Facebook, Zuckerberg cambia pelle e annuncia la nascita di Meta

Venerdì 29 Ottobre 2021 di Andrea Andrei
Facebook, Zuckerberg cambia pelle e annuncia la nascita di Meta

Mentre svelava il nuovo nome della sua compagnia, ieri Mark Zuckerberg ha insistito: vuole guardare oltre. Lo ha ripetuto più volte, tanto che questo è il concetto che lo stesso nome Meta suggerisce. Meta, ha detto Zuck, nel greco antico è il prefisso che indica un mutamento, una trasformazione. Facebook guarda oltre insomma, a un nuovo mondo tutto da creare, a un nuovo business tutto da colonizzare.

E mentre si muoveva felice in una stanza virtuale, Zuckerberg ieri dava l'impressione di voler guardare anche oltre agli scandali, ai problemi che la sua azienda ha collezionato invece nel mondo reale, quello in cui l'ex manager Frances Haugen ha fornito le prove materiali di ciò che già si sapeva o si immaginava da tempo: fake news, odio online, intromissioni nella vita democratica dei Paesi, danni mentali agli adolescenti, addirittura agevolazione del narcotraffico, tutti fenomeni che, secondo le accuse, con Facebook e Instagram sono esplosi in nome del profitto.

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Ecco perché la metamorfosi di Facebook è, prima che un nuovo inizio, la fine di un'era. E, ancora prima, di un sogno, il moderno Sogno Americano. Quello che la Silicon Valley, a partire dagli Anni 80, ha riformulato e rinvigorito, e che ricalca la narrazione romantica dell'uomo che si fa da solo, che parte con in tasca solo qualche idea e tante speranze e che riesce, solo con la forza di volontà e il duro lavoro, a costruire qualcosa di grandioso e di molto redditizio. La Silicon Valley, in particolare con l'esplosione dell'economia di Internet, è diventata il simbolo per eccellenza di quella narrazione: raggiungere la California, fondare una startup partendo da un garage o dalla cameretta di un dormitorio universitario e conquistare il mondo. E non solo conquistarlo, perché il nuovo corso del Sogno Americano made in Silicon Valley prevede anche la capacità di migliorarlo, quel mondo, proprio come hanno fatto Steve Jobs o Bill Gates.

 

Anche Zuckerberg faceva parte di quel sogno, e anzi ne è diventato indiscusso protagonista. Fin dal 2004, quando dalla sua stanza a Harvard creava Thefacebook, un sito fatto per mettere in contatto gli studenti della sua università. Lo ha ricordato anche ieri, mentre annunciava la nascita del metaverso, la sua nuova frontiera che nell'arco di dieci anni, assicura lui, riguarderà la vita di tutti, proprio come è stato per quel sito nato per gioco nel 2004. Nel metaverso il gioco c'è eccome: possiamo teletrasportarci, allenarci a distanza, ma soprattutto divertirci a distanza. E poi, cosa più importante, possiamo disegnarci attorno - letteralmente - la realtà che più ci piace. Questo è il futuro, per Zuckerberg: essere dove vorremmo essere, vivere la vita che vorremmo vivere. E poco importa se di notte dormiamo in un seminterrato, perché in Horizon (così si chiama la piattaforma del metaverso) possiamo parlare con i nostri amici in una villa sulla spiaggia. Peccato che il metaverso abbia però una falla, un bug, si direbbe in gergo informatico. E cioè che se potrà permetterci di parlare con qualcuno o anche di divertirci sul serio, resterà sempre un'illusione. Proprio ciò che accade con quello che oggi vediamo scorrere sulle nostre bacheche Facebook o Instagram: la vita reale è un'altra cosa. È fatta anche di ragazze e ragazzi che non accettano il proprio corpo, che non sanno socializzare, che non vedono l'ora di avere una scusa per alienarsi. Ed è proprio qui che si infrange il sogno, è qui che si consuma il tradimento dello spirito della Silicon Valley delle origini: Zuck ha sì conquistato il mondo, ma non l'ha affatto migliorato.
 

Ultimo aggiornamento: 15:12 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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