Tennis, Piatti: «A Torino abbiamo visto il vero Sinner»

Mercoledì 1 Dicembre 2021 di Vincenzo Martucci
Tennis, Piatti: «A Torino abbiamo visto il vero Sinner»

Jannik Sinner che si sbraccia per incitare il pubblico di Torino una, due, tre volte. Mastro Riccardo Piatti si è stupito?
«Lui è proprio così: un ragazzo che ama questo sport e si diverte a giocarlo. Quando è all’Accademia di Bordighera si ferma a giocare coi più giovani, con mio figlio Rocco e gli altri ragazzi anche a calcio e a basket. Gli viene spontaneo».
L’esperienza negativa col pubblico di Vienna sembrava averlo un po’ segnato.
«Anche a New York ce l’aveva avuto contro, quand’ha giocato con Monfils: meglio averlo a favore, il tifo, ma anche se è contro non lo infastidisce… Tiafoe si è comportato male con lui. Ma il pubblico gli piace talmente tanto che a Madrid quando l’hanno messo sul 2 per la tv mi ha rotto le scatole perché non c’era pubblico».
Sinner ha rinunciato all’Olimpiade.
«È ridicolo pensare che Jannik non sia italiano al 100%: tiene moltissimo alla bandiera e alla maglia azzurra, a Torino s’è visto come comunichi col pubblico e ami coinvolgerlo».
Si sorprende per come impara in fretta?
«È sempre stato così: gli viene dall’educazione familiare e dall’aver fatto un altro sport come lo sci. Lì se sei senza tecnica perfetta non vinci».
Qual è il prossimo step dopo la Davis?
«La gestione delle situazioni: contro Cilic è stato bravo a venire fuori».
Qui c’entra l’allenamento.
«Durante il lockdown gli ho fatto vedere tanti filmati di Federer, Nadal e Djokovic nelle finali importanti, ma non nelle fasi in cui hanno giocato bene e hanno vinto con tre vincenti uno dietro l’altro, ma quelle in cui giocavano male. Così Jannik sa che anche a una campione può succedere: fa parte del gioco, del mentale, del tennis. A lui non deve succedere». 
Sinner risolve le situazioni.
«All’ingresso del Piatti Tennis center c’è scritto: “Non siamo qui per risolvere i problemi ma per crearveli”. Non è lui la mosca bianca, sono gli altri gli anormali, quelli che non arrivano al 100 del mondo e ne avrebbero le possibilità: si sono creati un sacco di problemi, mentre in realtà basta essere semplici, riflettere sulle sconfitte, chiedersi perché e come si può migliorare. Anche quella contro Tiafoe rimarrà impressa a Jannik, come la Davis: ha vissuto l’esperienza per la sua nazione, per la squadra».
Il pubblico s’è sorpreso per questo Sinner così patriottico.
«È stato onesto come sempre: prima non si sentiva pronto, era stanco, ha fatto quello che ha ritenuto giusto. Infatti, eccolo giocare alle 3 di notte per provare il doppio insieme a Fognini. Ecco lo Jannik di Torino».
Nel 2022 rivedremo Sinner in doppio?
«È stata una delle cose che ha fatto meglio quest’anno: con Hurkacz, Bolelli, Feliciano Lopez, Opelka col quale ha vinto Atlanta, Korda, ancora Hurkacz. Voglio che provi con compagnia diversi, che giochi tanti servizio-volée, che impari a venire avanti a giocare la volée bassa».
Sinner è ancora troppo giovane?
«L’età non è un limite per vincere: lui non è nato con qualità normali, è predestinato ma soltanto al lavoro, tanto e sempre. Ad inizio anno avevo in testa che entrasse nei top ten: per la continuità che ha mostrato avrebbe meritato di giocare le Atp Finals da titolare».
Adesso che succede?
«Per dieci giorni riposa e noi dello staff non lo vogliamo vedere: ci porta via tanta energia, vuole giocare, vuole sempre fare qualcosa… Poi preparazione a Montecarlo e il 27 si parte per l’Australia».

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