologie spaziali in Europa, rendendo più facile trovare opportunità di lancio per i satelliti di piccola taglia. I carichi che viaggiano insieme condividono, infatti, il costo del lancio, rendendolo più conveniente».

In orbita con Vega, ospitato in un CubeSat, un satellite grande come una scatola di scarpe, ci sarà anche il laboratorio di microgravità, Dido3, nato dalla collaborazione tra l'Asi e l'agenzia spaziale israeliana, Isa, in cooperazione con il ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (Maeci) e il ministero della Scienza e della Tecnologia di Israele. A bordo di Dido3 quattro esperimenti che coinvolgono le Università Federico II di Napoli, di Roma 3, Roma Tor Vergata e Bologna. Studieranno, ad esempio, gli effetti della microgravità sulla resistenza agli antibiotici e sui farmaci.

Dei 13 Paesi che hanno affidato a Vega i loro mini satelliti, otto sono europei e fra questi c'è naturalmente anche l'Italia. Con Israele il nostro Paese porta in orbita gli esperimenti Argtm, dell'Università Federico II di Napoli, che studierà gli effetti della microgravità sulla resistenza dei batteri agli antibiotici; Mambo, dell'Università di Roma Tre, per valutare il rilascio dei farmaci nell'organismo in condizioni di microgravità; Spacelys, dell'Università di Bologna, per valutare gli effetti della microgravità su una proteina legata al sistema immunitario; Nogquad, dell'Università di Tor Vergata, per lo studio dell'espressione dei geni e la comparsa di malattie, come sclerosi laterale amiotrofica o la sindrome dell'X fragile.

«Grazie alla capacità di portare carichi di diversa grandezza, Vega è un lanciatore nato con una notevole dote di flessibilità, ma con il sistema Ssms ora può aumentare la quantità di satelliti che è possibile lanciare su orbite diverse», ha detto Saccoccia. «Proprio nel momento in cui sta cambiando la richiesta di satelliti da consegnare nello spazio, Vega diventa uno strumento a supporto della new space economy, una nuova opportunità».

Un'occasione che l'Italia è pronta a cogliere: «Abbiamo iniziative in cui pubblico e provato lavorano insieme e vogliamo sempre più incentivare lo sviluppo di piccoli e nano satelliti, che Vega - ha proseguito - farà volare, anche in riferimento a programmi di alto contenuto innovativo sia nazionali sia dell'Esa». L'Italia, con la sua rete di piccole e medie imprese, «è in grado di costruire piccoli satelliti» ed è pronta a partecipare a questo cambiamento con «l'intera filiera, che va dallo sviluppo all'utilizzo. Vogliamo favorire - ha concluso il presidente dell'Asi - questo nuovo capitolo dell'accesso allo spazio».

Giulio Ranzo, ad di Avio
“Dopo il rinvio di marzo a causa della pandemia COVID-19 e quello di giugno causato da condizioni meteo avverse, il successo del ritorno al volo di Vega è il risultato del duro lavoro di tutto il personale di Avio che continua a dimostrare grande professionalità, competenza e resilienza” ha commentato Giulio Ranzo, Amministratore Delegato di Avio. “L’eccellente performance dell’adattatore SSMS, che ha permesso – prima volta per l’Europa – di portare 53 satelliti in orbita in un singolo volo, aumenta la capacità di Vega di rispondere, in un mercato in continua crescita, alle richieste sempre più esigenti dei clienti”. “Grazie alla ripresa delle attività operative alla base spaziale, ora possiamo già pensare al prossimo volo di Vega previsto per novembre”.

Giorgio Saccoccia, Asi
“Il lancio del Vega rappresenta simbolicamente la ripartenza dell’Italia dello spazio dopo il lockdown dovuto alla pandemia di Covid-19, che ha rallentato la produzione ma non ha spento la creatività e la voglia di innovare di questo importante comparto dell’economia italiana” commenta il presidente dell’Asi, Giorgio Saccoccia “Ora, l’Italia dello spazio ha ripreso a correre. Una storia di grande successo quella del Vega che ha inanellato 14 lanci di successo di fila, un fatto assolutamente non scontato nel trasporto spaziale. Grazie poi al sistema di distribuzione di satelliti SSMS, Vega sarà ancora più competitivo e versatile ed avrà la capacità di mettere in orbita una grandissima quantità e varietà di piccoli satelliti per fare fronte alla crescente richiesta da parte dell’utenza istituzionale e commerciale. Ancora una volta la conferma che è uno veicolo flessibile per fare dello Spazio uno strumento di ritorno economico, importantissimo in un momento difficile come quello attuale”.

I satelliti messi in orbita questa notte saranno utilizzati per varie applicazioni, tra cui l'osservazione della Terra, le telecomunicazioni, la scienza, la tecnologia e l'educazione. La missione numero 16 di Vega si è conclusa con successo 2 ore e 4 minuti dopo il decollo.

Il perfetto esordio della nuova piattaforma SSMS avviato dall'Agenzia Spaziale Europea (ESA) con il contributo della Commissione europea, consentirà di moltiplicare la capacità di lancio di Vega. La realizzazione della piattaforma è il risultato di una collaborazione tra società italiane e della Repubblica Ceca che vede l’Italia come capofila.
Tra i piccoli satelliti messi in orbita anche un altro contributo italiano: ION CubeSat Carrier (In Orbit NOW) – sviluppato dalla società D-Orbit - si tratta di un vero e proprio satellite, di ingombro ridotto e del peso di circa 150 kg di massa complessiva, che ha la funzione di trasportatore di cubesats.

Morena Bernardini, ArianeGroup
Morena Bernardini, direttore della Strategia di ArianeGroup: “Dopo il successo di Ariane 5 il 15 agosto scorso, questo successo del Vega è motivo di soddisfazione per l’intera industria aerospaziale europea. Con la messa in orbita di oltre 50 satelliti, Arianespace, Avio e le istituzioni europee coinvolte nel programma, a cominciare dall’ESA, hanno dimostrato di che cosa sia capace l’Europa quando unisce le proprie forze. ArianeGroup è un partner storico di Avio, avendo le due aziende iniziato a collaborare alla fine degli Anni ’80 per il programma Ariane 5. Il successo di oggi è una conferma che l’Europa può dire la sua in fatto di accesso autonomo allo spazio. Dobbiamo lavorare insieme per garantirci questo diritto di parola anche in futuro, valorizzando le sinergie tra aziende del comparto e aumentare la competitività dei nostri lanciatori. L’aver scelto un motore comune ai futuri Vega C e Ariane 6 (il P120C) è stato un passo importante ed è fondamentale proseguire su questa linea anche nei futuri programmi di sviluppo. Solo con cooperazione e integrazione l’Europa potrà reggere il confronto con i concorrenti.”

Agenzia spaziale europea
Il ritorno al volo di Vega di oggi dimostra le nuove capacità di servizio di lancio su un veicolo di lancio sviluppato dall’Esa, garantendo allo contempo continuità per l’accesso garantito e indipendente dell’Europa allo spazio. 
Questo volo segna il completamento rapido ed efficiente delle misure correttive e delle azioni portate avanti dall’Industria e da ESA in qualità di Autorità di Qualificazione del Sistema di Lancio di Vega, a seguito delle raccomandazioni fatte dalla Commissione Indipendente d’Inchiesta che aveva analizzato il fallimento del volo VV15 l’10 luglio 2019. 

“La base di lancio europea è di nuovo al lavoro e siamo orgogliosi che Vega torni a volare per provare un nuovo sistema di lancio dedicato. Il primo Servizio per il lancio di piccoli satelliti europeo apre la porta per l’accesso economico allo spazio per i piccoli satelliti – un nuovo approccio che dimostra che ci stiamo rivolgendo alle nuove necessità di mercato”, commenta Daniel Neuenschwander, Direttore dei Trasporti Spaziali all’ESA. 

Questo è un volo dimostratore operato da Arianespace come parte dell’iniziativa ESA LLL - opportunità di lancio a basso costo di satelliti leggeri, decisa dal Consiglio ESA a livello Ministeriale del 2016, per preparare la strada a nuovi servizi standard per satelliti leggeri utilizzando i veicoli di lancio europei Vega/Vega-C e Ariane 6. 

Il dispenser SSMS è una struttura modulare leggera in fibra di carbonio disegnata per trasportare carichi utili leggeri multipli nello spazio, e può essere configurato molto a ridosso della data di lancio per portare una gamma di diverse quantità e misure di satelliti. Ciò significa che Vega può offrire opportunità di lanci economici e convenienti per satelliti di piccola taglia, senza doversi affidare alla capacità di ottenere un passaggio come carico secondario insieme ad un satellite principale. A seguito del rilascio dei satelliti, SSMS effettuerà una manovra di deorbit per evitare di trasformarsi in detriti spaziali. 

“Questo lancio dimostra la capacità dell’ESA di utilizzare l’innovazione per abbassare i costi, diventare più flessibile, più agile, per compiere passi verso la commercializzazione”, ha commentato il Direttore Generale dell’ESA, Jan Wörner, aggiungendo “Questa capacità estesa di accesso allo spazio per satelliti innovativi di piccola taglia porterà una serie di risultati positivi, dalla nuova ricerca ambientale alla dimostrazione di nuove tecnologie”. 

I satelliti di piccola taglia hanno aperto l’opportunità per le società e per gli utenti istituzionali di accedere allo spazio per la ricerca e per le applicazioni commerciali, e sono centrali per la cosiddetta Newspace Economy. 



La lunga vigilia

Lo stop al conto alla rovescia in giugno e fino a ieri è arrivato da Arianespace, che ha nel portafoglio Vega e Ariane, e che gestisce i lanci dalla base europea nella Guyana: in alta quota, come rilevato dall'ennesimo pallone sonda innalzato dalla sala di controllo Jupiter, troppo forti i venti che avrebbero potuto sia ostacolare la traiettoria del missile sia, soprattutto, spingere verso le zone abitate della costa eventuali detriti. Il 15 agosto, tuttavia, è riuscito il lancio del mastodontico Ariane 5 che ha due booster che in pratica sono razzi Vega.

Anche il 29 giugno era tutto pronto per il lancio della 16a missione: al momento previsto per il lancio, le 3.51 in Italia, sulla base della Guyana Francese nella giungla amazzonica, dove l'orologio è indietro di 5 ore ore rispetto all'Italia, si alternavano rovesci a schiarite con vento debole (4 nodi) e la solita, soffocante, umidità tropicale del 98%. Tutto normale a terra, insomma. Non così dai 10mila metri di quota in su, con venti da sud sud est ritenuti troppo forti per continuare a dare luce verde.









E' chiaro che dopo il fallimento della 15a missione, che ha bloccato la striscia record del successo dei primi 14 lanci, si vogliono limitare al massimo i rischi che qualcosa possa andare storto, si è cercata insomma la situazione meteo perfetta.


Dita incrociate anche alla Leonardo, che partecipa al 28 per cento all'azienda quotata in Borsa e affidata all'a.d. Giulio Ranzo. Il fatto è che Vega, che ha radici negli ultimi anni 80 (Gianni Agnelli lo chiamava la 500 dei cieli ed è un enorme complimento) e vanta la benedizione del pioniere italiano dello spazio Luigi Broglio,  ci aveva abituato bene infilando un record dopo l'altro dal 2012 in poi. 

Nella storia della missilistica nessun razzo aveva mai effettuato le prime 14 missioni senza un intoppo, un errore, un disastro. Invece Vega era stato perfetto 14 volte su 14. Nemmeno un sbavatura: "nominale", come dicono i tecnici, dal primo all'ultimo secondo di tutte quelle missioni, iniziate sempre schizzando fra le nuvole con un'agilità senza uguali.

E il suo portafogli, gestito da Arianespace per conto dell'Agenzia spaziale europea e dell'Agenzia spaziale italiana, si gonfiava di commesse perché senza satelliti non possiamo più vivere e progredire.

 
 


Nel luglio dell'anno scorso scorso, però, alla 15a missione, un'anomalia al motore del secondo stadio Zefiro  - come ha stabilito una commissione indipendente che prevede la partecipazione anche di esperti dei ministeri della Difesa di Francia e Italia - ha causato il fallimento del lancio dopo due minuti dal decollo: addio al satellite Falcon Eye degli Emirati Arabi, addio record - invero un po' mistico - di infallibilità. La commissione di inchiesta ha indicato nel novembre scorso 14 accorgimenti per ridurre le possibilità che l'anomalia si ripresentasse: tutti accolti e messi in atto da Esa, Asi e Avio. Nei  mesi succssivi gli 800 tecnici di Avio hanno comunque rivoltato come un calzino non solo le componenti di Zefiro 23 ma ogni parte di Vega: nel frattempo la fiducia nel missile lanciatore italiano non è calata, anzi, le commesse sono fioccate ancora. Di più, c'è da correre verso le prossime versioni più potenti (Vega C e Vega E) del razzo la cui prima e attuale versione è alta 30 metri ed è in grado di portare in orbita, in più orbite, un carico utile di una tonnellata e mezza. Un razzo che potete vedere anche senza andare nella giungla dove tribolava Papillon di Henri Charrière: basta visitare il Museo della Scienza e della Tecnologia "Leonardo da Vinci" di Milano dove dall'anno scorso è esposto un vero Vega a grandezza naturale. 

Vega, il missile italiano dei record svetta al Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano Video
​Vega, il missile italiano al Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano




E immaginatevi la tensione in tutto il gruppo di Avio in questi giorni dopo lo stop di sei mesi che ha imposto ai suoi 70 tecnici in trasferta da Colleferro anche due settimane di rigida quarantena a Kourou, sorvegliata dai massicci soldati della legione straniera perché la Guyana è un territorio d'altremare.  E poi ci si è messo anche il vento in quota a rosicchiare altre settimane di ritardo. 

Ultimo aggiornamento: 16 Febbraio, 00:34 © RIPRODUZIONE RISERVATA