Jane Rigby, alla guida per la Nasa dell'operazione James Webb: «Alle prime foto del telescopio ho pianto come una bimba»

Mercoledì 20 Luglio 2022 di Flavio Pompetti
L'astrofisica Jane Rigby

«Oh mio Dio, funziona davvero!». L’astrofisica Jane Rigby ricorda ancora con commozione le prime immagini che ha avuto modo di visionare in arrivo dal telescopio spaziale James Webb.  

«È stata l’emozione più forte della mia vita, perché non mi aspettavo una definizione così alta dei fotogrammi, e alle spalle avevo sei mesi di angoscia per l’esito della spedizione.

Ho pianto come una bambina nel guardare le foto». 

DECISIONI

La bambina che confessa con tanto candore la sua commozione è una scienziata di quarantadue anni, una delle più autorevoli all’interno della Nasa, di base presso il Goddard Space Flight Center, ma nel corso dell’ultimo anno incaricata della ricerca scientifica per il James Webb. È lei, con il supporto di una squadra di collaboratori, che decide di volta in volta dove puntare la lente del telescopio, e quali delle centinaia di progetti già depositati ha la precedenza sugli altri. Una responsabilità enorme, visto che la durata della vita del telescopio è incerta. «Siamo più che soddisfatti finora – ha detto la stessa Rigby alla rivista Scientific American – Il vettore che lo trasporta ha carburante sufficiente a spingerlo fino al 2040 e oltre. Ma l’universo è affollato di corpi potenzialmente contundenti. Un micrometeorite potrebbe colpirlo in ogni momento, danneggiarlo o addirittura distruggerlo, e mandare in fumo l’investimento di dieci miliardi di dollari che sono stati necessari per lanciare il progetto». 

I PROGETTI

Jane è abituata a sostenere il peso dell’ansia. Lo ha sperimentato per la prima volta a vent’anni quando è entrata in un programma di master all’Università dell’Arizona. L’istituto ospitato nello stato conservatore del sud degli Stati Uniti ufficialmente bandiva la presenza di studenti omosessuali, e Rigby si era appena dichiarata lesbica nell’ultimo anno di studi universitari presso la progressista Università statale della Pennsylvania. La qualità del suo lavoro di ricerca le ha aperto la strada, che è poi diventata una marcia trionfale con il conseguimento del dottorato di ricerca e l’ingresso nella paludati Carnegie Observatories, dove è partita la sua carriera nella astrofisica. Gli schermi montati sul telescopio Webb bloccano la luce proveniente dal Sole, così come quella della Luna e il riflesso dalla Terra. La conseguenza è che la finestra di osservazione del telescopio è ridotta ad un terzo della calotta spaziale alla volta. I progetti vanno quindi selezionati con cura, e la responsabilità finale della scelta cade sulle spalle di Jane. «Le richieste vengono giudicate in forma anonima, e anonimi agli occhi di chi le presenta sono i giurati che le prendono in considerazione - spiega sempre Rigby – La precarietà del progetto lo rende ancora più prezioso, e ci spinge a indicare priorità assolute nelle nostre scelte, anche se ci auguriamo che James Webb abbia una lunga e prolifica vita di esplorazione davanti a sè».

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Ultimo aggiornamento: 21 Luglio, 23:02 © RIPRODUZIONE RISERVATA