Super stampanti 3D per protesi hi-tech

Mercoledì 21 Aprile 2021 di Giampiero Valenza
Super stampanti 3D per protesi hi-tech

Ginocchia, caviglia, parti di colonna vertebrale, anca, spalla mani e ora anche la mandibola.

Una stampante 3D oggi permette di ricostruire sezioni danneggiate da un trauma come da una patologia. In meno di dieci anni quelli che sembravano interventi avveniristici sono diventati di routine. Per gli adulti come per i bambini. Chiodi invisibili e protesi fatte su misura per ridare nuova libertà di movimento.


I primi modelli sono arrivati nelle sale operatorie a metà degli anni Novanta, ma è intorno al 2010 che si registra il vero e proprio boom. Oggi è proprio questo delle protesi 3D uno dei settori in cui la biotecnologia sta concentrando le sue energie. Un esempio per capire a quale velocità viaggia il settore. L'Istituto nazionale di Imaging biomedico e bioingegneria del National Institutes of Health americano, il dipartimento di Ingegneria e scienze applicate dell'Università di Buffalo e la Jacobs School di Medicina e Scienze biomediche hanno appena finanziato un nuovo progetto. Gli scienziati sono riusciti a realizzare una mano umana a grandezza naturale in 19 minuti, invece di sei ore utilizzando la stampa 3D convenzionale. Un incredibile passo avanti verso la creazione di organi e tessuti umani stampati, appunto, in 3D.


LA PERSONALIZZAZIONE
Poco più di un anno fa all'Istituto Rizzoli di Bologna è stato effettuato il primo intervento al mondo alla caviglia con protesi interamente stampata. Un progetto nato dalla collaborazione degli ortopedici e degli ingegneri biomedici. è stata messa a punto una tecnica che prevede la personalizzazione dell'intera procedura. Partendo dall'anatomia di ogni singolo paziente, si costruisce un impianto su misura. Prima la simulazione al computer per trovare la combinazione ottimale delle componenti di astragalo e tibia, le due ossa che compongono la caviglia, poi in sala operatoria.


È tornato a respirare un bambino di 5 anni dopo l'innesto di un bronco riassorbibile stampato in 3D. Un intervento sperimentale all'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma su un paziente affetto da broncomalacia, un cedimento della parete bronchiale che impediva il normale flusso di aria nel polmone sinistro. Per la prima volta in Europa. Il bronco 3D è stato interamente progettato al Bambino Gesù con sofisticate tecniche di imaging e bioingegneria. Stampato con materiale bio-riassorbibile che verrà progressivamente eliminato dall'organismo dopo aver accompagnato la crescita dell'apparato respiratorio e restituito al bronco la sua funzionalità.


Un ragazzo di 20 anni non riusciva più a parlare e mangiare perché la sua mandibola, colpita da tumore benigno, una displasia fibrosa, si era drammaticamente ingigantita. Il team dell'Unità operativa complessa di Chirurgia maxillofacciale dell'ospedale San Camillo di Roma, guidata dal direttore Bruno Andrea Pesucci, ha deciso di studiare il caso con gli ingegneri clinici di una società che produce in 3D le parti da sostituire. Ne è stata realizzata una in titanio e metacrilato. Su questa è stato inserito un pezzo di un vero osso preso dalla sua gamba: la base per i denti. «Aveva questa malattia da sette anni, lo avevo già operato un paio di volte rimuovendo quelle parti di osso che gli davano dolore e gli impedivano di aprire la bocca racconta Pesucci In 12 ore di operazione abbiamo concluso, con successo, un intervento che non ha simili in letteratura scientifica».


I GIOVANI
Sono stati spesso i giovani pazienti a usufruire per primi della sanità 3D. Aveva 22 anni, nel 2014, la prima donna al mondo con un cranio rimpiazzato da una protesi ottenuta grazie a una stampante tridimensionale. Aveva sviluppato un ispessimento dell'osso che altrimenti le avrebbe causato gravi disturbi motori: all'Università di Utrecht quell'operazione ha aperto un nuovo capitolo.


Quello stesso anno sono arrivati i cinesi: all'Università di Pechino un dodicenne ha avuto una vertebra tutta nuova fatta con la stessa tecnica. Sull'orecchio artificiale i primi studi sono stati fatti nel 2012 negli Usa al Weill Cornell Medical College di New York, con un modello realizzato con gel di collagene e cellule di cartilagine. Sette anni dopo, il primo intervento di ricostruzione dell'orecchio in Italia al Meyer di Firenze. Un ragazzo di 13 anni per una malattia congenita rara era nato senza i padiglioni auricolari.

Ultimo aggiornamento: 22 Aprile, 08:55 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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