Wallace, quel genio totale mai del tutto compreso di David Foster Wallace, nella sua produzione alluvionale, un giorno, in una paginetta apparentemente innocua, a proposito di un personaggio, decise di schiantarci in via definitiva con frasi di questo genere. «Allergico a qualsiasi distanza fra se stesso e quello che voleva...». Undici paroline, non di più: un’umanità disegnata e racchiusa se non per intero, almeno per i tre quarti dei miliardi e miliardi di persone con cui condividiamo il pianeta. Esempio e paradigma perfetto oltre ogni fantasia di individuo allergico a qualsiasi distanza fra se stesso e quello che voleva è, con approssimazione rasente lo zero, il giocatore di eSports o eSport (senza la s finale) o e-Sport (con il trattino) o anche, se preferite, sport elettronici in italiano. Insomma. I fanatici dei videogiochi. Sognate di essere artisti del pallone come Leo Messi ma la tecnica, ecco, non è esattamente definibile con aggettivi tipo eccezionale, fenomenale o solo straordinario? Ma nessun problema: ci pensa Fifa a elevarvi agli altari della gloria eterna.
I MIGLIORI
Così, sotto l’impulso di un’insopprimibile voglia di comprimere il delta tra sogno e tangibilità, il mondo del terzo millennio ha inventato la realtà simulata. Per intanto i campionissimi del ramo sono dei ragazzi per lo più nordeuropei e asiatici, anche se ovviamente non possono farci preoccupare per la loro assenza gli immancabili americani. Un esempio aiuterà i curiosi: il 27enne Johan Sundstein, metà danese e metà faroese, meglio noto come N0tail (è uno zero quel carattere tra la n e la t), ha riempito nella sua carriera un autocarro furgonato di soldi raggiungendo la stratosferica cifra di 6,9 milioni di dollari. Non è uno scherzo (più di qualcuno vorrebbe lo fosse): è la fotografia della realtà o, meglio, del virtuale che si svela e si riflette nella realtà. Johan, ci narrano le sue numerose e informatissime biografie, ha cominciato a giocare ai videogiochi a two years old. A due anni, avete capito bene. Possibile? Smarrimento generale. Mozart a tre anni batteva i tasti del clavicembalo, ci rassicura Wikipedia. Comunque. Johan detto N0tail è un fenomeno nel gioco Dota 2. Dota 2? Ancora Wikipedia corre in nostro aiuto: «In Dota 2 l’obiettivo è distruggere la fortezza avversaria». Il che permette di tracciare un perimetro intorno al grande luna park dei videogame. A differenza di quanto si possa frettolosamente intuire, non si tratta solo di calcio, moto, macchine, basket e sport in senso stretto. No. Alla lista bisogna aggiungere, a ben vedere, altre interessanti categorie: ad esempio picchiaduro, strategici, sparatutto e multiplayer battle arena. Chissà perché, ma affiora un leggerissimo sentore di violenza: però dev’essere solo un’impressione. Senz’altro.
TUTTI A PARIGI
Per cui i maghi degli eSports si ritrovano in consessi molto ambiti ed esibiscono le loro doti davanti a platee adoranti. Si riuniscono anche in squadre, o scuderie, sponsorizzate da marchi di alto prestigio. E i tornei sono un’infinità. Per dirne giusto alcuni, la Lega Serie A organizza il torneo Ea Sports Fifa 20, ed esistono pure la ePremier League inglese o la e-Ligue1 francese. E i plenipotenziari della F1 allestiscono direttamente il mondiale gemello di Formula 1: tanto che l’ultimo a essersi laureato campione è stato proprio il nostro David Tonizza, classe 2002, viterbese, che ha conquistato niente meno che con la Ferrari il titolo piloti della Formula1 Esports Series. Tonizza – Tonzilla, per tifosi e amici – è peraltro entrato nella Ferrari driver academy esports team, un progetto che condurrà a un campionato Esports Ferrari. Oltre tutto, durante il lockdown della primavera, i veri piloti di F1 – Leclerc su tutti – si sono sfidati sui vari circuiti virtuali direttamente da casa propria. E non basta, figurarsi. Perché la Wsa, un’agenzia di procura sportiva, ha inaugurato una divisione dedicata al mondo degli eSports insieme a Mkers, una delle maggiori aziende del ramo. Il movimento è chiaro: i procuratori sportivi abbracciano ora i giocatori non soltanto veri, ma pure i virtuali. E, chiaramente, gli sponsor si tuffano a bomba nel paese delle meraviglie, seminando tonnellate di denaro in attesa poi di passare a raccogliere. Alle Olimpiadi di Tokyo (estate 21, a quanto pare), gli eSports ricopriranno il simpatico ruolo di mascotte e regaleranno esibizioni prive di cittadinanza olimpica nel medagliere. Sarà però un aperitivo: perché ai Giochi del 2024 dovrebbero diventare una disciplina olimpica. A Parigi. Proprio a casa di Pierre de Frédy, barone di Coubertin. Ma, in fondo, come ci ha insegnato lui, l’importante è sempre partecipare.
© RIPRODUZIONE RISERVATA