La stimolazione del nervo ottico per curare gravi deficit alla vista: lo studio dimostrato al pc

Giovedì 17 Giugno 2021
La stimolazione del nervo ottico per curare gravi deficit alla vista: lo studio dimostrato al pc

Al computer è stata già dimostrata la fattibilità di un intervento del genere. Presto la stimolazione del nervo ottico potrebbe restituire una visione parziale ai non vedenti, per esempio ai tantissimi pazienti con problemi della retina. È la prospettiva che si intravede grazie a una collaborazione internazionale di scienziati tra EPFL, Scuola Superiore Sant'Anna e Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati. Coordinato da Silvestro Micera del Sant'Anna e del Politecnico di Losanna, lo studio è stato pubblicato sulla rivista Patterns e si basa per ora su una dimostrazione al computer della potenziale terapia.

Il nervo ottico è la terminazione nervosa che corre dalla retina al cervello e trasmette le informazioni raccolte dalle cellule retiniche alla corteccia visiva. Quando la retina è danneggiata, come nel caso delle maculopatie, si può intervenire al livello del nervo, stimolandolo elettricamente. Allo stato attuale della tecnologia, spiega Simone Romeni che ha condotto il lavoro presso il Politecnico di Losanna, le immagini che arrivano al cervello sono «annebbiate», distorte.

Nuovi protocolli di stimolazione potrebbero permettere di alleviare questo problema utilizzando i segnali provenienti dal cervello del paziente per «regolare» le sensazioni prodotte.

«La stimolazione che abbiamo modellizzato - precisa Romeni - si basa su un elettrodo inserito all'interno del nervo ottico del paziente; quando attivato con una certa corrente, il paziente percepisce delle sensazioni visive che normalmente consistono di un certo numero di zone luminose nel campo visivo chiamate fosfeni. Essendo la stimolazione invasiva - precisa lo scienziato - potrà essere effettuata solo in una popolazione di pazienti che potrebbero beneficiarne sostanzialmente. Ad esempio, questo tipo di stimolazione è molto promettente per pazienti che presentano malattie degenerative della retina, perché permette di contattare una struttura anatomica al di fuori del cervello, riducendo quindi l'invasività dell'intervento».

Per quanto al momento si tratti solo di test al computer, questa ricerca ha permesso di stimare a priori quale sarebbe la sensazione prodotta da una stimolazione del nervo ottico e quindi potenzialmente di personalizzare il nostro protocollo su un paziente specifico. «Inoltre - anticipa Romeni - queste simulazioni forniscono delle importanti linee guida che verranno traslate in un contesto clinico nel futuro prossimo grazie a una collaborazione con il Policlinico Gemelli di Roma. Gli esperimenti eseguiti finora dimostrano il potenziale della stimolazione del nervo ottico per pazienti affetti da degenerazioni retiniche».

Ultimo aggiornamento: 18 Giugno, 10:23 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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