L'ingresso di Facebook nel mondo delle criptovalute si rivolge ai due miliardi e mezzo di utenti del social, ma soprattutto a quel miliardo e rotti di persone che nel mondo hanno uno smartphone ma non un conto bancario. Una platea enorme a cui offrire servizi finanziari, senza però andare allo scontro con le banche, che tuttavia non possono restare ferme e anzi devono adeguare la loro offerta. Ad analizzare Libra, la moneta virtuale annunciata da Facebook, è Valeria Portale, direttrice degli Osservatori innnovative payments e blockchain del Politecnico di Milano.
Facebook lancia Libra, la nuova cryptomoneta per i pagamenti elettronici
«Libra rappresenta la più audace incursione di Facebook nel mondo dei servizi finanziari e dei pagamenti», ma «non si pone come antagonista al settore bancario. Ha invece manifestato il proprio interesse a collaborare con loro, come testimonia la presenza di Mastercard, PayPal, Stripe e Visa tra i sostenitori», spiega l'esperta.
L'obiettivo del progetto è chiaro: «dare accesso ai servizi finanziari agli oltre 1,7 miliardi di adulti che a livello globale sono attualmente unbanked», e cioè non hanno un conto bancario, rileva Portale. Ci si aspetta che la nuova moneta sarà usata dagli utenti nei negozi virtuali, per inviare denaro e in futuro - ha scritto Mark Zuckerberg - anche per pagare il caffè o una bolletta.
A differenza del bitcoin e delle duemila altre criptovalute tradizionali, la moneta virtuale di Facebook sarà una stablecoin, cioè vincolata alle monete a corso legale, permettendo così di evitare i problemi legati alla volatilità.
La mossa di Facebook non rappresenta un unicum. «La chat Telegram si sta muovendo da oltre un anno per creare una valuta», che potrebbe arrivare già a ottobre e consentire trasferimenti di denaro tra utenti, dice Portale, secondo cui «non è escluso che nei prossimi anni si possa assistere al proliferare di numerose criptovalute aziendali».
In questo quadro «le banche non devono temere di essere già sconfitte, ma non possono stare a guardare, perché gli equilibri potrebbero mutare velocemente», da un lato per la direttiva europea PSD2 che ha aperto la porta a nuovi attori nei servizi di pagamento, e dall'altro per l'evoluzione delle abitudini dei consumatori che, conclude, «si affideranno sempre più ad attori non tradizionali per gestire i pagamenti»