Satelliti, in orbita saranno 65mila: una galassia più green per mitigare il sovraffollamento

Mercoledì 16 Febbraio 2022 di Pietro Romano
Satelliti, in orbita saranno 65mila: una galassia più green per mitigare il sovraffollamento

Agli 8mila satelliti attualmente in orbita monitorati dall’Agenzia spaziale europea dovrebbero aggiungersene entro il 2030 altri 17mila, secondo Euroconsult, società francese leader nello studio della “space economy”.

Ma stime meno prudenziali – quelle, a esempio, della professoressa Samantha Lawler, che insegna Astronomia all’università canadese di Regina – fanno ascendere addirittura a 65mila il numero complessivo di satelliti (in orbita tra i 600 e i 36mila chilometri di distanza dal nostro pianeta) entro un decennio.

In un caso o nell’altro, il congestionamento è destinato ad accrescere l’inquinamento, prima di tutto luminoso, e il rischio di collisioni. «In questo ambito i temi della sicurezza e della sostenibilità diventano fondamentali, così come si fa sempre più pressante la realizzazione di un quadro normativo condiviso da tutta la comunità internazionale», spiega l’ingegner Luigi Pasquali, coordinatore delle attività spaziali di Leonardo (il gruppo italiano dell’aerospazio e difesa guidato dall’amministratore delegato Alessandro Profumo) e ad di Telespazio. «Leonardo – sottolinea – è impegnato sia nella costruzione di satelliti sempre più “green” sia nelle soluzioni per monitorare dalla Terra e dallo spazio l’orbita terrestre e per mitigarne il problema del sovraffollamento, che porta rischi anche in termini di disponibilità dei dati e dei servizi che le tecnologie spaziali ci mettono a disposizione». Di certo il mondo avrà crescente necessità delle attività spaziali. Già oggi c’è molto più spazio nella nostra vita quotidiana di quanto comunemente si creda. I satelliti ci consentono di fare previsioni attendibili sul comportamento del pianeta: l’evoluzione dei fenomeni meteorologici, i cambiamenti idrogeologici, la distribuzione dell’inquinamento, la disponibilità di risorse a partire dall’acqua o dai sistemi arborei. I satelliti permettono di orientarsi ovunque e di monitorare le infrastrutture materiali e immateriali.

Ci fanno comunicare dappertutto, anche e soprattutto dove la rete terrestre non arriva. Si agganciano e si agganceranno a telefoni cellulari, 5G e Internet of Things, per un miliardo di miliardi di dati lavorati ogni anno e un miliardo di oggetti interconnessi. Grazie anche a satelliti italiani quali Cosmo-SkyMed e Prisma, o alle sentinelle del programma europeo Copernicus, al quale pure partecipa il nostro Paese, le tecnologie spaziali mandano sulla terra una massa enorme di dati utilissimi in molteplici settori, a cominciare dalla sicurezza civile e militare. Alla ricerca spaziale, inoltre, siamo tributari per molti oggetti di uso comune e per molti dispositivi medici. «Arrivano dallo spazio – elenca Pasquali – tanti microchip che rendono insostituibili i nostri smartphone. Senza contare tutti i dispositivi medici di cui oggi disponiamo soltanto per merito della ricerca spaziale: latte artificiale per neonati, protesi meccaniche di arti, pompe ventricolari, Tac. Nella diagnostica, poi, oggi si possono scoprire formazioni tumorali in fase iniziale grazie a un algoritmo sviluppato per correggere i difetti di un telescopio spaziale». La prossima sfida spaziale è il “Digital Twin Earth”, un progetto al quale sta lavorando l’Unione europea. Un gemello della Terra, in realtà una sua replica digitale, che simulerà l’evoluzione dell’atmosfera, dei mari, dei ghiacci, dell’attività umana per poter studiare interventi correttivi e stimolare fenomeni per verificare le reazioni della terra. «L’obiettivo – rivela Pasquali – è quello di favorire la fase predittiva, trasformando il monitoraggio in uno strumento per prevenire emergenze e disastri. Il problema ora è quello di realizzare architetture e infrastrutture digitali in grado di archiviare e di elaborare rapidamente volumi elevati di dati, provenienti dai satelliti e da fonti informative diverse, per poterli utilizzare in maniera efficace». Un esempio per tutti? Si è parlato molto negli ultimi tempi del deterioramento dei ponti stradali. Cosmo-SkyMed, costellazione dell’Agenzia spaziale italiana e del ministero della Difesa, osserva l’Italia intera e quindi può tenere sotto controllo lo stato delle infrastrutture più che a sufficienza, ma c’è bisogno di semplificare e velocizzare i processi di analisi dei dati su migliaia e migliaia di “osservati speciali” per poter intervenire con immediatezza.

ALL’AVANGUARDIA

 Su questo fronte l’Italia è all’avanguardia anche se ancora è lunga, e non solo nel nostro Paese, la strada per l’ottimizzazione del sistema. A dare un contributo importante sarà infatti l’Hpc (High performance computer) davinci-1, un’infrastruttura con una potenza superiore ai cinque milioni di miliardi di operazioni al secondo, paragonabile a quella di 10mila computer di ultima generazione, un’infrastruttura chiave messa a disposizione da Leonardo. Il gruppo, anche con le sue joint venture Telespazio e Thales Alenia Space, vale il 70 per cento del business spaziale nazionale. Per investimenti nel comparto relativamente al prodotto interno lordo l’Italia è il sesto Paese al mondo. La “space economy” tricolore contabilizza un giro d’affari di circa due miliardi di euro e produce benefici complessivi per l’economia quantificabili fino a sette euro per ogni euro investito. Il settore conta 7mila addetti altamente specializzati, cresciuti del 15 per cento negli ultimi cinque anni, con una previsione di crescita ancora più accelerata nel prossimo futuro grazie anche ai fondi (pari a 2,3 miliardi) che dovrebbero arrivare con il Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Cosmo Sky-Med e Prisma sentinelle made in Italy

Da anni ci osservano da lassù e monitorano costantemente lo stato di salute della nostra madre terra. Sono Cosmo Sky-Med (Cosmo è acronimo di Constellation of small Satellites for Mediterranean basin Observation) e Prisma (ovvero acronimo anch’esso, Precursore IperSpettrale della Missione Applicativa. Primo sistema duale (civile e militare) di quattro satelliti radar di osservazione terrestre, Cosmo Sky-Med è promosso dall’Agenzia Spaziale Italiana e dal Ministero della Difesa. Prisma, lanciato nello spazio il 22 marzo 2019 a bordo di un lanciatore Vega, completa l’offerta attuale dell’Agenzia Spaziale Italiana.

Il “gemello” terrestre l’asso per il Green Deal

Una dinamica, replica digitale del nostro pianeta che imita accuratamente il comportamento della Terra. Questa è Digital Twin Earth, il progetto Esa in cui l’Italia è capofila. Alimentata continuamente con i dati di Osservazione della Terra, combinati con misurazioni in situ e intelligenza artificiale, fornirà una precisa rappresentazione dei passati, presenti e futuri cambiamenti del nostro mondo. Non solo: supporterà così il settore dello sviluppo sostenibile rinforzando così gli sforzi dell’Europa per un ambiente migliore per rispondere alle urgenti sfide e agli obiettivi affrontati dal Green Deal.

Tutti nell’Hpc davinci-1 il supercomputer

Nella Torre Fiumara di Genova c’è un simbolo di innovazione tecnologica e sviluppo in Italia e in Europa. È l’Hpc (High performance computer) davinci-1 di Leonardo, infrastruttura con una potenza superiore ai cinque milioni di miliardi di operazioni al secondo, paragonabile a quella di 10mila computer di ultima generazione. Subito inserito tra i primi 100 supercomputer al mondo, secondo la classifica TOP 500, e sul podio del settore A&D (Aerospazio & Difesa), davinci-1 è realizzato con la partnership tecnologica di Atos e vanta acceleratori di ultima generazione NVidia A100.

Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 09:03 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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