Artemis, la corsa alla Luna: nuovo tentativo il 3 settembre per il razzo Sls e la navicella Orion

Mercoledì 31 Agosto 2022 di Paolo Ricci Bitti
Artemis, la corsa alla Luna: nuovo tentativo il 3 settembre

Artemis, slitta a sabato 3 settembre alle 20.17 (ora italiana) il primo tentativo dell'uomo di tornare sulla Luna con il programma in tre fasi che riprende il programma Apollo interrotto nel 1972: il primo lancio del razzo più potente di sempre, lo Space Launch System (Sls) della Nasa  era previsto il 29 agosto, ma il conto alla rovescia è stato bloccato a meno 40 minuti dal decollo per un insieme di fattori: non solo il problema al motore RS-25, che non ha raggiunto la giusta temperatura, ma anche un'anomalia a una valvola di sfiato e un peggioramento delle condizioni meteo. La prima finestra utile era stata indicata per il 2 settembre alle 18.48 con una terza possibilità il 5 settembre o il 6. Ora la nuova data del 3, con una finestra di due ore dalle 20.17, per la quale le previsioni meteo non sono tuttavia incoraggianti, mentre continuano le verifiche sull'Sls. Il lancio potrà essere seguito in diretta live streaming su ilmessaggero.it.

I rinvii, nel caso del maiden flight (primo lancio) di missili così complessi, sono scontati:  nel caso dello Sls va ricordato che la Nasa ha finora speso per il progetto Artemis 98 miliardi di dollari e che ritardi accumulati sono ormai superiori ai 4 anni.

Solo il razzo costa 22 miliardi e ogni lancio ne vale 4,3. Denaro pubblico e non di privati come, ad esempio, Elon Musk che con la sua SpaceX può permettersi di sbagliare a ripetizione imparando ogni volta qualcosa per fare meglio nel prossimo tentativo. E poi c'è la questione del prestigio internazionale: meglio attendere che splenda la luce verde su tutte le milioni di variabili di questi lanci (la check list affidata a supercalcolatori è vertiginosa) invece di perdere, oltre che una barca di dollari, la faccia davanti al mondo. 

Giorgio Saccoccia, il presidente dell'Agenzia spaziale italiana, che aveva raggiunto il Kennedy Space Center per il lancio del 29 settembre, racconta la nuova corsa alla Luna in cui è importante il contributo di aziende italiane a partire da Leonardo, Thales Alenia Space, Argotec. Un contributo che offrirà agli astronauti Samantha Cristoforetti e Luca Parmitano la possibilità di essere selezionati per le missioni successive a quella del nuovo allunaggio previsto a partire dal 2025.

 

 

Paolo Ricci Bitti

 

L'intervista

Per i boomer e la generazione precedente sarà una botta di adrenalina nel tunnel della memoria, per gli altri sarà la conferma che l'uomo diventerà una specie extraplanetaria come invocava anche l'astrofisico Stephen Hawking. Dal tremolante bianco e nero della notte del 20 luglio 1969, dalla parola "allunaggio" che da allora non appartiene più solo alla fantascienza, agli effetti speciali della missione americana Artemis (la dea sorella di Apollo) che riporterà l'uomo sulla Luna grazie al razzo più potente della storia, l'Sls (Space Launch System) che decollerà oggi (temporali permettendo) alle 14.33 dal Kennedy Space Center di Cape Canaveral (diretta su ilmessaggero.it).

«Conto i minuti, pure alla rovescia - dice Giorgio Saccoccia, presidente dell'Asi sbarcato a Cape Canaveral - Nel 1969 avevo solo sei anni ma ricordo come fosse ieri l'emozione che ha segnato tanti di noi. E ora è fenomenale essere qui all'ombra di quel gigante che prende il posto del Saturn V che ha volato per l'ultima volta nel 1973 per portare in orbita la stazione Skylab. È fenomenale non solo per l'emozione, ma perché anche l'Italia, insieme ai partner europei dell'Esa, ha un ruolo importante in questa storica missione, grazie a un comparto aerospaziale che ormai vale tre miliardi di euro grazie a oltre 300 aziende dislocate in tutto il Paese».

Di miliardi di dollari la Nasa ne ha spesi, di rinvio in rinvio, ormai 98 per riportare l'uomo sulla Luna.
«Sì, ma oltre a soddisfare l'esigenza insopprimibile nell'uomo di allargare il proprio orizzonte, vogliamo calcolare i benefici che una missione come questa porterà all'umanità? Si ritiene che gli spin-off delle missioni Apollo siano, direttamente e indirettamente, almeno 40 mila: non avremmo gli attuali computer, cellulari, defibrillatori, i satelliti per fronteggiare il cambiamento climatico, per dire le prime cose che vengono in mente, senza quella impresa. Inoltre le sensazioni alla vigilia sono completamente diverse rispetto a quelle degli anni Sessanta».

Ovvero?
«Allora si trattava di vincere una sfida anche politica, non solo tecnologica. E infatti, ottenuta la vittoria, nel giro di tre anni le missioni Apollo vennero sospese. Ora invece si punta davvero all'esplorazione umana dello spazio e non solo perché dopo la Luna verrà Marte. Certo, lo spazio sarà sempre più oggetto di una corsa fra nazioni tanto che bisognerà rinnovare la legislazione, ma davvero la missione Artemis lancia l'uomo in una dimensione extraplaneteria senza precedenti. In breve, si torna sulla Luna per restarci e per colonizzarla e poi da lì si lanceranno astronauti ancora più lontano».

 

Le tappe di Artemis?
«Sono tre, senza contare che nel frattempo entrerà in servizio anche la stazione cislunare Lunar Gateway, anch'essa con parecchia tecnologia italiana. Dunque questo primo razzo Sls farà da oggi una missione di 42 giorni e di quasi due milioni di chilometri raggiungendo l'orbita lunare a 400 mila chilometri dalla Terra: nella capsula Orion, anch'essa mai testata prima, ci saranno manichini che registreranno i parametri da valutare per gli astronauti. Ah sì, a bordo, su iniziativa di Esa, anche il pupazzo della pecora Shaun (della serie Una vita da pecora, ndr). L'anno prossimo, stesso tragitto, ma con un equipaggio che ugualmente orbiterà attorno alla Luna. Nel 2025 la missione decisiva: il ritorno dell'uomo sulla Luna con il primo passo affidato a una astronauta della Nasa».

Astronauti italiani?
«Sì, bisogna vedere quando. Intanto la Nasa ragiona in termini di europei anche se i legami diretti fra Italia e Nasa non sono mai stati così forti grazie anche ad accordi appena firmati a Roma. Fra i sei astronauti usciti dal concorso Esa del 2008/2009 ci sono Samantha Cristoforetti e Luca Parmitano che riscuotono altissima stima, ma ci sono anche astronauti tedeschi, francesi, inglesi e danesi. Resto comunque ottimista: se ne parla entro la fine della decade, magari dal 2027».

I posti-passeggeri sulle navicelle sono, come sempre, frutto di scambi: l'Italia ha realizzato parti del modulo di servizio Esm (Airbus) che fornisce elettricità, acqua e ossigeno a Orion grazie a Leonardo, Thales Alenia Space con l'aiuto anche di Aviotec, Criotec, Alfa Meccanica, Dtm-Technologies e Cbl Electronics.
«Certo, in fatto di moduli, anche abitativi, l'Italia gode di un'altissima stima non solo negli Usa».
E il cameraman dei primi passi di Orion dopo la separazione dal razzo Sls sarà il microsatellite (14 chili)

ArgoMoon, di Argotec per conto di Asi.
«Un'altra prova dell'eclettismo del nostro comparto aerospaziale che unisce millenarie tradizioni artigianali e competenze tecniche sempre all'avanguardia».

Lo spazio richiede tempi lunghi e quindi una stabilità amministrativa-politica non propria dell'Italia. Che cosa si attende dal nuovo governo? Nei prossimi anni ci sono anche i fondi (4,3 miliardi) del Pnrr da far fruttare?
«E frutteranno: sono convinto che l'enorme valore, economico e non solo, dello spazio sia stato pienamente compreso da ogni componente della società italiana».

I candidati italiani

Siccome sarà una donna, i media americani già azzardano il nome di Christina, 43 anni, che di cognome si chiama Hammock ma che preferisce usare quello del marito Robert Koch. Il nuovo primo passo sulla Luna - la Nasa è stata categorica fin dagli albori della missione Artemis durante il mandato di Barack Obama - sarà appunto riservato a una donna e l’ingegnera elettronica del Michigan è già in pole position. Appuntamento, a essere ottimisti, nel 2025. E gli europei? L’Esa ipotizza, a partire da un paio di anni dopo, tre posti fra i sette astronauti usciti dal concorso del 2008: ovvero gli italiani Luca Parmitano, classe 1976, e Samantha Cristoforetti, 45 anni, attualmente sull’Iss; il danese Andreas Mogensen; i tedeschi Alexander Gerst e Matthias Maurer (quest'ultimo non era fra i primi sei vincitori del concorso,  ma fra i primi dieci); il francese Thomas Pesquet e l’inglese Tim Peake. Almeno uno degli italiani - c’è da scommetterci - andrà di sicuro sulla Luna.

Giorgio Saccoccia, chi è

Giorgio Saccoccia, 59 anni, bellunese, è il presidente dell’Agenzia spaziale italiana dal maggio del 2019. Laureato, con lode, in Ingegneria aerospaziale (Università di Pisa) ha poi conseguito un Mba a Leida (Olanda). Nel 1990 è entrato all’Agenzia spaziale europea occupandosi in particolare di propulsione missilistica. Dal 2003 al 2019 è stato responsabile della Divisione di Propulsione e Aerotermodinamica dell’Esa. È inoltre Associate Fellow dell’AIAA (American Association for Aeronautics and Astronautics). Nel giugno scorso ha firmato a Roma con il nuovo responsabile della Nasa, Bill Nelson, patti che rafforzano i legami fra Italia e Stati Uniti.

Ultimo aggiornamento: 24 Febbraio, 05:50 © RIPRODUZIONE RISERVATA