Dopo Shapovalov, Karatsev.
Karatsev, che ieri ha sorprendentemente superato in quattro set ( 2-6 6-4 6-1 6-2) un acciaccato Dimitrov, ha lasciato Vladikavkaz, in Ossezia, quando aveva tre anni. A muovere i suoi genitori (la mamma è ebrea) è stato lo stesso movimento migratorio che ha portato la quasi totalità degli osseti ebrei, a inizio anni ’90, a trasferirsi in Israele. Anche lui a Tel Aviv e pure lui ha iniziato a giocare a tennis in riva al Mediterraneo. Il giovane Karatsev giocò con Amir Weintraub che sarebbe poi diventato un buon prof: ma a sua differenza la famiglia Karatsev non se la passava benissimo sul piano economico. E dieci anni dopo, mentre mamma e sorella, rimanevano in Israele, il giovane Aslan tornò in Russia con suo padre e si stabilì a Rostov. Poi a Mosca, ad Halle, e infine a Barcellona. Lì si infortuno al ginocchio, meditò di mollare tutto non prima di affidarsi al quasi coetaneo coach bielorusso Yatzhik e si è trasferito a Minsk.
CONTESO
Alla ripresa dell’attività, l’anno scorso, ha vinto due Challenger (Praga e Ostrava) e poi si è concesso un viaggio in Israele dove l’antico sodale Weintraub e il presidente della locale federazione Peretz hanno tentato di convincerlo a giocare la Davis con loro dato che Aslan ha ancora passaporto israeliano. Ma ormai lui era già stato aggregato alla squadra russa di Davis e non se n’è fatto nulla.
Karatsev è il primo tennista dell’era Open a raggiungere la semifinale alla sua prima apparizione in uno Slam. E prima di lui solo quattro giocatori avevano raggiunto le semi di uno Slam provenendo dalle qualificazioni: l’australiano Giltinian a Melbourne nel ’77, un certo John McEnroe a Wimbledon nello stesso anno, il belga Dewulf a Roland Garros ’97 e il russo Voltchov ai Championships del 2000. In semi troverà Djokovic che a 12 anni ha lasciato la Serbia in guerra per spostarsi in Germania e Italia. La vita è come la palla che si ferma sul nastro e ci mette un attimo a decidere da che parte della rete cadere. Poi magari porta due viaggiatori del mondo a ritrovarsi in una strana semifinale di Melbourne. Dove (forse), finito il lockdown, potrebbe tornare anche il pubblico.