Squalifiche Federugby: 8 mesi a Dordolo, 45 giorni ad Ascione, perchè?

Martedì 15 Dicembre 2020 di Ivan Malfatto
Lo stemma e i valori fondanti della Federazione italiana rugby

ROMA - Il capo degli arbitri italiani di rugby, l’udinese Mauro Dordolo, è stato squalificato otto mesi. Alla guida della Cnar (Commissione nazionale arbitri rugby) il consiglio federale ha nominato a interim il rodigino Mario Borgato. Una bufera per il settore. Si aggiunge a quella abbattutasi sul mondo federale quando, per la stessa vicenda di giustizia sportiva, al numero uno del settore tecnico Franco Ascione sono stati inflitti 45 giorni di squalifica, già scontati.

Otto mesi a Dordolo e solo 45 giorni ad Ascione, perché?

La vicenda risale al 19 novembre 2018. L’allora tecnico del Mogliano Andrea Cavinato, squalificato, partecipa a una riunione ufficiale fra arbitri e tecnici del Top 12. Per l’infrazione in seguito subisce un’ulteriore squalifica. Si difende affermando di avere avuto l’ok a partecipare proprio dai vertici arbitrali, Ascione, Dordolo e Carlo Damasco. Così la procura federale si muove e giungono le due inibizioni.
Gli 8 mesi a Dordolo sono motivati nella sentenza di primo grado del Tribunale federale, resa pubblica sul sito della Fir. I 45 giorni ad Ascione no, la sua sentenza non è stata resa pubblica. Perciò non si possono conoscere le motivazioni del diverso giudizio. « Ascione ha preferito richiedere al Tribunale Federale, come previsto dal Regolamento di Giustizia, l’applicazione di una sanzione a seguito dell’incolpazione - spiega la Fir in un nota - Dordolo ha invece reputato di voler esperire i gradi di giudizio previsti dall’ordinamento sportivo: la sanzione erogata nei suoi confronti è da intendersi relativa alla sentenza del Tribunale Federale e potrà trovare inasprimento, conferma, riduzione o cancellazione nei futuri gradi di giudizio previsti». Tradotto dal “federalese”: Ascione ha patteggiato godendo dei relativi benefici, Dordolo no.

MANCANZA DI INDIPENDENZA
Dagli atti della difesa di Dordolo emerge poi un altro aspetto importante: «Sia Damasco, sia Dordolo sono in rapporto di subordinazione gerarchica diretta rispetto al Responsabile dell’area tecnica Fir ( Ascione, ndr)». È l’ammissione che gli arbitri di rugby non sono indipendenti dall’organo tecnico-politico federale. Ammissione che suscita la reazione dell’Aria, associazione degli arbitri italiani di rugby: «Mai prima d’ora era stato messo nero su bianco il fatto - inaccettabile - che la struttura arbitrale sia subordinata alla struttura tecnica, con un conflitto di interessi gravissimo (la struttura tecnica è espressione del consiglio federale, a sua volta espressione del voto delle squadre e non degli arbitri) e una effettiva mancanza di autonomia gestionale e di spesa necessaria a gestire un gruppo strutturato come il nostro.
Non vorremmo che qualcuno, che da anni sostiene sia normale avere gli arbitri privi di indipendenza, che da quando ha messo mano al settore arbitrale l’ha gettato nel caos, colga l’occasione per eliminare l’organo a governo del settore arbitrale».
 

Ultimo aggiornamento: 21:49 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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