Il tennis del futuro nasce a casa di Mouratoglou. E c'è anche Berrettini

Sabato 6 Giugno 2020 di Gianluca Cordella
Il tennis del futuro nasce a casa di Mouratoglou. E c'è anche Berrettini

Prove generali di un tennis che sarà. O, quantomeno, che potrebbe essere. Sulla rivoluzione formale e concettuale c’è la firma doc di Patrick Mouratoglou, lo Special One della racchetta, che ha convocato dieci tra i giocatori più spettacolari del circuito nella sua Academy, nel cuore della Costa azzurra, per la prima edizione dell’Ultimate tennis showdown. Appuntamento per il weekend del 13 e 14 giugno e per i quattro successivi: 50 match che rappresenteranno la prima uscita del tennis post pandemia ma che non sembrano destinati a restare un format sperimentale legato alla contingenza. Ci saranno le regole anti contagio, ovvio - panchine dei giocatori sui lati opposti del campo, raccattapalle con i guanti, palline personalizzate per i giocatori al servizio - ma soprattutto ci saranno le regole che potrebbero indicare la strada al tennis del futuro, compreso un sistema di punteggio più snello che accorcerà i match, sempre meno appetibili per i media, considerando la durata imponderabile di ogni singola partita.

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LARGO ALLE EMOZIONI
«UTS mira a conquistare una nuova generazione di tifosi, più giovane e più coinvolta», spiega il coach di Serena Williams, mostrando, dati alla mano, che l’appassionato medio di tennis ha un’età di 61 anni e una forte nostalgia di ciò che questo sport era negli Anni ‘80, quando i vari McEnroe e Connors attiravano tifosi da tutto il mondo non solo per le loro gesta tecniche ma anche e soprattutto per il loro carisma, per la loro testa calda e per l’ironia: tutti fattori che rendevano ogni match un film unico e pieno di colpi di scena. Poi è arrivato il Codice di condotta e i giocatori in campo, pur avendo delle forti personalità, si sono “spenti” tra la rigidità delle regole. Proprio questo è uno dei punti focali della rivoluzione di Mouratoglou: “liberare” il carisma dei campioni.

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«Vorrei che i fan potessero avere accesso alle emozioni dei giocatori, specialmente durante i match», spiega Mou. La ricetta, dunque, è quella Nba: giocatori in contatto con i tecnici (l’ideale sarebbe fisicamente, ma visti i limiti attuali si comincerà con le cuffie, come alle Next Gen Finals) e possibilità per i tifosi di ascoltare ciò che si dicono, maggiore libertà di espressione dei giocatori in campo e maggiore interazione con il pubblico. Con un format complessivo che non mira a sovrapporsi all’attività dell’Atp, quanto piuttosto a conviverci. L’idea è quella di avere un torneo con una sorta di calendario calcistico che va avanti per tutta la stagione, non solo in Francia ma ovunque, dall’Asia agli Stati Uniti. Al “numero zero” del torneo parteciperà anche il nostro Matteo Berrettini, che se la vedrà con altri big come Tsitsipas, Goffin, Auger-Aliassime, Gasquet e Pouille e con giocatori altamente spettacolari come Paire, Popyrin e il tedesco-giamaicano Dustin Brown. Manca ancora il decimo big: poi sarà tutto pronto per il tennis del futuro.

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Ultimo aggiornamento: 13:21 © RIPRODUZIONE RISERVATA