Coronavirus, Djokovic: «Speriamo di tornare a giocare a luglio»

Mercoledì 29 Aprile 2020
Coronavirus, Djokovic: «Speriamo di tornare a giocare a luglio»
«Per noi è sempre importante avere la chiarezza del calendario. Ma in questo caso non abbiamo date certe. Ufficialmente è il 13 luglio, ma hanno cancellato già il torneo WTA in Canada, ma non quello maschile. Dobbiamo vedere come va la situazione negli Stati Uniti, perché noi dovremmo andare lì ad agosto. Se diventa meno rischioso, potremo riprendere»: così Novak Djokovic in collegamento con CasaSkySport. «C'è l'opzione anche che cancellino tutti i tornei in America e si cominci con la terra battuta in autunno, magari venire a Roma fra 2-3 mesi: speriamo si possa riprendere a giocare», ha aggiunto. Sulla finale di Wimbledon 2019 vinta contro Federer, Nole ricorda: «È stata una delle due più belle partite a cui ho partecipato insieme alla finale con Rafa in Australia nel 2012 - dice il serbo -. Sono partite uniche, è successo di tutto. Dal punto di vista tecnico, la qualità del gioco di Roger è stata eccellente dal primo all'ultimo punto, lo dicono anche i numeri. Io ho giocato bene i punti decisivi, non ho sbagliato una palla nei tre tie-break e forse era la prima volta in carriera. Queste partite succedono una o due volte in carriera e sono grato di aver potuto lottare contro un grande come Roger in un teatro prestigioso come il Centrale di Wimbledon».

Djokovic ha anche perso qualche partita importante, che ha fatto venire brutti pensieri al vincitore degli ultimi Australian Open: «Nel 2010 ho perso con Melzer ai quarti del Roland Garros, ho pianto dopo questo ko - ha detto -. Era un momento negativo, volevo lasciare il tennis perché vedevo tutto nero - racconta Nole -. È stata una trasformazione, perché dopo quella sconfitta mi sono liberato. Avevo vinto in Australia nel 2008, ero numero 3 del mondo ma non ero felice. Sapevo che potevo fare di più, ma perdevo le partite più importanti contro Federer e Nadal. Da quel momento mi sono tolto la pressione, ho cominciato a giocare più aggressivo: qui è stata la svolta». Dal serbo è poi arrivata una dichiarazione d'amore all'Italia. In piena emergenza coronavirus Djokovic ha fatto una donazione all'ospedale di Bergamo. «Amo l'Italia.
Ho vissuto per molto tempo in Italia, a Perugia e a Firenze, mi ha sempre attratto la cultura e la lingua - sottolinea - Mi sento un pò italiano e quello che è successo a Bergamo, Milano e in Lombardia ha toccato il mio cuore. Abbiamo amici di Bergamo che mi hanno raccontato della situazione drammatica, non volevo si sapesse della mia donazione, ma l'ho fatto con il cuore».
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