Realtà aumentata, robot e t-shirt emozionali: così la tecnologia curerà le disabilità

Mercoledì 11 Dicembre 2019 di Barbara Savodini
La “Stanza Magica”: un luogo multisensoriale ideato e progettato da un team di 12 ingegneri del Politecnico i Milano con diverse specializzazioni (informatica, meccanica, dei materiali e design) che servirà per stimolare i sensi dei bambini.

Si chiama “Magic Tools” e promette di rivoluzionare il settore della riabilitazione dei disturbi del neurosviluppo in età evolutiva.

Come? Con gioielli hi-tech come robot, t-shirt emozionali, app, realtà aumentata e stanze multisensoriali.

La tecnologia non solo al servizio del comfort, dello svago e del business, dunque, ma anche e soprattutto dei bambini che, con tecniche innovative e all'avanguardia, hanno nuove chance di superare la balbuzie, i disturbi dell'apprendimento e moltissime altre disabilità.



Il progetto, curato dal Centro di Ricerca e Cura di Roma in collaborazione con il Politecnico di Milano, verrà presentato mercoledì 18 dicembre nella Capitale (alle 17:00, presso la sede del CRC – Viale Beethoven, 56) alla presenza dell'assessore alla Sanità Alessio D'Amato, del direttore generale dell’ASL Roma 2 Flori Degrassi e delle autorità della zona.

Tante le aspettative da parte di docenti e familiari di bambini con disabilità ai quali il progresso sta finalmente tendendo la mano.

«Tecnologie multimediali, software d’avanguardia e altri dispositivi – spiega la professoressa Donatella Tomaiuoli, direttrice del CRC - vengono utilizzati per la prima volta in Italia nella cura e nella riabilitazione di patologie come l’autismo, la balbuzie, i disturbi dell’apprendimento e altre disabilità del neurosviluppo. Il servizio, in convenzione con il Sistema Sanitario Nazionale, prevede l’accesso a tutti i servizi di robotica e tecnologici attualmente utilizzati dal Centro tra cui robot, app, piattaforme web e visori per la realtà aumentata».

Durante l’evento sarà presentata la “Stanza Magica” (nella foto in copertina), un luogo multisensoriale ideato e progettato da un team di 12 ingegneri con diverse specializzazioni (informatica, meccanica, dei materiali e design) che servirà per stimolare i sensi dei bambini in corso di riabilitazione.

«Seguire le attività proposte dai sistemi tecnologici presenti nella stanza e vivere l’interazione con gli specialisti - spiega la dottoressa Eleonora Pasqua, responsabile del Polo Ricerca e Sviluppo - ha già prodotto risultati notevoli al livello clinico».

Al Crc Balbuzie di Roma, nato nel 2002, si sta inoltre sperimentando l’utilizzo clinico di due robot di ultima generazione: la Foca Paro e QT Robot.

La Foca Paro è un robot interattivo con le sembianze di una foca, realizzato da Takanori Shibata, ricercatore dell’azienda giapponese Aist.

Già utilizzata nella riabilitazione dei malati di Alzheimer e demenza senile, il robot dalla calda pelliccia di peluche che muove gli occhi, il corpo e che è sensibile all’accudimento della persona, reagisce alla voce del bambino, al tocco e al movimento. Attualmente questa speciale foca robotica è utilizzata al fine di aumentare le abilità comunicative del bambino.

Qt Robot è invece una macchina dalle fattezze umanoidi, progettata ed elaborato da LuxAI, spin off dell’Università del Lussemburgo, dotata di intelligenza artificiale e di sensori che le consentono di simulare le emozioni umane così da insegnare ai bambini con autismo a comprenderle e regolarle.

Un altro strumento particolarmente interessante è anche la t-shirt TWB, una maglietta, dotata di biosensori in grado di registrare lo stato emotivo di chi la indossa nel momento in cui si accinge ad eseguire una prestazione.

Ma non solo, particolarmente utili si stanno rivelando anche le attività di radio e doppiaggio.

«Nel doppiaggio – evidenzia la professoressa Tomaiuoli - la sfida più grande è sincronizzarsi con il labiale dell’attore doppiato, rispettando e ricalcando i tempi di eloquio. Ciò implica una corretta gestione della pressione temporale, che è uno degli ostacoli più grandi che il paziente che balbetta si trova a gestire e uno dei punti più importanti su cui si focalizza la terapia. La conduzione radiofonica – aggiunge l'esperta introducendo Radio Break – porta il paziente a implementare le proprie attitudini comunicative e ad allenare la propria voce, gestendo e superando, al contempo, ansia e paure legate alle esperienze di verbalizzazione».

Un upgrade, insomma, rispetto agli straordinari risultati ottenuti con i progetti teatrali.



Grazie all’accreditamento presso il Miur e ad un protocollo istituzionale con la Asl Roma C e il Municipio IX stiamo cercando di permettere alle figure che prendono in carica il bambino affetto da spettro autistico di interagire in classe non per lavorare sul piccolo studente ma per formare sul campo l’insegnante”.

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