ChatGPT, l'intelligenza artificiale inverte i fattori: a contare adesso è la domanda (non la risposta)

Le applicazioni possibili di intelligenza artificiale generativa sviluppata da OpenAI hanno raggiunto il milione di utenti in meno di una settimana

Mercoledì 18 Gennaio 2023 di Andrea Boscaro
ChatGPT, l'intelligenza artificiale inverte i fattori: a contare adesso è la domanda (non la risposta)

In pochi giorni, meno di una settimana, ChatGPT, l’applicazione di Intelligenza Artificiale Generativa sviluppata da OpenAI, ha raggiunto la soglia psicologica di un milione di utenti: Instagram aveva impiegato 74 giorni, Facebook 10 mesi, Airbnb 2 anni e mezzo.

Il suo successo non dimostra solo l’accelerazione nella velocità di adozione delle tecnologie digitali, ma evidenzia anche la maturità della domanda di strumenti basati sul modello GPT (“Generative Pre-Trained”) e il salto qualitativo che ChatGPT ha saputo dimostrare nell’ambito di questo mercato.

I PARAMETRI

Le informazioni su cui i sistemi GTP-3 sono stati addestrati consistono in 45 Terabyte di dati e sono composti per il 3,5% da Wikipedia, per il 7,8% da libri in inglese, per l’8,1% da libri in altre lingue e per il resto da pagine web e da algoritmi che si servono di 175 miliardi di parametri per tradurre gli input in output. Se la valutazione della funzionalità di ChatGPT deve guardare al linguaggio che comprende e che adotta più che alle risposte che a oggi offre, ha destato in ogni caso sorpresa la qualità degli output che fornisce soprattutto sul fronte della creazione dei contenuti e dello sviluppo di codice affiancandosi ai positivi riscontri raccolti anche da altre funzionalità come Dall E per le immagini e Whisper per i file audio-video. Offrire versioni differenti di un testo, riassumere i punti salienti di un podcast o di un video sono esempi di output immediatamente apprezzabili da tutti e non solo dagli sviluppatori e dai professionisti dell’informatica ai quali ChatGPT può permettere di risparmiare molto tempo in attività routinarie o connotate da una minore creatività.

L’OFFERTA

In particolare, per le imprese gli strumenti di intelligenza artificiale generativa possono permettere di: produrre delle bozze di schede prodotto da perfezionare per poi pubblicarle su cataloghi, siti web e ulteriori canali di comunicazione; effettuare delle ricerche, di dati e di informazioni, e avere una prima classificazione da approfondire manualmente; riassumere materiali scritti, ma anche trascrizioni di video e di file audio, per favorire una prima scrematura di elementi utili; creare variazioni e perfezionamenti di immagini per poi servirsene non solo in attività di comunicazione, ma anche in processi interni di analisi e design; accelerare il rendering in 3D di immagini e prototipi; supportare il lavoro di sviluppo informatico; sostenere molte attività di marketing digitale come la presenza sui motori di ricerca (“SEO”); fornire schemi e attività di aiuto al customer service.

L’ORIZZONTE

Se, come è ovvio, una tecnologia esclusivamente addestrata sul linguaggio non può essere confrontata con le caratteristiche della comprensione umana che insiste anche su altri fattori, il successo di ChatGPT alza dunque l’asticella sulla “readiness” richiesta alle persone, alle aziende, alle organizzazioni perché il mondo del lavoro, non solo nel settore digital, sappia adeguarsi agli orizzonti aperti da OpenAI, dai suoi concorrenti e dall’integrazione delle loro funzionalità nelle piattaforme digitali più conosciute.

I LIMITI DEL BLACK-BOXING

Al contempo, rende urgente la comprensione dei dati e delle informazioni su cui tali tecnologie si basano, così che non ricadano nei limiti del “black-boxing” spesso imputato all’AI. Dalle attività di customer service a quelle legate al mondo della comunicazione, dal settore informatico a quello del digital retail, i prossimi mesi saranno dunque forieri di cambiamenti da cui non saranno esenti le singole persone, non solo nella loro veste professionale. Il fatto che alcune scuole di New York, e anche otto università australiane, abbiano già vietato ChatGPT la dice lunga infatti sulla necessità che, accanto alle criticità valoriali di cui sono sempre state oggetto di discussione le tecnologie GPT, si sviluppino in parallelo alla loro diffusione regole chiare per il loro utilizzo e metodi efficaci (per esempio, AI Content Detection) per riconoscere trasparentemente output creati in modo da impedire la pubblicazione ad esempio di false recensioni online.

L’ELEMENTO CHIAVE

Mentre la ricerca su Google ha nel vaglio delle risposte un elemento essenziale della sua efficacia, così il buon uso degli strumenti di AI generativa ha nelle domande che vengono fatte il fattore determinante non solo per limitarle ad ambiti pertinenti, ma anche per formulare le richieste in modo coerente con il linguaggio su cui i diversi sistemi si basano. La giustapposizione dei risultati ottenuti con Google e con ChatGPT permessa dalla relativa estensione per il browser di quest’ultimo mette in evidenzia quanto tali strumenti siano complementari e richiedano competenze differenti: se dunque c’è da attendersi nel futuro uno sviluppo impetuoso dei “prompt” ovvero degli schemi di istruzione efficaci con cui immettere input (per esempio, Promptbase), “avviare un prompt” diventerà una competenza necessaria a tutti e una pratica diffusa quanto oggi lo è fare una ricerca su Google.

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Ultimo aggiornamento: 19 Gennaio, 15:47 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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