Cybersecurity, l'analista di Leonardo Giada Paolucci per prima ha identificato la minaccia Killnet

Mercoledì 19 Ottobre 2022 di Francesco Musolino
Cybersecurity, l'analista di Leonardo Giada Paolucci per prima ha identificato la minaccia Killnet

Quando parliamo di cybersicurezza, chi ci permette di navigare, postare e condividere foto (e dati sensibili) in relativa sicurezza, vigilando in modo silente, sui nostri clic?

Il cinema e la narrativa speculano parecchio sul mondo della sicurezza online, creando scenari fantasioni che, puntualmente, vengono superati dalla realtà.

Proprio com’è accaduto recentemente, nei primi momenti dell’invasione russa in Ucraina, quando l’aumento degli attacchi informatici aveva palesato la pericolosità della guerra ibrida, identificando un “attore” (threat actor), Killnet, il collettivo hacker russo che ha cercato di sbaragliare i sistemi informatici occidentali. Per nostra fortuna, ci sono team di esperti che vigilano, cercando quotidianamente di intercettare tutte le minacce dal mondo del dark web.

VERSATILITÀ

Giada Paolucci dal 2019 lavora a Chieti presso il Global SOC (Security Operation Centre) di Leonardo (l’azienda italiana dedicata al presidio delle tecnologie strategiche per la sicurezza del Paese), un centro d’eccellenza che attualmente protegge 7.000 reti e 100.000 utenti in 130 Paesi. Il lato umano oltre lo schermo. Originaria di Rieti, classe 1991, nel suo curriculum non troviamo la classica laurea scientifica, piuttosto, la passione per lo sport, per i viaggi, i libri gialli, e una formazione da sociologa e criminologa, capace di apportare una sfumatura, «uno sguardo filosofeggiante» nel mondo dell’analisi. In un perfetto stile da self-made-woman, tra il 2010 e l’agosto del 2019 Paolucci ha svolto lavori diversissimi – segretaria, volontaria, fotografa, social media specialist e infine, addetta alla vendita di biglietti del bus – finché è stata scoperta e assunta nel cuore della cybersicurezza di Leonardo, proprio per la versatilità dei suoi ragionamenti, rivelandosi un’analista capace di uscire dai consueti schemi, capace di identificare per prima, con il suo team, la minaccia di Killnet. «Approdare a Leonardo – racconta Giada Paolucci – è stato il mio sogno da raggiungere. Passiamo le giornate davanti agli schermi, incrociando parole sensibili e scandagliando la Rete in cerca di minacce che dovranno essere valutate caso per caso. Tuttavia non siamo affatto musoni e nerd come ci descrivono certi film e senza il lavoro di squadra non arriveremmo da nessuna parte».

LA MARCIA IN PIÙ

Non solo intuito ma cooperazione attiva anche se, a ben vedere, in questo mondo la presenza femminile ancora latita: «Non si tratta solo di una questione di genere. L’ho visto accadere sul campo. Nella lettura degli eventi la mente femminile può avere una marcia in più, capace di uscire dai sentieri più battuti e per questo spero che il gap possa normalizzarsi rapidamente». Entusiasmo da vendere. «Un analista della sicurezza è continuamente sotto stress – sottolinea – Siamo iperconnessi e alle prese con un costante flusso di dati da interpretare e, nonostante l’orario, non si stacca mai perché dobbiamo essere sempre pronti alle emergenze. Ma proprio per questi motivi, il cosiddetto “terzo tempo” – i momenti di svago e condivisione con il resto del team – è fondamentale, rompe gli schemi e crea un’empatia che poi si rivela fondamentale sul campo». Lato umano significa che agli analisti della sicurezza informatica può capitare di subire “pressioni personali”. «Mi chiedono se posso accedere al pc di un fidanzato per capire se sia traditore. Ecco – rivela con un sorriso Paolucci – c’è ancora un po’ di confusione sul nostro lavoro, ma a dirla tutta vorrei che ci considerassero un po’ come degli analisti silenti che vigilano costantemente per la sicurezza di tutti». E ribadisce, Giada Paolucci, che l’Italia è avanzata sul fronte della cyberguerra «ma questa lotta richiede un continuo aggiornamento e non si ferma mai».

Ultimo aggiornamento: 20 Ottobre, 07:57 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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