Luna, missione Artemis: navicella Orion, perfetto splash down nel Pacifico. Dopo Moonkin Campos, Helga e Zoha sarà la volta degli astronauti

Domenica 11 Dicembre 2022 di Paolo Ricci Bitti
Luna, missione Artemis diretta live oggi 11 novembre: la navicella Orion pronta allo splash down nel Pacifico. Moonkin Campos, Helga e Zoha incrociano le dita

Missione Luna Artemis diretta live, la capsula Orion è rientrata oggi 11 dicembre alle 18.40 con un puntuale e perfetto splash down nel Pacifico.

Dopo 26 giorni nello spazio con spettacolari orbite attorno alla Luna e il contachilometri che indica 2,2 milioni di chilometri, sono in perfette condizioni Moonkin Campos, il comandante, Helga e Zohar. E così pure Shaun, la pecora, e Snoopy, il bracchetto. Dopo tre manichini e due pupazzi la prossima volta, entro il 2023 se verrà rispettata la tabella di marcia, toccherà agli astronauti della Nasa. 

Un successo questa prima tappa del programma Artemis, apripista delle missioni con cui la Nasa e i suoi alleati, fra i quali l'Italia, intende portare nuovamente astronauti sulla Luna. L'ammaraggio è avvenuto regolarmente e sono stati completati tutti i test previsti per verificare la sicurezza del veicolo, in vista delle future missioni con gli astronauti.

E c'è anche il record di distanza dalla Terra raggiunto da un'astronave in grado di trasportare equipaggi: ovvero 432.210 chilometri rispetto ai 400mila della missione Apollo 13.

Moonkin Campos, il manichino della Nasa
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L'attesa

Moonkin Campos, il comandante, Helga e Zohar incrociano le dita. Shaun, la pecora, e Snoopy, il bracchetto, si mettono le zampe sugli occhi. Ci sono loro, tre manichini umanoidi zeppi di sensori, e due pupazzi sulla capsula Orion che oggi tornerà sulla Terra dopo un viaggio meraviglioso attorno alla Luna durato 26 giorni.

L'equipaggio (la prossima volta ci saranno astronauti in carne e ossa) incrocia le dita perchè il rientro con ammaraggio o con atterraggio comporta sempre passaggi assai spaventosi a cominciare dalla picchiata a 40 mila chilometri orari, che deve avvenire con un precisissima inclinazione per non rimbalzare nel cosmo, per poi rallentare progressivamente per l'attrito con gli strati dell'atmosfera che arroventano la navicella fino a 2mila e 500 gradi centigradi, peggio che essere dentro un altoforno, con il plasma (un gradino più su del fuoco) rosso-carminio che fiammeggia sullo scudo termico spesso appena una spanna e ben visibile dagli ancor più sottili finestrini.

E poi ancora i "5 minuti del terrore", quando le comunicazione radio, in quell'inferno incandescente, non sono possibili. Infine lo "strappo" causato dall'apertura dei tre maestosi paracadute biancorossi che accompagna la navicella fra le onde.    

L'ammaraggio è previsto alle 18.39 italiane al largo di Baja California, vicino all'isola di Guadalupe. Dopo 26 giorni, sono le ultime ore della missione simbolo del ritorno alla Luna e sono le ultime ore di volo per il veicolo della Nasa, costruito dall'americana Lockheed Martin e il cui modulo di servizio è stato realizzato dall'Agenzia Spaziale Europea (Esa) con la regia dell'Agenzia Spaziale Italiana e le competenze di Leonardo, Thales Alenia Space con l'aiuto anche di Aviotec, Criotec, Alfa Meccanica, Dtm-Technologies e Cbl Electronics. Le riprese del distacco della navicella diretta alla Luna dopo la prima orbita attorno alla Terra sono state dal nanosatellite ArgoMoon, realizzato da Argotec sempre conto dell'Asi.

La squadra di recupero ha raggiunto il punto in cui è previsto l'ammaraggio che, per una coincidenza, è in programma esattamente a 50 anni dall'ultimo allunaggio del programma Apollo, avvenuto nel 1972 con la missione Apollo 17.

I tecnici della Nasa stanno in queste ore seguendo nuovi test che riguardano l'efficienza con cui lo scudo termico di Orion, largo 5 metri, reggerà le altissime temperature nel momento in cui la capsula entrerà nell'atmosfera terrestre: «è fra le priorità della missione», ha detto il responsabile di Artemis 1 Mike Serafin, della Nasa. Sulla Terra non esistono infatti strutture che permettano di simulare una situazione analoga per uno scudo di quelle dimensioni. «Lo scudo termico è stato progettato per proteggere il veicolo, e in futuro gli astronauti».  

Le tappe del rientro

L'ingresso della capsula Orion nell'atmosfera è previsto alle 18,20, alla quota di circa 122 chilometri. Il veicolo entrerà nella parte più alta dell'atmosfera, scendendo in un paio di minuti alla quota di circa 60 chilometri, e poi, come un ciottolo scagliato sull'acqua, rimbalzerà in alto risalendo alla quota di circa 90 chilometri. A quel punto comincerà la discesa vera e propria. Dopo un minuto e mezzo dall'ingresso nell'atmosfera, l'attrito sarà tale che la capsula Orion e il suo scudo termico dovranno affrontare temperature superiori a 2.500 gradi e il veicolo sarà avvolto dal plasma, una sorta di nube di particelle elettricamente cariche che per circa cinque minuti interromperà le comunicazioni fra Orion e il centro di controllo a Houston. La capsula raggiungerà quindi lo strato inferiore dell'atmosfera e comincerà a rallentare la velocità da 40.000 a poco più di mille chilometri orari. Quando la capsula sarà scesa a circa 7 chilometri e alla velocità di circa 80 chilometri orari, si apriranno i tre paracadute che aiuteranno a frenare il veicolo. A 1,5 chilometri di quota, Orion dovrebbe rallentare a poco meno di 30 chilometri orari e poco dopo dovrebbe tuffarsi nell'oceano.

La missione

Artemis 1 è il primo tentativo dell'uomo di tornare sulla Luna con il programma in tre fasi che riprende il programma Apollo interrotto nel 1972. Il maiden flight senza equipaggio del razzo più potente costruito finora, lo Space Launch System (Sls), della Nasa  è stato tentato tre volte prima del decollo del 16 novembrei. Dopo Artemis 1 l'anno prossimo è prevista la prima missione con equipaggio (adesso sulla capsula ci sono i manichini-tester Moonkin Campos, Helga, Zohar e il pupazzo Shaun, la pecora) che orbiterà attorno alla Luna e quindi nel 2025 l'allunaggio con il primo passo affidato a una donna. Date comunque da prendere con prudenza perché di problemi da risolvere ve ne sono ancora tantissimi.

La diretta della Nasa

E' dal 1973 che un razzo di queste dimensioni e di questa potenza non decollava da Cape Canaveral (missione Skylab), mentre l'ultimo viaggio verso la Luna risale all'anno prima con Apollo 17.  Da allora è seguita l'epopea dello Space Shuttle terminata nel 2011, una fase dell'esplorazione spaziale a cui risalgono in realtà le principali tecnologie del razzo Space Launch System alto 95 metri.

Un razzo “vecchio”, una navicella all'avanguardia

La simulazione del volo della navicella Orion

Di fatto un razzo figlio del passato in particolare per i motori e i booster non riutilizzabili se non in piccole parti e che costa, per ogni lancio, 4,3 miliardi di dollari mentre il programma Artemis, in ritardo di almeno 4 anni, ne è costati finora 95. La parte innovativa della missione è quindi la capsula Orion della Boieng il cui modulo di servizio provvederà a rifornire l'equipaggio (quattro astronauti) di elettricità, acqua e ossigeno.  

Ed è proprio in questo modulo Esm di Airbus che si concretizza il ruolo delle aziende italiane a cominciare da Leonardo, Thales Alenia Space con l'aiuto anche di Aviotec, Criotec, Alfa Meccanica, Dtm-Technologies e Cbl Electronics. Le riprese del distacco della navicella diretta alla Luna dopo la prima orbita attorno alla Terra saranno poi effettuate dal nanosatellite ArgoMoon, realizzato da Argotec per conto dell'Agenzia spaziale italiana.

Qui è possibile "tracciare" la navicella Orion con il sistema Arow messo a punto dalla Nasa.

 

Paolo Ricci Bitti

 

Ultimo aggiornamento: 25 Febbraio, 09:35 © RIPRODUZIONE RISERVATA