Rugby, Mondiali: l'azzurra Sara Tounesi squalificata 12 settimane per un morso alla mano di una giapponese

Martedì 25 Ottobre 2022 di Paolo Ricci Bitti
Sara Tounesi

Mondiali di rugby finiti per Sara Tounesi: 12 settimane di squalifica per aver morsicato la mano destra di un'avversaria. L’azzurra nega con decisione, ma il morso su Iroha Nagata è stato ripreso da una delle telecamere della partita di domenica fra Italia e Giappone e una commissione disciplinare indipendente anglo-samoana-neozelandese ha accolto la citazione delle rivali.

Delle tre giocatrici punite sinora ai Mondiali in Nuova Zelanda (una gallese e una fijiana, placcaggi pericolosi) si tratta della squalifica più pesante e poteva esserlo anche di più (18 settimane) se la seconda linea nata a Cremona, 27 anni, genitori marocchini, studentessa di Lingue straniere, uno scudetto col Romagnat in Francia e ora ingaggiata a Sale (Inghilterra) dagli Sharks, non fosse stata “incensurata” in 5 anni di carriera in azzurro (27 caps).

Per di più non risulta alcun danno o segno sulla mano dell’avversaria. Dodici settimane sono comunque il minimo della pena in questi casi.

Un inatteso fulmine - arrivato a notte fonda in Italia - che attenua il bagliore dello storico mondiale delle azzurre, il migliore di sempre, maschi compresi. La squadra del ct Andrea Di Giandomenico, battendo Usa (22-10) e Giappone (21-8), ha raggiunto i quarti di finale, mai accaduto prima, e sabato 29 ottobre alle 5.30 affronterà la Francia (Rai2 e SkySport).

Ma che è successo allo stadio Waikatere di Auckland? Al 65’ (sull’11-8 per l’Italia, match ancora in bilico) la numero 7 giapponese - questa la difesa dell’azzurra - le ha più volte messo la mano sulla faccia (ed è vietato) durante un raggruppamento a ridosso della linea di meta nipponica mentre l’italiana stava difendendo il possesso e chiamando (urlando: "La palla, la palla") il sostegno delle compagne per far recuperare loro l’ovale. L’arbitra irlandese Maggie Cogger-Orr non si è accorta del morso e così le guardalinee e il Tmo, l’arbitro alla moviola, esplicitamente dedicato alla sorveglianza di questi episodi. Le riprese di Rai2 (vedi RaiPlay) non aiutano a individuare il morso, ma il Tmo dispone di riprese da altri angoli. I morsi evidenziati in realtà sono due: uno rapidissimo e uno di 5 secondi che qualche segno dovrebbe averlo lasciato: le giocatrici hanno il paradenti, ma solo nell’arcata superiore.

Paradossalmente in campo è finita che l’arbitra, in quell’azione, ha assegnato un calcio di punizione in favore delle azzurre per “mani nella ruck (raggruppamento)”, una scorrettezza, un’azione di antigioco, ma un morso è certo molto più grave: vale un cartellino rosso e una squalifica minima di 12 settimane. 

Durante la partita, tuttavia, rea è stata la giapponese che poi ha fatto vedere la mano destra all’arbitra che ha notato un arrossamento della pelle, ma non i segni degli incisivi. E il gioco è continuato.  Date le riprese, l’Italia non farà ricorso e deve essere ben profondo l’abisso della tristezza di una combattente come Tounesi che sabato non potrà essere in campo con le compagne. "Non ricordo di avere dato morsi, sentivo solo la mano della giapponese sulla faccia mentre stavo urlando", la frase ripetuta più volte da Tounesi alla commissione che però non ha ritenuto coerenti i movimenti delle labbra dell'azzurra con le frasi che lei dice di avere pronunciato a gran voce.

A ogni modo l'atteggiamento fermo dell'azzurra ha colpito la giuria presieduta dall'avvocato inglese Christopher Quinlan KC, un autorevolissimo esperto di giustizia per World Rugby che l'ha nominato responsabile dei giudici durante la Coppa del Mondo. Il numero uno, in altre parole. Al suo fianco, nel giudicare Tounesi assistita dalla team manager Giuliana Campanella, la somana Brenda Heather-Latu  e il neozelandese (e samoano) Ofisa Junior Tonu'u. Quel morso doveva esser punito, in partenza, con 18 settimane di squalifica (punizione intermedia), poi si è scesi a 12, il minimo, perché all'italiana "non è stato riconosciuto - si legge nel provvedimento - lo sconto (mitigazione) legato all'ammissione (che non c'è stata, ndr) da parte della giocatrice. Tuttavia ella ci ha impressionato per il suo sincero pentimento di trovarsi in questa situazione. La sua non era autocommiserazione. E quindi viene ugualmente concesso lo sconto di un terzo della punizione (6 settimane). Ciò non crea precedenti: è semplicemente la nostra valutazione sul comportamento di questa determinata giocatrice".

Insomma, Sara Tounesi si è difesa da sola con efficacia, orgoglio e decisione affrontando un mortificante scenario che mai avrebbe immaginato. 
 

Pescando nella memoria, non riemergono tali squalifiche nella storia delle azzurre, “nate” nel 1985, mentre fra i maschi in fatto di morsi non ci si schioda dal caso Paoletti (ora scomparso)-Monacelli del 1976. Ma allora un orecchio ne uscì menomato.

Fra le italiane è di tutt’altro tenore il primo cartellino rosso: 30 anni fa la trevigiana Mansueta Palla, azzurra madre di due azzurre, lo rimediò per un “cartone” al volto di un’avversaria che impediva l’uscita della palla da un raggruppamento, azione assai vile per lo spirito del rugby.

 

Ultimo aggiornamento: 26 Ottobre, 20:04 © RIPRODUZIONE RISERVATA