Guardano filmati.
Bambini, smartphone e tv: quali sono i pericoli?
La ricerca, pubblicata su Jama Pediatrics, ha monitorato 152 bambini, dai 6 mesi ai 6 anni, ripartendoli in tre gruppi differenziati proprio per l’uso di media elettronici. Così, nel primo gruppo sono stati riuniti bimbi che ne facevano un uso moderato, misurato in circa un’ora al giorno a sei anni. Nel secondo, soggetti che, nei primissimi anni, li utilizzavano poco ma poi arrivavano a quattro ore al giorno. E nell’ultimo, quanti ne facevano largamente uso, ossia oltre 2,5 ore al giorno, già nei primi due anni di vita e poi si attestavano su un consumo medio di due ore. Queste “classi” sono state sottoposte ai medesimi test. I risultati sono evidenti. E preoccupanti. Quanti facevano largo uso dei device digitali hanno registrato minori capacità cognitive rispetto a coloro che, invece, li impiegavano in modo moderato. I bimbi del secondo gruppo hanno fatto riscontrare l’8,23% in meno di abilità intellettuali rispetto a quelli del primo. Quelli del terzo, il 6,68% in meno. Tra gli aspetti più colpiti, memoria di lavoro, velocità di ragionamento e comprensione verbale. Rimasti spesso soli davanti agli schermi, i piccoli hanno sviluppato meno le capacità che avrebbero favorito interazione e socialità. E non finisce qui. Circa il 2% dei soggetti più esposti presentava un rischio più alto di soffrire di difficoltà psicologiche e comportamentali, come problemi di attenzione e iperattività. A schermo acceso, cervello spento. O quasi.
Anna Maria Giannini, docente di Psicologia dell’ateneo romano Sapienza e psicologa dell’Ordine Psicologi del Lazio, perché stare molto davanti allo schermo riduce le capacità cognitive dei bimbi?
«L’esposizione ripetuta e prolungata alla Rete, con le facilitazioni che questa offre nel reperire informazioni e altro, causa un abbattimento delle capacità cognitive perché, di fatto, si usano meno. Non ci si affatica a cercare informazioni, si diventa sostanzialmente fruitori passivi».
A quale età si può dare uno smartphone o un tablet a un bambino?
«Non esiste un’età precisa. Se il bimbo usa i giochi dello smartphone, monitorato da un adulto, può farlo già da piccolo. A incidere è anche il tempo di uso, che deve essere calcolato in base a quello dedicato alle altre attività che possono favorire il suo sviluppo: dalla conversazione con gli adulti allo sport».
Dobbiamo preoccuparci per gli adulti di domani?
«Tutte le capacità che non usiamo, si riducono. Questo ha un peso ancora maggiore nella fase di sviluppo, ma vale ad ogni età. Quindi, ci dobbiamo preoccupare per quelli di domani e anche per quelli di oggi».