Twitch, attacco hacker: svelati i guadagni degli streamer e trafugato file da 125 Gb

«Possiamo confermare che si è verificata una violazione», ha affermato un portavoce di Twitch su Twitter

Mercoledì 6 Ottobre 2021
Twitch, attacco hacker: svelati i guadagni degli streamer e trafugato file da 125 Gb

Twitch, piattaforma di livestreaming di videogiochi di proprietà di Amazon, ha subito il suo primo attacco hacker. Della piattaforma, che ha una media di 15 milioni di utenti attivi giornalieri, a quanto pare sono state rivelate molte preziose informazioni in merito al funzionamento della piattaforma e anche agli stipendi degli streamer, coloro che creano cotenuti producendo visualizzazioni e interazioni. Secondo il sito The Verge, sembra sia stato messo in chiaro anche il codice sorgente, cioè le informazioni strutturali necessarie al funzionamento della piattaforma.

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Secondo la testata di tecnologia, le infomazioni sono in un file da 125 Gb, inizialmente diffuso sul sito 4chan da un utente che ha scritto di averlo fatto per «favorire un cambiamento radicale e una maggiore competizione negli spazio online di streaming video».

Il file parla di una 'parte 1', lasciando intendere che arriverà un seguto. «Possiamo confermare che si è verificata una violazione», ha affermato un portavoce di Twitch su Twitter. Tra le informazioni diffuse anche il fatto che Amazon, proprietaria di Twitch, stesse lavorando ad un servizio per fare concorrenza a Steam, la più famosa piattaforma per scaricare videogiochi. «I nostri team stanno lavorando con urgenza per capire la portata.

Aggiorneremo la community non appena saranno disponibili ulteriori informazioni», ha fatto sapere l'azienda. Al momento non è chiaro quanti dati siano stati trafugati, sembra che ad alcuni utenti venga chiesto di modificare le password e di attivare la verifica a due fattori. L'hackeraggio segue a settimane di protesta contro Twitch per migliorare il suo servizio sotto il movimento #DoBetterTwitch. Ad agosto, gli streamer hanno scioperato un giorno per protestare contro la mancanza di azione dell'azienda sul linguaggio d'odio

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