La favola di Karatsev, il giramondo conteso da Russia e Israele

Mercoledì 17 Febbraio 2021 di Piero Valesio
La favola di Karatsev, il giramondo conteso da Russia e Israele

Dopo Shapovalov, Karatsev.

In Israele hanno, pare, qualche problema a trattenere i ragazzi che arrivano a Tel Aviv con le loro famiglie dall’estero e lì iniziano col tennis. Ma poi, per effetto del destino, quegli stessi ragazzi volano altrove e la locale federazione resta con un palmo di naso. Le storie hanno molto in comune. Dennis Shapovalov giunse nel paese di Davide all’inizio degli anni ’90 proveniente dalla Russia. Sua madre, Tessa Shapovalova, tennista di un qualche valore, è ebrea mentre suo padre è ortodosso. Lì Dennis prese conoscenza della nobile arte: ma dopo alcuni anni Tessa decise di emigrare un’altra volta e si trasferì a Toronto, dove c’è una foltissima comunità ebraica. E l’ Dennis (che si identifica con la religione del padre) trovò consacrazione: oggi il Canada, anche grazie a lui, è una delle superpotenze del tennis mondiale.

Karatsev, che ieri ha sorprendentemente superato in quattro set ( 2-6 6-4 6-1 6-2) un acciaccato Dimitrov, ha lasciato Vladikavkaz, in Ossezia, quando aveva tre anni. A muovere i suoi genitori (la mamma è ebrea) è stato lo stesso movimento migratorio che ha portato la quasi totalità degli osseti ebrei, a inizio anni ’90, a trasferirsi in Israele. Anche lui a Tel Aviv e pure lui ha iniziato a giocare a tennis in riva al Mediterraneo. Il giovane Karatsev giocò con Amir Weintraub che sarebbe poi diventato un buon prof: ma a sua differenza la famiglia Karatsev non se la passava benissimo sul piano economico. E dieci anni dopo, mentre mamma e sorella, rimanevano in Israele, il giovane Aslan tornò in Russia con suo padre e si stabilì a Rostov. Poi a Mosca, ad Halle, e infine a Barcellona. Lì si infortuno al ginocchio, meditò di mollare tutto non prima di affidarsi al quasi coetaneo coach bielorusso Yatzhik e si è trasferito a Minsk.

CONTESO

Alla ripresa dell’attività, l’anno scorso, ha vinto due Challenger (Praga e Ostrava) e poi si è concesso un viaggio in Israele dove l’antico sodale Weintraub e il presidente della locale federazione Peretz hanno tentato di convincerlo a giocare la Davis con loro dato che Aslan ha ancora passaporto israeliano. Ma ormai lui era già stato aggregato alla squadra russa di Davis e non se n’è fatto nulla.

Karatsev è il primo tennista dell’era Open a raggiungere la semifinale alla sua prima apparizione in uno Slam. E prima di lui solo quattro giocatori avevano raggiunto le semi di uno Slam provenendo dalle qualificazioni: l’australiano Giltinian a Melbourne nel ’77, un certo John McEnroe a Wimbledon nello stesso anno, il belga Dewulf a Roland Garros ’97 e il russo Voltchov ai Championships del 2000. In semi troverà Djokovic che a 12 anni ha lasciato la Serbia in guerra per spostarsi in Germania e Italia. La vita è come la palla che si ferma sul nastro e ci mette un attimo a decidere da che parte della rete cadere. Poi magari porta due viaggiatori del mondo a ritrovarsi in una strana semifinale di Melbourne. Dove (forse), finito il lockdown, potrebbe tornare anche il pubblico.

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