La rinascita di Paolo Nespoli nello spazio, le immagini mai viste dopo il black out Video

Lunedì 18 Settembre 2017 di Paolo Ricci Bitti
Paolo Nespoli (Agenzia spaziale europea)
Il sorriso bambino di Luca Parmitano, contagioso di felicità per noi terrestri. La gioia emozionata e trasparente di Samantha Cristoforetti, lei sempre così “in controllo”. E Paolo Nespoli? Dov’è finito Paolo Naspoli? Dove sono finite le immagini più avvincenti del suo arrivo sulla Stazione spaziale internazionale la notte del 28 luglio? Ma come è possibile che ci siamo persi proprio il suo ingresso nell’Iss, da sempre la sequenza più trascinante delle missioni fra le stelle?

Dall’epopea degli Apollo della Nasa, dalla fine degli anni Sessanta, alle stazioni orbitanti sovietiche Saljut e Mir dagli anni Settanta, alle dirette tv – infine – della Stazione spaziale internazionale dal 2000, c’è sempre un momento che batte tutti gli altri per lo stupore che innesca nei protagonisti e negli spettatori.

Questa meraviglia si ripete puntualmente e senza mai perdere intensità ogni volta (e siamo oltre la 500a replica in 50 anni) che un astronauta viene “sparato” in orbita ed entra in un altro veicolo spaziale. E’ un crescendo irresistibile: il roboante decollo del razzo (o dello Shuttle), la scia fiammeggiante che scompare oltre le nubi, le prime orbite di avvicinamento e la delicata fase – centimetro dopo centimetro - dell’attracco della navicella alla stazione, protagoniste di una danza senza peso che riporta ogni volta al Bel Danubio blu incastonato da Kubrick in 2001 Odissea nello spazio. E poi la lunga attesa della pressurizzazione fra i due ambienti, con quel portello blindato che non si muove mai ma che poi concede uno spiraglio. Ecco, ci siamo: il portellone rotondo si spalanca e compare il volto del primo astronauta che, galleggiando, entra nella stazione spaziale, abbraccia gli amici in attesa, sorride, ride, stringe mani, prende e dà pacche sulle spalle.

Per ogni astronauta – l’hanno raccontato loro stessi - è come rinascere, e questa volta con la piena coscienza di quanto sta accadendo, per di più in “spaziovisione”: rinascere in diretta davanti al mondo intero, l'anima che si affaccia da quegli occhi spalancati.

C’è, nella felicità straripante di quei momenti, anche il sollievo di avercela fatta e non solo per aver coronato il sogno di una vita. Più banalmente: di avere salvato la pelle. Di non aver atterrito i propri famigliari, i propri figli in ansia davanti alla tv. Andare nello spazio, troppo spesso lo dimentichiamo, non è mai facile, non è mai semplice, non bastano milioni di controlli e di verifiche, anni e anni di addestramento: ci vuole anche un po’ di buona sorte. Chi crede, prega.

Il razzo lanciatore Soyuz è un gigante alto 50 metri (come un palazzo di 16 piani) e pesante 310 tonnellate, quasi tutte di carburante estremamente infiammabile. E tu astronauta sei una formichina legata in una scatoletta (una capsula grande come una campana per il riciclaggio del vetro) assicurata alla punta di questo missile che sfreccia in pochi minuti da zero a 28.800 chilometri orari. Lo stesso Nespoli ha detto che è come essere seduti sopra una piccola bomba atomica. Non puoi controllare nulla nella fasi cruciali, puoi solo sperare che vada tutto bene e che 8 minuti dopo il decollo si attenui sul tuo corpo, grammo dopo grammo, l’effetto della forza di gravità.

Sbucare da quel portello è rinascere anche per questo essere sfuggiti alla morte. Nello sguardo allegro di ogni astronauta che entra nella stazione spaziale è riassunto allora ogni istante della propria vita, ogni sogno che lo ha spinto a rischiare il tutto per tutto per arrivare fin lì, ogni goccia di sudore sui libri e in palestra per essere pronto a micidiali sollecitazioni mentali e fisiche. Che cos’altro può creare questa meraviglia se non si stacca così tanto l’ombra da terra?

E che privilegio poter guardare in diretta questa rinascita. Così anche la notte del 28 luglio scorso eravamo pronti per godere dell’ingresso di Paolo Nespoli nell’Iss, certi che anche alla sua terza missione in orbita il veterano lombardo dello spazio ci avrebbe trasmesso di nuovo la sua infinità felicità di rinascere. E a 60 anni.

E’ tutto pronto: il comandante russo Jurcichin (la stessa “levatrice” che aveva fatto rinascere Parmitano nel 2013) ha picchiato con la chiave inglese sul portello, ultimo segnale che è tutto ok e che i tre astronauti dall’altra parte, sulla navicella Soyuz, possono procedere. Il meccanismo ruota un po’, si apre un primo spiraglio…

E poi nulla. Niente. Schermo nero profondo. Maledizione, dov’è finito Nespoli? Anche i telecronisti di Nasa e Roscosmos (l’agenzia spaziale russa) non si raccapezzano, chiedono lumi alla regia, alla sala di controllo. Houston, che succede?

Silenzio anche nell’auditorium dell’Agenzia spaziale italiana a Tor Vergata che aveva allestito con grande attenzione e passione una serata per condividere in tanti l’avvio della missione Vita.

Ma che può essere capitato? Eppure Jurcichin aveva sistemato la telecamera fissa in favore del portello e l’americana Whitson era pronta con un’altra camera mobile.

Macché, nulla di nulla. Ok, nessuna paura, lassù è certo andato tutto bene, le comunicazioni radio sono chiare, ma un dannato black out nel collegamento video ha castigato la trasmissione in diretta proprio nel momento clou. L’abbiamo detto che le vicende spaziali non sono mai semplici. Vebbeh, niente da fare. Pochi minuti dopo Paolo Nespoli appare insieme ai compagni di viaggio Randolph Bresnik e Sergej Rjazanskij e agli inquilini dell’Iss che li attendevano: appunto Fedor Jurcichin e Peggy Whitson e infine Jack Fischer. Tutti insieme, tutti soddisfatti. Nespoli saluta, la sua voce si avverte bene. Si vede quanto è soddisfatto. Ma è troppo tardi per recuperare: è mancato l’attimo fuggente della sua terza rinascita nello spazio. Peccato, life goes on.

Per settimane non se ne sa nulla, poi l’Agenzia spaziale europea recupera quelle immagini. E anche Nespoli ha ottenuto dai colleghi quegli scatti. E adesso è finalmente possibile condividere quella felicità. Nel frattempo la missione dell’astronauta italiano ha doppiato in un lampo le sei settimane. Altri traguardi, altri momenti forti come quelli della “cattura” e dall’attracco del navicella dei rifornimenti Dragon: manovre effettuate da Nespoli, “regista” di un nuovo valzer di astronavi in orbita.

E poi l’eclissi solare, i panorami mozzafiato, le aurore boreali, l'avvicedamento degli equipaggi sull'Iss, altri astronauti che rinascono in orbita, altri esperimenti che faciliteranno il nostro futuro sulla Terra e nello spazio. L'emozione, come la stazione spaziale, non si ferma mai.
 

 
Ultimo aggiornamento: 20 Settembre, 20:31 © RIPRODUZIONE RISERVATA