Sto per iniziare a scrivere questo pezzo, ma prima di selezionare “nuovo” sotto la voce “file” del mio programma di scrittura, siccome sto ancora usando Google Chrome decido di contare tutte le finestre che ho aperto e confessare pubblicamente: sono trentasei.
ELABORATORE
Sì, uso il computer come il mio tavolo da lavoro, e se sul mio tavolo da lavoro possono esserci dieci libri aperti con decine di post-it su pagine diverse non vedo perché l’apparecchio elettronico per l’elaborazione dei dati non possa sobbarcarsi la stessa organizzazione. Eh, sì, adesso che ci penso, lo uso come faccio con il mio cervello (che, infatti, di tanto in tanto semplicemente “crasha”). Grazie al mio ragazzo, ho scoperto da poco più di un anno che le app sul telefono vanno chiuse, almeno quando ne hai aperte all’incirca venti e ti chiedi perché il congegno sia così rallentato. E che anche i programmi sul computer vanno chiusi quando hai smesso di utilizzarli. Addirittura, mi ha detto, l’elaboratore ogni tanto andrebbe spento, almeno una volta al mese, ma nel mio caso andrebbero bene due volte all’anno. Missione che sono anche riuscita a portare a termine. In un’occasione. Dopo essermi fatta indicare il tasto apposito, visto che, a staccare la spina, quello rimaneva acceso, vai a sapere perché.
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