Ray-Ban Stories, gli occhiali smart di Facebook: la nostra prova

Giovedì 9 Settembre 2021 di Andrea Andrei
Ray-Ban Stories, gli occhiali smart di Facebook: la nostra prova

Gli occhiali intelligenti, tra gli appassionati di tecnologia, sembravano destinati a essere sinonimo di utopia o, peggio, di fallimento.

Questo fin dal lontano 2013, quando Google lanciò i suoi Glass tra gli sviluppatori con l'idea di commercializzarli di lì a poco tempo. Ma tra costi alti e problemi di privacy, quel progetto naufragò. Da allora, sul versante smartglass, tutto ha taciuto o quasi. Fino a oggi, quando a vincere la sfida per l'arrivo dei primi occhiali intelligenti è Facebook, che arriva sul mercato con un partner d'eccezione come EssilorLuxottica e il suo marchio più iconico, Ray-Ban. Eccoli qui i Facebook Glasses, o meglio i “Ray-Ban Stories”, come sono stati battezzati i primi occhiali connessi per il mercato di massa, che arrivano oggi in Italia e che noi abbiamo provato in anteprima. Non si tratta di visori avveniristici che sfruttano la realtà aumentata un po' in stile “Matrix” o “Minority Report”, ma di occhiali dall'aspetto normalissimo e anzi molto conosciuto come quelli – per restare in ambito cinefilo – indossati da John Belushi e Dan Aykroyd in “The Blues Brothers” (li abbiamo provati in questa versione), che però servono a registrare foto e video (e condividerle sui social) e fungono da auricolari per effettuare chiamate o ascoltare musica. Ray-Ban ha infatti implementato i sensori e le connessioni sviluppate da Facebook su modelli celebri come Wayfarer, Wayfarer Large, Round e Meteor. E li ha integrati talmente bene che, a uno sguardo superficiale, la differenza con i modelli originali potrebbe non notarsi (il che, come vedremo, potrebbe rappresentare uno dei principali problemi).

Ray-Ban Stories, come sono fatti

Perché una cosa va chiarita subito: i Ray-Ban Stories possono essere usati come normalissimi occhiali da sole. Le lenti possono essere da sole, da vista, polarizzate, sfumate, Transitions (cioè fotocromatiche, che diventano scure quando esposte alla luce solare) e neutre, ma sono assolutamente identiche a quelle montate sui modelli classici, e possono essere normalmente sostituite in caso di rottura. La differenza è infatti tutta nella montatura (che è solo di 5 grammi più pesante): i Ray-Ban Stories sono dotati di un processore Snapdragon integrato; di due fotocamere da 5 megapixel montate frontalmente, all'esterno degli angoli superiori delle lenti; di due auricolari nascosti nella parte inferiore delle aste; di tre microfoni, due dei quali situati sotto i loghetti laterali, sempre sulle stecchette. Ma come si fa a interagire con il dispositivo? L'azienda di Mark Zuckerberg ha presentato di recente il prototipo di Facebook Air, un braccialetto in grado di “leggere” gli impulsi cerebrali, ma che sembrano essere ancora lontani. I Ray-Ban Stories hanno, più semplicemente, un pulsante sopra all'asta destra che serve a scattare foto o registrare video e dei comandi touch nascosti lateralmente su entrambe le stecchette che servono per accettare o rifiutare le chiamate o per regolare il volume degli altoparlanti. Una vera novità sta nell'integrazione dell'assistente vocale, che si attiva pronunciando la frase “Hey, Facebook”, ma che per ora riceve comandi solo in inglese (ad esempio: “Take a photo” o “Take a video”).

La batteria

I Ray-Ban Stories, che con un uso moderato dura circa sei ore, può essere ricaricata riponendo gli occhiali nella loro custodia, che funziona come power bank e che garantisce tre cariche complete. Per ricaricare il dispositivo al 100% ci vorranno circa 70 minuti, per ricaricarlo al 50% di minuti ce ne vorranno invece 30. Attenzione: gli occhiali non sono resistenti all'acqua, perciò attenzione in caso di pioggia e soprattutto non immergerli nel liquido per lavarli.

 

COME FUNZIONANO E A COSA SERVONO

I Ray-Ban Stories hanno un'app dedicata, Facebook View, che si può scaricare su iOS o Android, alla quale connettere gli occhiali via Bluetooth e Wi-fi e con cui gestire foto e video realizzati. Questi ultimi possono essere facilmente modificati e poi condivisi sui social. Com'è infatti intuibile già dal nome, e considerando che sono sviluppati da Facebook, quella di facilitare la cattura e la condivisione di immagini e brevi video sulla piattaforme social è la prima funzione dei Ray-Ban Stories. Premendo il pulsante sull'asta si avvia la registrazione di un video (che può durare al massimo 30 secondi, e poi potrà essere montato con altri video in un secondo momento tramite app), tenendolo premuto si scatta una foto. La memoria integrata del dispositivo permette di salvare fino a 30 video a lunghezza intera o oltre 500 foto. La questione che probabilmente farà discutere, e che fu una di quelle che fece naufragare il progetto dei Google Glass, è che ad avvertire gli eventuali soggetti delle riprese c'è solo una piccolissima spia di colore bianco, situata proprio vicino all'obiettivo della fotocamera, che si accende quando quest'ultima è attiva. Insomma, scattare una foto o registrare un video senza dare nell'occhio può essere molto semplice. Una piccola lucina è anche all'interno della montatura, e serve ad avvertire chi indossa gli occhiali – insieme al classico suono dello scatto – quando la fotocamera è attiva. Le immagini scattate, che hanno una risoluzione di 2592 x 1944 pixel, sono di discreta qualità (ma non paragonabile a quella degli smartphone di alta gamma) e catturano una superficie molto ampia, mentre le riprese video sono fluide e mostrano una buona stabilità anche se si effettuano camminando. Insomma, gli occhiali per registrare stories su Instagram vanno più che bene, ma non per realizzare foto più “studiate” (è complesso anche gestire le inquadrature).

Per quanto riguarda le funzioni audio, queste sono molto comode quando si cammina per strada: è come indossare gli auricolari senza avere nulla nelle orecchie. Ma la comodità ha anche dei limiti: la qualità dell'audio non è eccezionale (per ascoltare musica non è certamente l'ideale, i bassi sono quasi inesistenti) e soprattutto ciò che viene riprodotto può essere ascoltato da chi è vicino. Questo è perché gli auricolari, per quanto piccoli e vicini alle orecchie di chi indossa gli occhiali, sono pur sempre liberi da filtri “fisici”. Il risultato è che ascoltare musica o telefonare in un luogo chiuso e abbastanza silenzioso potrebbe disturbare chi sta intorno. D'altra parte, usare i Ray-Ban Stories all'aperto è più sicuro perché non c'è isolamento acustico.

PREZZI E DISPONIBILITÀ

I Ray-Ban Stories saranno in vendita presso i negozi Ray-Ban e sul sito ray-ban.com a partire da oggi in Italia, Usa, Regno Unito, Australia, Irlanda e Canada. A partire dal 13 settembre saranno disponibili anche presso alcuni punti vendita Luxottica tra cui SunglassHut, LensCrafters, OPSM, David Clulow e Salmoiraghi & Viganò. Il prezzo di partenza è di 329 euro, che aumenterà o meno in base alle lenti scelte.

«Siamo molto orgogliosi di aver dato vita a Ray-Ban Stories insieme ai nostri partner di Facebook» ha affermato Rocco Basilico, Chief Wearables Officer di EssilorLuxottica. «Questo prodotto rappresenta un punto di svolta e dimostra che i consumatori non sono costretti a scegliere tra tecnologia e moda: possono vivere appieno ogni momento e rimanere connessi, tutto questo indossando i loro Ray-Ban preferiti. Il nostro approccio esclusivo, che coniuga decenni di eccellenti lavorazioni artigianali, spirito di innovazione e impegno a proporre solo tecnologie all’avanguardia, ci ha permesso di creare dispositivi wearable che tutti ameranno indossare». «Ray-Ban Stories nasce per aiutare le persone a vivere ogni momento – gli ha fatto eco Andrew Bosworth, Vice Presidente di Facebook Reality Labs – rimanendo in contatto sia con chi le accompagna, sia con chi è distante. EssilorLuxottica è stata un partner a dir poco fenomenale e, grazie al suo impegno per l’eccellenza, siamo riusciti a creare un prodotto elegante e di qualità capace di ridefinire le aspettative nel campo degli smart glasses. Stiamo lanciando un modo del tutto nuovo di rimanere in contatto con il mondo e vivere intensamente i momenti più importanti della vita, senza rinunciare allo stile».

CONCLUSIONI

I Ray-Ban Stories non sono quello che ci si aspettava in termini di innovazione nel mercato wearable. Ma sono decisamente una soluzione intelligente, che integra in un solo dispositivo, e peraltro con uno stile impeccabile, delle funzioni già presenti su device diversi. Resta ovviamente il nodo privacy. Non tanto sui dati di chi usa gli occhiali, in quanto Facebook dice di raccogliere solo quelli indispensabili a farli funzionare (indirizzo mail e password della piattaforma, stato della connettività, stato della batteria, ecc) e le immagini restano solo sulla memoria del dispositivo finché non vengono condivise sui social, quanto per chi può essere il soggetto inconsapevole di foto e video. Certo, lo stesso rischio è presente già con il cellulare, ma qui riprendere qualcuno di nascosto è molto più semplice. Poi, se è vero che grazie agli smartglass utilizzeremo di meno lo smartphone, è vero pure che la tentazione di immortalare ogni momento della nostra quotidianità sarà ancor più onnipresente. E questo non ci rende smart affatto.

Ultimo aggiornamento: 22:25 © RIPRODUZIONE RISERVATA