Luca Parmitano, il primo astronauta italiano a passeggiare nello spazio: «Così con Exomars l’Italia sbarcherà su Marte»

Domenica 13 Marzo 2016 di Paolo Ricci Bitti
Luca Parmitano

dal nostro inviato
MOSCA Astronauta Luca Parmitano come sta?
(silenziosa attesa di 20 minuti, come quelli che non passano mai in fila alle Poste)
«Bene, grazie, sto assistendo l’equipaggio rientrato dalla stazione spaziale internazionale dopo un anno di missione».
(altra muta attesa di 20 minuti, come quelli eterni davanti alla sala-parto)

Allora tutto pronto per il lancio lunedì alle 10.31 (diretta streaming www.ilmessaggero.it) della sonda europea Exomars da Baikonur in Kazakhstan che dopo otto mesi di viaggio dovrà accertare tracce di vita su Marte?
Va bene, non facciamo più finta che il tenente colonello dell’aeronautica militare sia su Marte (la telefonata l’ha raggiunto a Star City a Mosca) e che tra domanda e risposta trascorrano 20 minuti, come capita appunto nelle comunicazioni fra la Terra e il Pianeta Rosso.

«Ma guardi - continua l’astronauta dell’Agenzia spaziale europea, sesto italiano ad andare in orbita due anni fa - che questo ritardo nei dialoghi è un tema molto importante in vista delle missioni dell’uomo su Marte. Ho partecipato al progetto Nemo della Nasa in una stazione sottomarina al largo della Florida in cui molte attività ricordano quelle nello spazio e, simulando appunto quei 20 minuti di attesa nelle comunicazioni, si capisce ben presto che su Marte bisognerà cambiare del tutto strategia, soprattutto in caso di emergenza».

Come quella della sua seconda passeggiata spaziale in cui rischiò di annegare in orbita per una perdita di liquidi refrigeranti della tuta?

«Già, in quel caso il botta e risposta con Houston restò immediato. Invece su Marte un astronauta in difficoltà potrà fare solo una cosa: arrangiarsi, come ha fatto ben vedere il film The Martian. E fare leva sull’addestramento che dovrà essere ancora più meticoloso».

Intanto con Exomars sono in partenza (diretta streaming su messaggero.it) una sonda orbitante e il lander Schiaparelli, il primo oggetto italiano (ed europeo) che toccherà il suolo marziano. Perché Exomars è decisiva per lo sbarco dell’uomo su Marte?
«Importante e affascinante, perché non dobbiamo mai dimenticare che fra i dividendi più importanti pagati dallo spazio c’è l’ispirazione. Basti vedere l’entusiamo che ha innescato in Gran Bretagna la missione del primo astronauta inglese Tim Peake: nelle scuole, dall’asilo in su, non si parla d’altro. Non si tratta solo di patriottismo, ma di mostrare alle giovani generazioni che l’impegno e lo studio rendono possibile ogni impresa. Sarà tutta la Gran Bretagna a fare passi in avanti grazie al maggior numero di giovani che studieranno materie scientifiche non necessariamente per diventare astronauti».

Giusto.
«Allora, per portare l’uomo su Marte, oltre al problema della motorizzazione delle astronavi, va risolto il problema del sostentamento dell’equipaggio una volta sbarcato. Così la sonda Tgo (Trace gas orbiter) di Exomars, che resterà in orbita fra otto mesi, potrà finalmente farci capire perché nell’atmosfera rarefatta di Marte è presente metano, che noi sappiamo possa essere frutto della decomposizione di materia organica. Poi il lander italiano Schiaparelli aprirà la strada all'arrivo di mezzi fino al suolo. Così, tra due anni, nella seconda parte della missione Exomars, sarà più facile per il rover sbarcare: qiesto "esploratore" made in Italy sarà dotato di trivella e potrà effettuare rilievi al suolo e soprattutto nel sottosuolo a una profondità mai raggiunta prima, due metri, così da confermare definitivamente la presenza di ghiaccio, acqua e di eventuali organismi o, si spera, tracce di organismi viventi. In base a questi dati si potranno allestire gli studi definitivi per organizzare la vita su una base marziana sapendo quali risorse sarà possibile ricavare lassù senza doverle portare dalla Terra».

Samantha Cristoforetti alla scoperta di sonde e rover “made in Italy” in partenza per il Pianeta Rosso con la missione Exomars

Ci vorranno altri 20 o 30 anni per il primo piede dell’uomo su Marte?
«Calcoli realistici indicano entro la metà del secolo, ma è grazie a Exomars che si potranno accorciare i tempi. E intanto la stessa progettazione dell’impresa, la sua realizzazione e lo studio dei dati raccolti genereranno ricadute utili nella nostra vita di tutti i giorni, come è sempre avvenuto per le missioni spaziali grazie alle quali la scienza, in ogni settore, progredisce molto più in fretta».

Il magnate Warren Buffett, il più grande investitore di tutti tempi, ha di recente speso 100 milioni di dollari in azioni di aziende aerospaziali.
«Il calcolo è che per ogni dollaro speso nello spazio se ne ricavino da 3 a 8. C’è chi sostiene che in periodi di congiuntura economica sfavorevole, come stiamo vivendo in questi anni, non abbia senso usare risorse per lo spazio e invece vale proprio l’opposto. E’ grazie a questi investimenti che si individuano percorsi per uscire dalla crisi. E poi queste attività alimentano un bene non conteggiabile in denaro».

Ad esempio l’orgoglio che il 32% di Exomars, che costerà 1,3 milioni di euro, sia made in Italy, compreso il coordinamento principale delle missione?
«Partiamo da quello: l’Italia diventa sempre più importante nello scenario dell’aerospazio, sia all’interno dell’Esa sia nel resto del mondo, insieme a potenze come la Cina, il Giappone o l’India. Quindi la tecnologia e la ricerca italiana in campo spaziale sono un’eccellenza assoluta che dà reddito, crea posti di lavoro qualificati e scuole di pensiero seguite in tutto il mondo. Torino (con Finmeccanica, Thales Alenia Space, Altec coordinate dall’Agenzia spaziale italiana, ndr) viene ormai chiamata piccola Houston, ma tanto piccola non è».

Ma poi per Exomars serve la collaborazione di altri Stati.
«Ecco dove volevo arrivare. In nome dell’esplorazione dello spazio la comunità internazionale mette in atto una collaborazione introvabile in altre attività, in un certo senso persino impensabile. Dell’agenzia spaziale europea fanno parte 22 paesi e non ci sono diverbi come quelli attuali sulle frontiere. E poi per Exomars si collabora con la Russia, che fornisce il razzo vettore Proton».


Senza scordare l’interesse di Stati Uniti, Svizzera, Canada, India e Giappone.F3>
«Scienziati e tecnici di altri paesi di aggiungeranno perché Exomars (da esobiologia, branca della biologia nata nel 1960 per lo studio di organismi alieni e dell’effetto sigli organismi di ambienti extraterrestri, ndr) frutterà una messe di dati impressionanti che sposterà la frontiera della conoscenza a beneficio di tutta l’umanità. Anche nei momenti di maggiore tensione internazionale l’attività ad esempio sulla stazione spaziale Iss dimostra che nello spazio e per lo spazio non viene mai meno la cooperazione fra gli Stati i cui confini, come ho visto con enorme emozione, non si notano più una volta entrati in orbita».

Quella del Terra meravigliosa, blu, come disse per la prima Gagarin partito da Baikonur esattemente come Exomars, è una delle favole preferite delle sue figlie Maia e Sara, 6 e 9 anni.
«Sì, non si stancano mai di ascoltare questi racconti e di guardare le foto, ma c’è una cosa che affascina particolarmente me e mia miglie Kathy: per loro è assolutamente normale avere un padre che è stato nello spazio e che, spero, ci tornerà. La loro generazione vivrà l’avventura marziana in un modo molto più consapevole di come, quella notte del 1969, venne guardato il primo allunaggio».

Già, e bisognerà anche convincersi a non essere filologicamente precisi perché ”ammartaggio” non si può sentire. Quindi lei, come tutti gli astronauti e molti altri, partirebbe anche domani?
«Di spazio, ne ho parlato anche con ”colleghi” avanti negli anni, non si guarisce. Mai. E credo che siano a buon punto e ben superabili problemi come l’indebolimento delle ossa in assenza di peso e la protezione dalla radiazioni cosmiche durante un viaggio così lungo. Ma mi rendo conto che, per quanto mi sforzi di raccontervelo o di farvelo vedere con le fotografie, non è possibile che trasmettervi solo una piccola parte delle emozioni vissute in orbita. Ho rimpianto fin dall’inizio di non essere un poeta per trovare le parole giuste». 

Ultimo aggiornamento: 14 Marzo, 10:10 © RIPRODUZIONE RISERVATA