Rugby Sei Nazioni, i giocatori del Galles minacciano sciopero per il match contro l'Inghilterra: mai accaduto dal 1883. Dalle lotte dei minatori alla crisi del professionismo

Federazione gallese nel mirino: stipendi tagliati con il Torneo in corso e a pochi mesi dalla Coppa del Mondo

Mercoledì 15 Febbraio 2023 di Paolo Ricci Bitti
Rugby Sei Nazioni, i giocatori del Galles minacciano sciopero per il match contro l'Inghilterra: mai accaduto dal 1883

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Molti dei loro genitori, minatori dal lunedì al venerdì e rugbysti il sabato, scioperarono contro il primo ministro Margaret Thatcher a metà degli anni Ottanta incassando manganellate e licenziamenti e non riuscendo a sventare la fine di un'epopea nelle verdi valli del Principato.  Ora i  giocatori professionisti a tempo pieno del Galles minacciano sciopero per la partita delle partite, quella contro l'Inghilterra se non potranno avere contratti adeguati al loro ruolo di professionisti impegnati a livello internazionale. E ci sono davvero pochi giorni per trovare un accordo perché la partita è in programma per il terzo turno del Torneo, il 25 febbraio. Va da sé che il Principality Stadium di Cardiff è sold out: 72.498 posti (venduti in pratica da un anno) più i due riservati al Principe William, principe del Galles, patrono delle federugby gallese, e alla moglie, la principessa Kate Middleton, che sarà allo stadio non da consorte del futuro re di Inghilterra, ma in quanto neomadrina della federazione inglese su decisione della compianta regina Elisabetta che ha estromesso da questo incarico il principe Harry.

Sarà la prima volta che William e Kate assistono da rivali a un match del Sei Nazioni.

I giocatori minacciano di scioperare perché temono una forte riduzione degli stipendi se non addirittura il "taglio" in questa stagione, con il Sei Nazioni in corso e la Coppa del Mondo in Francia a settembre. Sciopero allora nel rugby di più alto lignaggio? Sciopero nel Sei Nazioni, il torneo più prestigioso e più antico del mondo, nato nel 1883, in piena rivoluzione industriale?


LOTTA DI CLASSE
In Inghilterra divenne lo sport dell'alta borghesia e dei nobili, categorie non interessate a scioperi e lotte di classe, mentre in Galles la palla ovale si trasformò in mezzo di riscatto sociale dei ceti operai, in miniera e nelle fonderie. E ogni anno, grazie al Torneo, la sfida più attesa, gallesi contro inglesi, sorgente di mille leggende pari a quelle di Re Artù. Così adesso davvero rimbomba come un'eresia la parola "sciopero" in questo mondo, anche perché questo rugby, quello a 15 giocatori, solo 28 anni fa decise di aprire al professionismo: i giocatori, prima, non potevano nemmeno godere dei proventi dell'autobiografia.

Solo l'1% dei rugbysti da allora vive di mete e placcaggi, ma ora al di là del vallo di Offa è deflagrata una storia mai scritta prima nei 200 anni che il rugby celebra proprio in questi mesi. E poi siamo in Galles, il paese più ovale al mondo dopo la Nuova Zelanda. E siamo anche nel Sei Nazioni, un torneo unico, un club privato, non una federazione, che solo da due anni ha ceduto un settimo delle quote (14,3%) all'equity fund Cvc per oltre 500 milioni di euro. Una miniera d'oro, non di carbone.

Di più: il Torneo delle 4 (Inghilterra, Scozia, Galles e Irlanda, entità unica nel rugby) e poi 5 (Francia) e poi 6 (Italia, dal 2000) Nazioni è nato nel 1883 e di fatto ha visto partite cancellate solo per le due guerre mondiali e (solo un anno) per i Troubles nordirlandesi. Epidemie di lingua blu e persino la pandemia da Covid hanno causato slittamenti, ma non cancellazioni delle partite. E figuriamoci se si era mai nominata la parola "sciopero": un'eresia, quella parola suona come un'eresia.


Per la Union gallese è un periodo tremendo: il ceo Steve Phillips s'è dimesso nei giorni scorsi dopo che un'inchiesta della Bbc Wales ha rivelato pesanti comportamenti misogini, bullisti e discriminatori fra i suoi dipendenti. Vietata persino, allo stadio, la canzone Delilah, hit della star gallese Tom Jones e inno ufficioso dei Dragoni: il testo racconta dell'uccisione della compagna da parte di un uomo geloso, ma finora aveva prevalso la struggente malinconia del ritornello.

Poi c'è anche l'irrituale esonero anticipato del ct Wayne Pivac col posto affidato al guru Warren Gatland (sono enrambi neozelandesi), che però ha iniziato perdendo, male, con Irlanda e Scozia e che teme non solo gli inglesi, ma anche gli azzurri a Roma l'11 marzo.

Perché i giocatori minacciano lo sciopero? Perché i loro contratti sono in scadenza con possibili riduzioni salariali e anche tagli da parte delle franchigie Dragons, Ospreys. Scarlets e Cardiff che alimentano la nazionale. I contratti più alti potrebbero assottigliarsi da 400mila a 270mila sterline, quelli più bassi scendere fino a 30mila. Una stella della nazionale è caduta in depressione e prende psicofarmaci: «Come potrò pagare il mutuo per la casa, le bollette e gli studi ai figli?».

Le franchigie sono in difficoltà perché ognuna deve restituire il prestito di 5 milioni di sterline ottenuto per fronteggiare gli effetti della pandemia di Covid.

Ma il Galles non è una potenza del rugby? La Union non ha un bilancio da 100 milioni di sterline, il doppio dell'Italia, con uno Stato di appena 3 milioni di abitanti? Sì, tutto vero, i Dragoni hanno persino vinto il Sei Nazioni nel 2021. «Non è possibile vivere nell'incertezza - dicono ora i giocatori in campo ogni anno in tantissimi match assai duri - Non sappiano se saremo pagati a sufficienza o se saremo tagliati. E chi pensa alla Coppa del Mondo?».

I vertici dell'Union sperano che entro la fine del mese si giunga a un accordo, ma intanto si avvicina il 25 febbraio, si avvicina il match "in ostaggio" dei giocatori che vale per la federazione almeno 10 milioni di sterline fra biglietti e indotto, senza contare il prestigio. Una forte leva, insomma, nelle mani della squadra. 

Ultimo aggiornamento: 16 Febbraio, 23:44 © RIPRODUZIONE RISERVATA